Passano alcuni minuti prima che Malcom entri in cucina. Batto il piede sul pavimento freneticamente. Non so perché sia così a disagio e preoccupata.
Lo seguo con lo sguardo arrivare al frigorifero ed aprirlo, ma è quando sposto lo sguardo da lui che il cuore manca un battito. Adam è in piedi sulla soglia della porta, appoggiato con un fianco allo stipite.
È arrivato subito dopo Malcom, è arrivato subito dopo Malcom, è arrivato subito dopo Malcom, questo è quello che la mia mente continua a pensare.
Sta' tranquilla, Lenah. È solo una coincidenza.Adam non la smette di fissarmi.
Ha corrugato la fronte e aggrottato le sopracciglia. Sembra...preoccupato?
Distolgo lo sguardo sbattendo le palpebre un po' troppo velocemente.
Malcom si volta verso di me e si mette seduto di fronte alla mia sedia. Al posto di Adam. Lo guardo seria, mi domando cosa stia succedendo.
Il professore prende un sorso dalla sua tazza di caffè.
Mi guardo intorno. Non c'è traccia di qualcosa che possa far capire che si abbia appena cucinato.
Nessuna padella, nessun piatto sporco utilizzato per preparare da mangiare.
È tutto ancora pulito e messo in ordine.
A quanto pare la cena non è pronta.
Mi ha mentito.
Deglutisco.
- Lenah, - Malcom inizia a parlare; - ultimamente ti comporti in modo strano. Sei sicura di stare bene?
Ingoio a fatica.
- Sicurissima, - sussurro.
- Non penso, invece - risponde in tono neutro, calmo. Da professore. O peggio: da psichiatra.
- Quando ti ho vista la prima volta a lezione al centro, ho notato subito qualcosa in te. Avevi l'aria...tormentata.
Tormentata?- E poi, quando non ti sei voluta aprire, quando non hai voluto dirmi i tuoi problemi...tu non stai bene, Lenah. Stai fingendo. Ti prego, confidati. Dimmi cosa ti succede. Anche Adam lo ha notato.
Sgrano gli occhi, poi sbuffo, incredula, ed alzo il sopracciglio con il piercing, in memoria dei buon vecchi tempi.
Cerco di ricorrere a tutto il sarcasmo e l'indifferenza possibili per utilizzarli come corazza per proteggermi, ma non ci riesco. In realà è come se stessi andando in pezzi dentro di me. Cerco di non darlo a vedere, cerco di fregarmene, ma non riesco a non guardare dalla parte di Adam. Lo inchiodo con lo sguardo, accusandolo silenziosamente. No, Adam non è solo preoccupato. Adam si sente in colpa.
- Adam lo ha notato? - ripeto, cercando di assumere il tono di voce che ho da sempre utilizzato: sarcastico e pungente.
- Ma davvero? - continuo senza staccare gli occhi di dosso da Adam.
- E quando lo avrebbe notato, che non mi può sopportare? Che gode a farmi del male? Che fa di tutto per ferirmi? - sottolineo per bene le ultime parole, in modo che le accuse gli arrivino palesemente. Le mie parole sembrano andare a segno, perché le sue sopracciglia fremono e la sua mascella guizza.
- Non sono così crudele, Lenah, - risponde Adam. - Ti ho vista...diversa, e così...
- Così giustamente me lo ha riferito, - si intromette Malcom. - Il povero Adam non sapeva che fare. Pensava stessi davvero male. Ci tiene a te, in fondo, Lenah.
In una situazione diversa sarei di sicuro scoppiata a ridere di gusto.
- La cena pronta era solo una stupida scusa, non è vero? - domando, lasciando trasparire tutta l'amarezza.
- Lenah...- inizia Malcom.
- Potevi semplicemente dirmi la verità, che volevi parlare con me, invece no. Mi hai ingannata. Pensavo di potermi fidare - concludo, lanciando un'altra occhiata in direzione di Adam.
- Comunque non avrò fame per quando sarà davvero pronta la cena - dico. Poi mi alzo e mi avvio verso la porta.
- Lenah, aspetta, - Malcom si alza.
Non lo ascolto. Passo accanto ad Adam, sempre appoggiato alla porta.
Mi fermo per un secondo. Ho paura che mi possa fermare e costringere a restare in cucina con loro finché non confessi tutto.
Mi fissa intensamente, per un tempo che appare interminabile.
Fa per dire qualcosa, poi ci ripensa.
Fa per fermarmi, poi si blocca.
Incoraggiata dalla sua esitazione, avanzo per oltrepassare la porta, ma lui mi ferma appoggiandomi una mano sul gomito. Un tocco delicato. Talmente delicato da sembrare falso ed ancora più penoso in una situazione del genere.
- Ti prego - sussurra.
Va' al diavolo, Adam.- Pensavo che di te mi potessi fidare - ribatto.
Mi libero dalla sua presa ed esco a grandi passi dalla cucina.
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Pain is peace
Romance[1° libro] Lenah Ariston è una ragazza con un passato doloroso alle spalle. Per superare la morte dei suoi genitori e della sua migliore amica decide di tagliarsi. Ma ben presto questo tipo di dolore non basta ad alleviare il suo dolore, infatti ini...