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Un respiro profondo, poi un altro e Taehyung si ritrovó coi piedi nudi all'inizio della scalinata che portava al piano inferiore della sua casa.
Il moro deglutí, sentendosi ancora un po' stordito, sentendosi colpito da un leggero mal di testa, forse a causa dello scombussolamento emotivo a cui era appena stato sottoposto, nemmeno senza volerlo. Scoprire nella stessa giornata di essere ancora vivo e soprattutto di essere tutto intero —tralasciando la ferita alla gamba che ancora pizzicava— era stato uno shock fortissimo per lui.

Non si era mai voluto direttamente immischiare negli affari di Namjoon e Yoongi, non per cattiveria o slealtà nei loro confronti, solo che la mafia proprio non faceva per lui. Inoltre, gli era stato rivelato che quella merda in cui erano impelagati i due era ben più che semplice mafia: una volta Yoongi, completamente ubriaco, aveva cominciato a farfugliare cose su poteri sovrannaturali, tatuaggi che apparivano da soli e altre cose tanto strane, degne di un racconto fantasy, ma Taehyung non ci aveva dato molto peso.

Tuttavia quella volta era stato inevitabile aiutare i suoi due amici più fidati, vista —a detta loro, la gravità della situazione. Raramente Namjoon era arrabbiato, certo capitavano anche a lui i momenti "no" in cui avrebbe solo voluto essere lasciato solo a spaccare qualche bottiglia o a disegnare, ma mai lo aveva visto così, affranto e seriamente preoccupato.

Senza nemmeno accorgersene, il moro aveva sceso tutte le scale, solo un muro escludeva la sua vista dal salotto in cui lo attendeva il suo ospite misterioso, che Yoongi aveva già raggiunto. Con un movimento buffo e quasi cartoonesco, Taehyung si scrolló tutte le preoccupazioni di dosso, sperando in cuor suo che quello ad aspettarlo fosse il suo caro Jungkook. Durante quei giorni di assoluto isolamento dal mondo, il corvino era stato il suo chiodo fisso, il primo pensiero quando si svegliava e l'ultimo appena chiudeva gli occhi, abbandonandosi nelle accoglienti braccia di Morfeo. Dire che gli mancava, che gli mancava terribilmente era solo un eufemismo: Taehyung sentiva la mancanza delle labbra di Jungkook come un viaggiatore sente quella voglia irrefrenabile di cibo di casa quando è in un altro Paese. Taehyung adorava la pelle nivea del suo piccolo Jungkook, il suo respiro caldo, i suoi occhi tondi e grandi, il suo sorriso peculiare.

Prese coraggio ed entrò nel salotto, dove seduto sul divano, di spalle a lui, faceva capolino una testa dai capelli neri e setosi.
«Jungkookie... » soffió Taehyung, che non credeva ai suoi occhi: la visione che tanto aveva agognato in quel periodo, ora era finalmente dinanzi a lui, seduto con i gomiti poggiati sulle ginocchia. Il più grande non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che subito si fiondó su di lui, inglobandolo in un forte abbraccio, affogando con la testa nella maglia nera di Jungkook— la quale aveva inaspettatamente l'odore di sigarette. «Quanto cazzo mi sei mancato amore mio» piagnucoló sempre Taehyung, stringendolo ancora nella sua dolce morsa.
«Ti prego perdonami. Per essere sparito all'improvviso... » sussurró all'orecchio di Jungkook, accarezzandogli i capelli. Rimase in attesa di una qualche risposta, dato che il maknae non aveva ancora accennato una sola parola o mosso un muscolo da quando si erano reincontrati; così il moro si staccó dal corpo più massiccio del suo amato per guardarlo negli occhi, ritrovandosi faccia a faccia con una realtà amarognola. Gli occhi vispi e felici di Jungkook erano contornati da due grosse occhiaie viola, e tenevano verso il basso.
«J-Jungkook?» balbettó lo hyung.

«Yoongi-hyung, potresti lasciarci da soli per favore?» il tono di quella richiesta era duro, la voce di Jungkook roca più che mai, e fu allora che Taehyung si rese conto di quanto male gli aveva fatto, tanto da spingerlo a iniziare a fumare per chissà quanta disperazione.
Il moro deglutí quando vide il suo amico andar via, chiudendosi la porta alle spalle, non sentendosi per nulla al mondo pronto ad affrontare tutta quella situazione. Con un briciolo di coraggio, però, prese la parola, avvicinandosi di nuovo a Jungkook e prendendogli una mano.
«Senti Jungkook io— mi dispiace così tanto, giuro che avrei voluto avvisarti se solo il telef-»
«Tae, finiamola qui.» lo interruppe bruscamente il corvino, spingendo delicatamente via il corpo più alto di Taehyung. «È meglio per entrambi.»

«Jungkook ma cosa stai dicendo?!» sbraitó Taehyung, i cui occhi erano talmente spalancati che sarebbero potuti guizzare fuori dalle orbite da un momento all'altro.
«Mi hai capito benissimo, Taehyung. È meglio terminare questa pseudo relazione qui. Non ho intenzione di continuare. Io... È stato tutto uno sbaglio.» esaló con tono basso e grave il minore.
«Ah si? Uno sbaglio? E quando mi baciavi allora?! Eh?! Quando mi toccavi, quando IO ti toccavo e gemevi?! Anche quello è sbagliato?» urló Taehyung, il tono della voce più alto del normale e le braccia che si muovevano all'aria.
«Sí.» affermó con tono deciso Jungkook «Ho capito che non siamo fatti per stare insieme. Siamo troppo diversi. Buone cose Taehyung.»

Come si dice? La carota e il bastone? Ahahha scusate se vi do una gioia e poi vi smonto il mondo ops
(comunque mi sono fatta Twitter, lì sono @anxiemous) ucu

Daddy's babyboy | Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora