Bip. Bip. Bip. Bip. Bip. Bip.
Un suono costante accompagna il mio dormiveglia, poi un ronzio. Un rumore simile a tanti martelli che colpiscono il metallo.
Dopo il buio.
- Non posso credere che tu lo abbia fatto!
Adam.- È tutta colpa tua! - grida.
- Adam, sei qui anche tu.
Una voce più pacata.
- Ma non sono d'accordo!
- Sapevi che lo avrei fatto se le cose fossero peggiorate.
- Che cazzo significa, papà?
- Non usare questo tono con me. È per il suo bene.
- Hai idea di come reagirà quando lo verrà a sapere? Ne avresti dovuto parlare con lei, trovare un altro modo. Non avresti dovuto farle...
Non riesco a sentire altro, perché vengo di nuovo risucchiata dall'oscurità.
Una luce accecante mi fa strizzare gli occhi una volta aperti.
Adam è girato di spalle.
Quando si volta, sul suo viso leggo una serie di emozioni: rabbia, preoccupazione, sollievo, spossatezza.
- Ehi...- mormora passandosi una mano tra i capelli arruffati. Deglutisce rumorosamente.
- Finalmente ti sei svegliata.
Finalmente?- Quanto tempo ho dormito?
- Sei rimasta priva di sensi per tredici, lunghissime, ore. Prendevi e perdevi conoscenza.
- Possiamo tornare a casa?
- Non so cosa pensano i medici.
- Dove siamo?
- In un ospedale.
- Da quanto tempo sono qui?
- Dodici ore - risponde dopo un attimo di esitazione.
Sono sul punto di chiedergli dell'ora rimanente, quando entra nella stanza un uomo alto, slanciato e sulla quarantina.
Indossa un camice bianco e sul suo cartellino leggo il nome "Reese ".
- Ciao, Lenah. Come ti senti? - mi sorride amichevolmente.
- Abbastanza bene, credo. Forse ho un leggero mal di testa, ma per il resto, sono okay.
Annuisce, segnando qualcosa su un taccuino che tira fuori dalla tasca del camice e dopo avermi visitata brevemente, se ne va.
- Suppongo che tu possa lasciare questo ospedale, stasera - comunica sulla porta.
Proprio come ha dichiarato il dottor Reese, al tramonto sono già a casa.
Malcom non si è fatto vivo e durante la cena la tensione tra Adam e il padre si taglia a fette.
Guardo il bicchiere d'acqua ancora pieno davanti a me.
E di colpo ricordo tutto.
- Mi avete drogata? - sbotto.
Adam spalanca gli occhi, lascia il coltello e si volta verso il padre.
- No - dice Malcom.
- E allora cosa?
Lui sospira.
- Ho messo un sonnifero nel tuo bicchiere.
Non posso credere al tono privo di rimorso che ha utilizzato.
- Perché? - grido.
- Per aiutarti.
- Aiutarmi, aiutarmi! Sono stufa di tutte queste prese in giro! Quindi, perché mi hai drogata?
- Non ti ho...
- Perché!
- Per aiutarti a dormire.
- Dormo da sola.
Questo discorso è di pura follia.
- Sapevo che avresti reagito male, ma sapevo anche che non avresti accettato.
Malcom si passa stanco una mano sugli occhi, dopo aver posato gli occhiali da vista sul tavolo.
- Accettato cosa? - ribatto.
- Di lasciarti fare una risonanza.
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Pain is peace
Romantizm[1° libro] Lenah Ariston è una ragazza con un passato doloroso alle spalle. Per superare la morte dei suoi genitori e della sua migliore amica decide di tagliarsi. Ma ben presto questo tipo di dolore non basta ad alleviare il suo dolore, infatti ini...