Capitolo 16

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- Lenah, devi andare a scuola, non puoi continuare a studiare da privatista con me, - dice il professore mentre pranziamo.

- Non sono molto brava a relazionarmi con gli altri, - rispondo, - quindi preferirei finire l'anno con te, se non ti dispiace.

- Certo che non mi dispiace. Lo dicevo solo per te - ribatte gentilmente Malcom.

Annuisco piano. Per la prima volta in tutta la mattinata alzo lo sguardo e incontro quello di Adam. Mi guarda intensamente, ma non riesco a decifrare la luce che ha negli occhi. Abbasso subito lo sguardo, che mi cade istintivamente sul braccio fasciato, che ho nascosto sotto la manica del maglione che indosso. Tra poco inizierà la primavera, e poi l'estate. Sarà un problema nascondere le braccia con Malcom.

Ormai Adam sa il mio segreto.

Spero solo che non parli.

Ma, per un motivo totalmente inspiegabile, mi fido di lui. So che non mi tradirà.

Malcom continua a parlare, ma io non lo ascolto più. Mi dissocio con la mente e lascio vagare il mio sguardo per la cucina. Le pareti sono di un giallo chiaro, mentre i mobili sono di un color crema.

Azzardo una seconda occhiata verso Adam. Mi sta ancora guardando, non ha smesso di farlo per tutto il tempo.

Inizio a sentirmi un pochino a disagio.

Spero solo che non sia arrossita.

Per il resto del pranzo fisso il piatto, fino a memorizzare ogni singola riga provocata da anni e anni di uso del coltello su di esso.

Ho lasciato mezza carne e tutto il contorno. Mi sento troppo scossa per mangiare.

Adam ha già finito, come il padre. E mi accorgo che entrambi mi stanno fissando.

- Non mangi? - chiede Malcom.

Scuoto la testa. - Scusate, ma non ho fame - dichiaro, alzandomi da tavola.

Adam mi segue con lo sguardo.

- Stai bene, Lenah? Oggi ti ho vista un po' strana - Malcom è preoccupato.

- Sono solo un po' stanca. Vado in camera.

Esco dalla cucina e mi fiondo in camera mia. Sento dei passi dietro di me. Adam mi ha seguita a ruota.

Entrata nella stanza mi fermo davanti al letto, prendo un respiro profondo e mi volto verso di lui.

- Cosa vuoi?

- Stai bene?

- Mi sembra di aver già risposto a questa domanda, no? - ribatto, e la mia voce suona irrimediabilmente acida.

- Smettila di fare così - sbotta.

- Così come?

- Sei sulla difensiva. Sempre. Quindi, smettila di comportarti così e apriti. Ti farà solo sentire meglio, fidati.

Questo nuovo Adam mi confonde. Non sono in grado di parlare per una manciata di secondi.
Dov'è finita la vecchia Lenah?

- Tu...non capisci! Non posso. Non posso! Perché se lo faccio...io... - lascio cadere la frase e resto zitta.

Non posso dirglielo.

O mi sentirò peggio.

Molto peggio.

- Perché non puoi? Cristo, parlami Lenah! - esclama.

Resto sorpresa dalla sua disperazione così...accesa.

- Tu non mi conosci, tu non sai niente - rispondo mantenendo la calma.

- Sì, invece. So abbastanza.

- No.

- So che ti tagli, cazzo! E non puoi capire quanto sia difficile per me vederti così e non poter fare niente! Non sapere niente! - sbotta, - dammene modo, ti posso aiutare. Devi solo confidarti e...fidarti - aggiunge abbassando il tono, ritrovando la calma. Ammorbidisce il tono di voce.

Resto sbigottita.

Scuoto la testa. - No.

Lui mi guarda. Si avvicina a grandi passi, poi si blocca a pochi centimetri da me e scuotendo la testa si volta e se ne va.

- Ti voglio aiutare - questo è quello che dice prima di sbattere la porta.

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