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Jungkook giaceva steso sul suo letto, con le coperte fin su agli occhi, a ripararli dalla luce del sole. Il respiro ritmato di Taehyung al suo fianco riempiva la stanza da letto del corvino, che aveva tanto insistito per tornare a casa sua.
Yoongi non aveva avuto il coraggio di seppellire Namjoon e Jin, proprio non ce la aveva fatta: interrompere il loro contatto fisico, allontanare le loro mani intrecciate l'una all'altra sarebbe stato un gesto disumano. Così, riluttante, il menta aveva deciso di dar fuoco a tutto l'edificio, compresi i due amanti, a cui aveva persino chiuso gli occhi. Pensò che quella fosse la soluzione migliore, in fin dei conti: distruggere il luogo che aveva portato loro disgrazia, gli era parsa come l'unica alternativa possibile, e quella che più avrebbe fatto piacere a Namjoon.

Taehyung e Jungkook erano ritornati insieme a casa, poiché Yoongi proprio non aveva voglia di stare con nessuno; conoscendolo, Taehyung immaginó che se ne sarebbe andato a bere in qualche locale o si sarebbe rinchiuso nella sua stanza, spaccando qualsiasi cosa gli fosse capitata sotto le mani. Lo hyung era sempre stato così, sin da quando lo aveva conosciuto Taehyung, aveva sempre sofferto di attacchi d'ira improvvisi, era sempre stato un tipo impulsivo.

Jungkook, invece, non aveva chiuso occhio: ci aveva provato, davvero, ad addormentarsi, ma l'immagine della schiena martoriata di Jin, del suo corpo pieno di lividi e di sangue marcio, continuava a ripresentarsi nella sua mente stanca. Il corvino si girava, si contorceva continuamente sul posto, non riuscendo neanche a trovare una posizione decente per dormire. Si dava la colpa? Si, terribilmente.
Il solo pensiero di non esser riuscito a fare nulla per evitare che il suo migliore amico venisse torturato, lo mandava al manicomio. Jungkook era consapevole di essersi comportato malissimo, nell'ultimo periodo, di essere stato un fottuto egoista, di aver abbandonato anche l'amore della sua vita. Ma non avrebbe mai immaginato neanche un briciolo di quella situazione: Jin che si immischiava in affari mafiosi, loschi, era davvero strano. Ci doveva essere sicuramente qualcosa sotto, e non si riferiva al fatto di aver intrapreso una relazione con Namjoon.

Sbuffó, torturandosi ancora mentalmente, scavando nei suoi ricordi, nella speranza di cogliere un qualche dettaglio, che avesse potuto dirgli qualcosa di Jin. A quel rumore, Taehyung si voltó verso il suo ragazzo, cingendogli la vita, aprendo piano gli occhi. Jungkook portó una mano sulla sua, accarezzandolo piano. I loro respiri si mischiarono, fin quando Taehyung non apri bocca per proferire parola.
«So che sei turbato, piccolo. Lo sono anche io. Sono cresciuto con Namjoon, e vederlo...cosí, per me è stato uno shock. Solo... Non darti la colpa, okay? Qui non c'è nessun colpevole, fatta eccezione per Jongin.»

«Lo odio cazzo. Non lo perdoneró mai.» ringhió basso Jungkook, stringendo la mano attorno a quella di Taehyung, andando poi ad accoccolarsi vicino a lui.
«Neanche io...» mugoló basso lui, accogliendo il corvino fra le sue braccia.
Ci furono minuti di silenzio, scanditi solo da un continuo inalare ed esalare d'aria; si tennero stretti i due amanti, con gli occhi socchiusi, a godersi la compagnia reciproca.

Taehyung avvertí un forte rombo fuori dalla finestra, improvviso, come un fulmine a ciel sereno e sussultó di scatto.
«Jungkook. Prepara le valigie.»

Daddy's babyboy | Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora