Capitolo 28 ➳ "Il ritorno"

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Quando fummo in auto, tenni tra le mie dita tremanti il pezzo di carta con sù la spesa da comprare.

Stavo in ansia per la conversazione che Lauren voleva continuare, ma la cosa che mi agitava di più era come e fino a quanto si sarebbe spinta. Un'altra parte -seppur piccola- di me, mi diceva che mi stavo soltanto facendo troppi film mentali e dovevo smetterla per non illudermi. Che poi, perché illudermi? Ci speravo così tanto? Dio, ero così confusa.

"Tutto bene?" sentì la sua voce roca e io scattai, rendendomi conto che la macchina era già partita, e anche da un bel pezzo.

"Sì" dissi con agitazione.

Lei rise, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

Era semplicemente bellissima. La sua concentrazione, i suoi occhi verdi luminosi, il suo sorriso...
Dio, chi lo avrebbe mai detto che Lauren, il capo del campo di concentramento, fosse così dolce e stupendo?

Durante il tragitto ricevetti un messaggio da Clara, che mi aveva regalato un cellulare prima di uscire dalla villa. Era stato strano, e mi ero chiesta anche perché me lo avesse regakato. Era come darmi la possibilità di scrivere ai miei amici e alla mia famiglia. Tuttavia non osai abusare di quel potere, e risposi al messaggio di Clara che mi diceva come stesse andando.

"Chi è?" domandò.

"Clara" dissi, digitando di nuovo per rispondere alla nuova domanda di Jauregui, che mi chiedeva dove fossimo arrivate.

Lei rimase in silenzio, e fermò l'auto, facendomi scattare avanti per la forte frenata.

Il motore si spense e Lauren si voltò verso di me con un sorriso malizioso sul viso.

"Il supermercato?" domandai, notando che eravamo in un parco apparentemente abbandonato. Non c'erano bambini, anziani o famiglie. Misi il mio cellulre dentro una tasca dei jeans.

"Credo che ci dovremmo occupare dopo della spesa"

"Ma Lauren..." le mani che tenevano il foglietto mi tremavano. "Io... vorrei avere una conversazione con te"

Lei sorrise, facendomi capire che stesse pensando male. Poi si chinò e avvicinò le sue labbra al mio orecchio.

"Anche io vorrei tanto averne una con te" mi morse il lobo, facendomi sospirare frustrata da quella situazione che non mi rendeva abbastanza lucida da affrontare una discussione.

"Lauren, posso parlarti seriamente?" la mia voce fu decisa, e notai un'aria più pesante quando non rispose e si limitò a ritirarsi e a mettersi al suo posto con gli occhi freddi e la postura seria. Mi ricordava tanto il capo Jauregui, e questo mi rese davvero molto triste al momento. Poi mi ripresi in fretta e ordinai le parole nei miei pensieri mentre giocavo con il foglietto, piegandolo ripetutamente. "Vorrei capire cosa sono per te. So che è la miliardesima volta che te lo chiedo, ma se lo faccio è perché voglio una risposta chiara e decisa. Io cosa sono per te? Voglio saperlo" i miei occhi chiedevano disperatamente una risposta, ma i suoi erano concentrati sulla strada nonostante non stesse guidando. "Cosa sono per te, Lauren?" domandai di nuovo, ma lei non rispose, girando le chiavi per rimettere a moto l'auto. Io la precedetti e le buttai via, sotto il mio sedile. "Rispondimi"

Lei sospirò e si girò, guardandomi. Stavolta aveva un'aria diversa. Forse taciturna, oppure tranquilla. Non sapevo davvero cosa esprimevano i suoi occhi, e forse non lo sapevo proprio perché nemmeno lei era sicura sulle sue emozioni.

"Io non so molto sull'amore" iniziò. "Non so bene come funziona. Non sono mai stata amata sul serio. So cosa si prova ad amare un fratello o un amico, ma non ho mai amato sul serio. Non so cosa si prova, Camila. Non ho mai ricevuto quell'amore, e non ci ho mai creduto. Non ti posso aiutare. Non posso darti una relazione stabile. Non posso darti davvero niente. Tu mi attrai fisicamente, senz'altro, ma niente di più. Io non ti amo. Sei soltanto importante"

Quelle parole mi colpirono in pieno, facendomi restare ferma sul posto per vari minuti prima di uscire dall'auto.

Purtroppo, sbattei contro un corpo quando provai a correre appena uscita dall'auto, e quando sentì i muscoli rigidi e robusti contro il mio corpo, i ricordi invasero la mia mente, mentre le lacrime si facevano strada sul mio volto.

Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi gelidi che varie volte ero stata costretta ad incontrare.

Prima che potessi dire qualcosa, qualcuno aprì la portiera opposta, tirando fuori il corpo di Lauren con violenza. Lei cadde a terra e gemette dal dolore quando ricevette quello che sembrava essere un calcio.

"Lauren Michelle Jauregui Morgado, è sospettata di attrazione omosessuale" disse una guardia.

Il sangue mi si gelò, e quando ricevetti un messaggio da Clara, e lo lessi, strinsi molto forte il cellulare tra le mie dita.

Clara Jauregui : Mi dispiace ;)

Le mani di Ty, -la guardia che avevo di fronte-, provò a mettermi le manette, mentre io cercavo di oppormi.

"Lasciatela stare!" urlai, con tutta l'aria nei miei polmoni. "Lasciatela stare!" continuai ad urlare, ma fu troppo tardi che il suo corpo venne portato via da un furgone a me tanto familiare.

Le mie gambe tremarono e mi fecero crollare a terra.

"Bene, tu invece dovrai venire con me" disse sorridendo. "Per te avremmo una pena molto più severa" mi tirò dai capelli, costringendomi ad alzarmi da terra. "Te lo meriti, Cabello. Solo io posso avere la principessa Jauregui. Lei non merita un pezzo di merda come te"

Lauren aveva ragione. Non potevo uscire dall'inferno. Potevo soltanto cambiare girone, ed io ero convinta che ero caduta in quello di Lucifero.

Homophobia ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora