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Jungkook ispirò a fondo l'odore acre della sigaretta che aveva acceso qualche minuto prima, assaporandone appieno il gusto tipico e forte. Si chiuse ancora una volta nel suo chiodo di pelle, nella speranza di riuscire a scappare dal freddo pungente di quella serata. Dopo essere andato via dell'appartamento di Taehyung, il corvino non era riuscito a non sfogare la sua frustrazione nel vizio del fumo, come ormai faceva da qualche tempo. Il giovane Jeon si passò una mano tra i capelli, sospirando rumorosamente: quando Yoongi lo aveva chiamato, dal suo cellulare, Jungkook si era subito precipitato a casa di Tae, che ormai conosceva bene. Nonostante fosse arrivato trafelato, con il sudore che gli grondava dalle tempie e il respiro affannato, quando il ragazzo dai capelli color menta gli spiegò l'accaduto, gli mancò il fiato.

Da una parte, era immensamente felice che non gli fosse successo nulla di grave, era contento che l'altro se la fosse cavata con una semplice ferita da arma da fuoco, mentre dall'altra parte era terribilmente arrabbiato con Taehyung. Insomma... perché nascondergli tutto quello? Perché semplicemente non dire la verità? Aveva agito nell'ombra, il maggiore, evitando di immischiare anche il suo amato in quel casino; eppure Jungkook proprio non riusciva a digerire il tutto: la consapevolezza di essere stato ingannato, seppure a fin di bene, dalla persona di cui si fidava di più al mondo, lo aveva destabilizzato. Era sicuro, quindi, che non sarebbe stato più capace di credere a Taehyung, di bere qualsiasi sua parola come se fosse uno sciroppo acido prescritto dal medico, necessario per guarire: no, Jungkook proprio non voleva giocarci a quel gioco del dottore e del paziente. Non era uno stupido. E di certo non si sarebbe più fatto prendere in giro da un... criminale.

"Dio, non ci posso credere" pensò il corvino, mentre si incamminava verso il solito locale, ormai diventato un posto di famiglia. "Sono stato con un mafioso per tutto questo tempo e non me ne sono mai accorto. Come ho fatto a non pensarci prima? Eppure i segnali c'erano tutti... Le sparizioni improvvise, i viaggi, e quell'aria da anima maledetta che aleggiava intorno a lui e alle sue conoscenze. Cazzo, avrei dovuto immaginarlo che erano dei malavitosi..." si passò nervosamente una mano fra i capelli quando notò la più che conosciuta insegna rossa e blu a neon, a fronte della piccola porta blindata per lo staff. Ad accoglierlo c'era come sempre Hoseok, lui e i suoi capelli rosso fuoco che gli infondevano sicurezza in un certo senso: si era rivelato essere un capo molto mansueto, attento ai vari bisogni dei suoi dipendenti e riservato nel mantenere le informazioni private.

«Jungkookie! Puntuale come sempre! Oggi abbiamo una serata speciale, un nostro affezionato cliente compie gli anni e ha espressamente richiesto che tu e Velvet facciate una sessione di lap dance privata, solo per lui!» battè le mani entusiasticamente il maggiore, prima di continuare a parlare «Ovviamente ti ho preparato un completino nuovo per l'occasione baby! Sono sicuro che il rosso ti donerà.» fece un sorrisetto, accompagnando Jungkook nel suo camerino angusto, ma lontano da occhi indiscreti. Chiuse poi la porta, lasciando il minore in balia di pizzi e merletti rosso carminio, abbinati ad una nuova maschera di raso finissimo rosso. "Ma come le ottiene tutte queste cose Hoseok?" pensò Jungkook, mentre i suoi pantaloni raggiungevano il freddo pavimento, assieme ai suoi boxer neri. Con calma poi, infilò il completino che gli era stato assegnato quella sera, come sempre provocante e che non lasciava nulla all'immaginario; poi fu il turno della mascherina, che legò con un nastrino altrettanto rosso dietro la sua testa.

Senza neanche farlo apposta, quando ebbe finito di prepararsi, qualcuno bussò alla porta, e Jungkook non ebbe nemmeno bisogni di vedere chi fosse, perché ormai aveva imparato a riconoscere Jimin anche da un semplice battere di nocche su quella superficie legnosa: e questa la diceva tutta su quanto tempo avesse passato in quel locale nell'ultimo periodo.
«Allora, pronto Seagull? » sorrise sbieco una volta che la porta fu aperta e rivelo la figura dell'altro spogliarellista vestito con lo stesso completo che indossava lui. Tuttavia una cosa attirò momentaneamente la sua attenzione: i capelli di Jimin non erano più biondi come quelli di un angelo, bensì neri come la pece.
«Pronto, Velvet. Facciamo alzare qualche cazzo. » ridacchiò divertito Jungkook, richiudendosi la porta del suo camerino alle spalle, ricevendo un risposta una risata altrettanto cristallina da parte di Jimin, ora appolipato al suo braccio sinistro.

Daddy's babyboy | Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora