"Ti voglio aiutare".
Non so quale sia il significato di questa frase, ma qualcosa mi dice che non sarà nulla di buono.
Mi passo una mano tra i capelli e mi metto a sedere sul letto.
Per tutto il pomeriggio non oso uscire dalla mia stanza e non posso fare a meno di domandarmi cosa abbia voluto dire Adam con quelle parole.
Cammino avanti e indietro per la camera e passo in rassegna i pochi vestiti che ho nell'armadio almeno tre volte.
Dopo aver imparato a memoria ogni singolo capo nei dettagli, chiudo finalmente l'armadio e mi dirigo verso i cassetti. Li riordino, passo in rassegna ogni singolo oggetto che ho. Riapro l'armadio e controllo anche lo scomparto segreto sul fondo dell'armadio. Tasto il piccolo spazio con la mano. Non trovo niente, solo il legno. Poi, sotto le dita, avverto la lama fredda dello strumento che mi ha provocato sangue per tanto tempo. Che mi ha aiutato a sopravvivere, in un certo senso.
Che mi ha aiutato ad andare avanti.
Ma ora il suo potere magico di farmi sentire meglio è svanito.
La afferro, la stringo tra le dita.
Faccio dei respiri profondi prima di tirarla fuori.
La guardo a lungo, sovrappensiero.
Dovrei buttarla, gettarla via. Sbarazzarmene.
Ma non ci riesco.
Getto la lametta di nuovo nello scomparto in fondo all'armadio.
Passo ancora in rassegna i miei vestiti.
Nessun abito, solo jeans strappati, pantaloni lunghi, magliette a maniche lunghe e maglioni. Ho ancora solo una maglietta a maniche corte. La conservo per ricordarmi chi ero un tempo. Ce l'ho ancora per una speranza e un desiderio che non si realizzerà mai. Scuoto la testa per scacciare i pensieri e chiudo le ante dell'armadio. Un lieve bussare alla porta mi fa sobbalzare. Il cuore prende inspiegabilmente a battere più forte.
Deglutisco e vado ad aprire.
- Sono venuto a dirti che la cena è pronta - mi avverte Malcom.
Traggo un sospiro di sollievo e annuisco.
- Scendo. Dammi un momento.
Malcom annuisce, poi se ne va.
Devo farlo. Ora non posso più evitare Adam ed i suoi sguardi intensi.
Cerco di calmare il mio cuore impazzito ed esco dalla stanza.
Ho preso seriamente in considerazione l'idea di fingermi malato e di non scendere, ma non posso. Risulterei solo una vigliacca.
Lentamente, scendo le scale e arrivo in corridoio. Vado verso la cucina e mi siedo al mio posto. Adam non c'è ancora. Neanche Malcom. Un brutto presentimento si fa strada dentro di me, ma lo scaccio subito. Non dovrei essere così paranoica.
O forse sì?
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Pain is peace
Romance[1° libro] Lenah Ariston è una ragazza con un passato doloroso alle spalle. Per superare la morte dei suoi genitori e della sua migliore amica decide di tagliarsi. Ma ben presto questo tipo di dolore non basta ad alleviare il suo dolore, infatti ini...