Apro gli occhi che già è passata l'ora di pranzo. Sono ancora distesa sul divano e sono tutta indolenzita. Addosso ho una coperta. Abbasso lo sguardo sul polso destro, perfettamente fasciato.
Adam.I miei pensieri vanno solo nella sua direzione.
Mi metto a sedere con un piccolo sforzo e girandomi vedo una seconda coperta piegata sulla poltrona davanti al divano.
Mi alzo lentamente e mi stiracchio.
Vado verso la cucina, dove trovo Adam seduto al tavolo. Ha i gomiti puntati sul ripiano e le mani fra i capelli, il capo chino.
Al mio arrivo alza la testa di scatto.
- Lenah.
- Adam, - sussurro, - grazie.
Abbassa lo sguardo, annuendo piano. Poi, dopo un momento di silenzio che mi sembra un'eternità, si volta a guardarmi.
- Chi è che ti perseguita, Lenah?
- Nessuno - rispondo troppo in fretta.
Lui fissa i suoi occhi nei miei, il suo sguardo carico di intensità.
Cerco di mascherare il mio disagio.
Sto arrossendo, avvampando e sudando ed il mio battito cardiaco accelera.
Senza farmi vedere, mi asciugo i palmi sudati delle mani sulle cosce.
Mi sto agitando troppo. Se ne accorgerà.
Inizio a spostare il peso da un piede all'altro.
- Non mentirmi - sussurra.
Deglutisco.
- Non sto mentendo - ribatto con voce sorprendentemente ferma.
- Sei a disagio. Stai arrossendo e sei nervosa. Mi stai mentendo - dice calmo.
Ecco cosa succede ad avere a che fare con il figlio di un laureato in psicologia.
- Non sono nervosa. Né a disagio - nego ancora.
- Lenah - mi ammonisce. - Dimmelo.
- I-io...- inizio a balbettare, non sapendo cosa dire.
Il suo tono di voce mi sta facendo andare fuori di testa.
- Merda, Lenah. Ti prego. Non...- sospira.
- So che mi odi. E che ti sta piacendo che io ti supplichi così. Ma ti scongiuro, dimmi cosa succede.
Le sue parole mi colpiscono.
- E non dirmi che non ti sta succedendo niente, perché stanotte ne ho avuto la conferma.
- Perché ti interessa sapere cosa mi succede? - mi vedo costretta a replicare.
Ormai negare non serve più a nulla.
- Come perché? - risponde. - Cazzo, Lenah, io... -lascia di nuovo cadere la frase.
- Chi è che ti perseguita? - cambia discorso. - Dimmi chi cazzo è che ti perseguita.
Nella sua voce mi pare di sentire rabbia.
Ma forse me lo sono solo immaginato.
- No - scuoto la testa. - Ti ho già detto che non posso. Non posso dirtelo. Tu non...
- Io non capisco, Lenah? - mi interrompe, - era questo quello che stavi per dire, no?
Rimango muta.
- Ho bisogno di sapere. Per favore, Lenah! - esclama in preda alla frustrazione.
È diverso dagli altri giorni.
È diverso dall'Adam stronzo e sicuro di sé che ero abituata a vedere.
È diverso dall'Adam con il quale litigavo sempre. È diverso dall'Adam che odiavo.
Questo Adam è gentile, premuroso e...protettivo. Questo Adam tiene a me.
Forse dovrei dirgli tutto. E forse starò meglio, come ha detto anche il professore.
I ricordi di Margaret e dei miei vengono a galla e il dolore inizia a bruciare nel petto.
Le lacrime iniziano a salire.
Crollo.
E scappo.
Scappo, scappo dai ricordi, scappo dalla cucina, scappo da Adam.
Ma non riesco a fare neanche un passo che Adam già mi afferra per la vita e mi spinge contro il muro.
Il suo viso è vicinissimo al mio.
- Chi è lo stronzo che non ti lascia in pace?
Bell'eufemismo, avrei pensato se fosse stato il vecchio Adam a dirmi una cosa del genere. Ma il vecchio Adam non mi avrebbe mai detto una cosa simile.Non posso più resistere.
Non posso più tenermi tutto dentro, o esploderò.
- Non...non è un...ragazzo - dico.
Una morsa invisibile mi stringe la gola.
Il dolore è insopportabile.
Le lacrime mi appannano la vista.
Cerco di ricacciarle indietro. Almeno per un po'.
- È una ragazza? Chi è?
- No. Non è...una persona...viva - rantolo.
Adam sembra essere sorpreso, sgrana impercettibilmente gli occhi, ma si ricompone.
- Che significa? È una persona...morta? - chiede. Leggo la paura e la diffidenza nei suoi occhi, e questo fa ancora più male.
- S-sì - balbetto. - Sono tre, ma...una...una più di tutte.
- Lenah, che vuol dire?
Ti prego, non guardarmi come se fossi pazza.
- Credo di avere bisogno di Malcom - sussurro.
Adam dopo un attimo di esitazione annuisce. Mi poggia una mano sulla schiena e mi conduce dal professore, nel suo piccolo studio in fondo al corridoio.
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Pain is peace
Romance[1° libro] Lenah Ariston è una ragazza con un passato doloroso alle spalle. Per superare la morte dei suoi genitori e della sua migliore amica decide di tagliarsi. Ma ben presto questo tipo di dolore non basta ad alleviare il suo dolore, infatti ini...