70

5.5K 381 76
                                    

Jungkook era seduto chino sul bancone di un bar che aveva trovato quasi per caso durante il suo tragitto verso casa. L'insegna a neon era apparsa così invitante, per il moro, col suo colore blu vibrante e la sua leggera intermittenza. Così, senza nemmeno pensarci due volte, mise piede in quel locale e si fiondó ad ordinare un Manhattan, poi due, poi tre, fino a scolarli tutti e a non sentire più le gambe, ora penzoloni dallo sgabello.
Accanto a lui erano sedute altre persone, a cui lui non aveva realmente dato importanza sin dal primo momento che era entrato; la sua mente era così affollata di pensieri che nemmeno si guardava più attorno.

Era più di una settimana che Taehyung era sparito nel nulla, senza lasciargli un biglietto, un messaggio o qualsiasi altro indizio che avrebbe potuto spiegare quel comportamento. Sembrava svanito come la cenere di una sigaretta al vento, senza lasciare alcuna traccia di sé. E come se non bastasse, anche il suo coinquilino non si faceva più vedere a casa, non rispondeva ai messaggi e alle chiamate: la cosa peggiore era che il padre di Jin aveva continuato a chiamare il povero Jungkook da circa 3 giorni senza sosta ormai, sicuramente preoccupato del fatto che il figlio non rispondesse neanche a lui. Il moro si era ritrovato a dover persino bloccare il numero, poiché proprio non avrebbe saputo come rispondere e gestire la situazione.

Sospirò e fece l'ennesimo segno al barista di riempire il bicchiere che aveva fra le mani, aspettando di ricevere quel nettare tanto buono da fargli dimenticare tutto, o meglio da illuderlo di averlo fatto. Volente o nolente, Taehyung era il suo pallino fisso che lo teneva sveglio notti intere: per resistere alla tentazione di piangere costantemente, si era ritrovato a sprofondare nel vizio del fumo, cercando nella nicotina un calmante per il suo cuore distrutto. Una sigaretta chiamava l'altra, e in poco tempo si era accorto di dover fare scorta di pacchetti per non restare a bocca asciutta: aveva finito circa due pacchetti in una sola nottata prima di addormentarsi con le lacrime secche a contornargli gli occhi.

«Una bellezza del genere non dovrebbe avere il cuore in mille pezzi.» una voce alle sue spalle lo fece sussultare, e con la coda dell'occhio osservó il ragazzo che occupò lo sgabello vuoto al suo fianco. «Piacere, io sono Hoseok. E tu come ti chiami?» i suoi capelli rossi furono la prima cosa a catturare l'attenzione di un ormai ubriaco Jungkook, che solo in un secondo momento passò a scrutare i lineamenti dello sconosciuto.
«Come sai che ho il cuore infranto?» chiese acido il moro, ignorando di proposito la sua ultima domanda.
«Amico, hai gli occhi talmente gonfi che o sei fatto come la merda —ma non si direbbe visto che riesci ancora a fare frasi di senso compiuto — oppure hai pianto così tanto da non riuscire più a vedere nemmeno il fondo del bicchiere.» disse accavallando le gambe e tenendosi il ginocchio con una mano.

Jungkook abbassó il capo, mandando giù un altro sorso del liquido ambrato; aveva fatto centro nel segno, quel bastardo.
All'improvviso percepí una mano posarsi sulla sua coscia, accompagnata da una voce mielosa a tentarlo «Se me lo permetti, sono un bravo aggiustatutto. Specialità cuori infranti. Che dici, vuoi provare?» concluse con una espressione diabolica stampata in viso.
Il moro alzò lo sguardo a incontrare quello dello sconosciuto, e i suoi occhi assunsero un luccichio strano, che mai aveva visto prima.

Daddy's babyboy | Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora