Capitolo 3 ➳ "Le punizioni"

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Quando la riunione finì, io corsi tra la folla per andare verso il retro dell'edificio, e grazie a Dio fui la prima, e a dire la verità l'unica, ad essere lì.

Possibile che tutti volessero farsi la doccia? Oppure erano così assorti dalla tristezza che non avevano nemmeno voglia di leggere i tanti regolamenti? Sinceramento non so, ma l'unica cosa che mi interessava in quel momento era salvare la mia vita, e forse, rispettare le regole di quell'inferno era l'unico modo per uscire da lì almeno strisciando.

Vidi due fogli attaccati con lo scotch. In uno come titolo aveva I regolamenti e le punzioni, in un altro I programmi giornalieri. Andai per il primo, sicuramente il più importante.

"Se provi ad opporti ad un atto sessuale o infastidire lo stupratore, esso potrà scegliere la tua punizione. Sarà suo compito riferire la punizione scelta alla principessa Lauren Jauregui, tramite una lettera o un incontro stabilito. Lo stesso vale per le guardie, che devono riferire le punizioni alla principessa Lauren Jauregui" lessi a bassa voce. "Chi verrà sconfitto o si ritirerà dalla battaglia, non mangerà pane più a colazione e a cena per la durata di una settimana. Chi da' pane alla persona punita, farà la sua stessa fine" mi fermai. "Chi non rispetta gli orari dei programmi prefissati, verrà punito in modo diverso in base al ritardo; punizione scelta dalle guardie di sicurezza. Chi corre nell'aula magna, nell'aula pranzo o in cortile verrà punito a piacimento della guardia di sicurezza che si è accorta della vostra infrazione. Chi si oppone ad una guardia di sicurezza o alla principessa Jauregui, potrà essere ucciso sul posto" lessi, e all'ultima frase deglutì. "Chi non rispetta i comandi di Jauregui, verrà ucciso sul posto. Chi non si inginocchia davanti alla presenza di Jauregui, verrà ucciso sul posto. Chi si rivolge a Jauregui con un tono informale, verrà ucciso sul posto" continuai a leggere. "Ma che cazzo!" esclamai. "Chi cazzo ha scritto queste cazzate! Chi cazzo si crede di essere questa principessa. Dio sceso in terra?!" urlai, frustrata. "E che cazzo vuol dire che nella maggior parte delle infrazioni le guardie di sicurezza possono scegliere che punizione dare?!"

"Qualcosa non va?" domandò un voce roca che mi fece rabbrividire. Non osai voltarmi, ma chiusi gli occhi, cercando di calmarmi.

"Chi non si inginocchia davanti alla presenza di Jauregui, verrà ucciso sul posto" ricordai, così, mi inginocchiai, provando persino disgusto nel mio gesto.

"Quindi? Rispondimi. Ti ordino di rispondermi" disse lei con un tono di chi aveva il potere e amava sfruttarlo a proprio piacimento. "Allora?"

"Nulla, mi scusi" dissi, ancora in ginocchio.

"Ho detto" il suo tono fu duro e alto. "Cosa cazzo c'è che non va?"

Le mie mani tremarono a contatto con il suolo.

Se in quell'inferno fossi morta, sicuramente sarebbe successo per causa sua. Era difficile trattenere la rabbia se avevi di fronte Lauren Jauregui.

"Non ero d'accordo con le regole scritte, tutto qui" dissi con tono basso, fissando il suolo, e lei fece un passo avanti, piegandosi poco dopo verso di me, senza però inginocchiarsi.

"E adesso?" domandò, alzando il mio viso con un suo indice. "Adesso..." fece un tono vago, per farsi dire il mio nome.

"Camila. Sono Camila" dissi. "Adesso va bene. Mi dispiace per averla disturbata. Non lo farò più, glie lo giuro" il mio corpo tremò per la paura, soprattutto perché i suoi occhi verdi erano fissi sui miei, e mi facevano paura. Erano spietati. Erano... così crudeli. Così freddi e allo stesso tempo così ardenti. Così ardenti come il fuoco, nonostante i suoi occhi avrebbero dovuto riflettere il verde della natura e della calma.

I suoi occhi rimasero fissi sui miei per circa altri trenta secondi, e poi lei si alzò e andò via, con il suo aspetto seducente, pauroso e misterioso dietro.

Cercai di riprendere fiato, il fiato che avevo trattenuto quando lei si era avvicinata. Il fiato che avevo trattenuto per la paura, o forse per la sua bellezza.

Cercai di calmare il mio cuore, che batteva così forte. Il mio cuore che aveva paura di morire, che mi diceva che se solo mi fossi fatta trasportare dalla tranquillità, sarei stata uccisa sul posto. Sarei morta già il primo giorno.

Sarei sopravvissuta? Non ne ero per niente sicura. Nei campi di concentramento tutti morivano prima o poi, e l'urlo di dolore che sentì in quel momento, mi fece capire che quel giorno era morta un'altra vittima, una delle tante vittime che sarebbero morte quel giorno per delle scuse, perché ero sicura che in fondo quella lista di regolamenti e punizioni, nessuno l'avrebbe rispettata, perché nessuno rispetta mai niente se odia qualcuno nel profondo del cuore. E lì, in quell'inferno, c'erano troppe persone che odiavano e che volevano soltanto uccidere.

Sentì il sudore in ogni parte del mio corpo per il terrore, e poi vidi sfocato.

Stavo per avere un attacco di panico, lo sapevo. Mi era già capitato una volta : quando avevo visto in televisione Mike e Clara salire al trono.

"Tutto okay?" una voce tranquilla mi richiamò. "È l'ora di andare a dormire, se vuoi, possiamo dormire vicine, va bene? Così ti calmi magari"

Alzai lo sguardo e vidi una ragazza dai capelli biondi guardarmi con preoccupazione.

"Io sono Dinah comunque"

Homophobia ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora