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Attenzione! Questo capitolo tratta di temi che potrebbero non piacere a tutti. Se siete facilmente impressionabili, non leggete.

I bassi di quella canzone vibravano nelle orecchie dei due ragazzi, il ritmo scuoteva i loro corpi come se fossero presi da una qualche strana frenesia. Un solo palo d'acciaio brillante troneggiava nella sala, piccola, abbellita da tendaggi rossi e divanetti in tinta, con le uniche luci soffuse e dello stesso erotico colore. Che quel posto fosse la porta per l'inferno, Jungkook lo sapeva bene. Era perfettamente consapevole di essere ormai dannato, nell'anima ma non nel corpo, anche per il solo fatto di lavorare in un posto del genere. Eppure gli piaceva, gli piaceva da matti: quel gusto proibito, amaro ma allo stesso tempo tremendamente dolce. Assaporava ogni piccolo morso di quella mela avvelenata, nella speranza che non fosse fatale, con estrema soddisfazione.

Il corpo di Jimin era caldo, a contatto col suo, che al contrario tremava per il freddo e per la quantità decisamente troppo elevata di pelle scoperta. Vestiti così, qualcuno avrebbe potuto benissimo scambiarli per fratelli o persino per gemelli: a coprire i lineamenti delicati di Jungkook solo una mascherina, nera come i suoi capelli, unica ancora di salvezza per lui. I due ragazzi erano appoggiati l'uno contro la schiena dell'altro, a fissare il vuoto nell'attesa che il cliente arrivasse per cominciare il loro spettacolino. Dopo il debutto di Seagull, il locale era completamente impazzito per quel misterioso ragazzino dalle movenze sensuali, in netto contrasto con gli occhi innocenti e tondi; le richieste erano aumentate in un batter di ciglia, e Jungkook si era ritrovato catapultato in una realtà completamente differente da quella che aveva vissuto fino ad allora. Non più figlio del mattino, del cielo azzurro e dell'aria fresca, ma discepolo della notte, delle stelle e delle loro bugie.

Un click sordo fece scattare i volti dei ragazzi verso la porta, ora semi aperta, che celava ancora per metà la figura misteriosa del cliente. Jungkook e Jimin si scambiarono un'occhiata di intesa, attendendo con trepidazione che il loro 'boss' terminasse i convenevoli per lasciarlo poi al suo spettacolo privato. Hoseok avvisó con un colpo di tosse i due ragazzi che stava per entrare, e come di solito accadeva, si posizionarono entrambi vicino al palo. Il rosso spinse dalle spalle l'uomo dalle spalle grosse, più alto di lui verso l'interno della camera: una cosa fece storcere il naso a Jungkook, ossia che il ragazzo sconosciuto zoppicasse da una gamba e avesse gli occhi coperti da una benda: Hobi continuó a spingerlo verso il divanetto al centro della stanza, facendolo poi accomodare su di esso. La penombra della stanza aveva inizialmente celato agli occhi scuri di Jungkook chi davvero fosse.
Guardandolo meglio, assottigliando gli occhi, poté notare un grosso tatuaggio sul collo, altri tatuaggi che si intravedevano dalle maniche arrotolate della camicia scura: un piccolo laghetto di saliva si formó fra le sue labbra e la sudorazione era aumentata a dismisura.

Contrariamente, sulle labbra di Jimin si dipinse un sorriso mellifluo e decisamente soddisfatto, quando la benda venne fatta cadere sul pavimento, rivelando il volto del cliente in tutto il suo splendore.
Gli occhi neri di Taehyung si andarono subito a posare sul corpo di Jimin, che si stava avvicinando a lui a passo lento.
«Tae Tae! Buon compleanno!» esordì leccandosi le labbra, non staccando lo sguardo da quello del suo hyung. E fu in quel momento, che Jungkook desideró sprofondare sotto tre metri di terreno, nella speranza di non uscire più allo scoperto. Deglutí nervosamente, sentendo un brivido percorrergli la schiena.
«Grazie Jiminie» rise gutturale Taehyung, che non aveva ancora gettato uno sguardo misero al maknae dietro di lui «Sono contento di vederti in forma. Quei bastardi dei miei amici dell'agenzia mi hanno organizzato questa sorpresa e nemmeno lo sapevo.» scosse poi la testa, allargando le gambe mentre parlava e stravaccandosi sul divanetto.

Uno scatto veloce e lo hyung tiró un'occhiata al timido Jungkook, che era rimasto sulle sue dietro Jimin, ancora col volto coperto dalla mascherina.
«Tu devi essere quello nuovo. Mi hanno detto che sei bravo.» sorrise sghembo, e la musica di colpo cambió: I bassi potenti come sempre, spaccavano le casse, ma un ritmo più lento e sensuale ora dominava l'aria attorno a loro. Era il segnale che i giochi stavano per cominciare.
Jimin si strinse con le gambe attorno al palo, cominciando a ondeggiare col bacino in maniera ritmata vicino ad esso. Jungkook, ancora in fondo alla sala, cominció a muovere qualche passo per raggiungere lo stesso palo, sentendosi gli occhi di Taehyung addosso bruciargli ogni singolo centimetro di pelle.
Con estrema lentezza, i passi titubanti e piccoli, andó a strusciare la schiena semi nuda su quella superficie metallica e luccicante. Luccicante come i suoi occhi in quel momento, sull'orlo di scoppiare a piangere per essere stato così dannatamente stupido.

Daddy's babyboy | Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora