Capitolo 32 ➳ "Perdita"

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[Riprodurre Six Feet Under - Billie Eilish]

Lauren Jauregui
Due settimane dopo

Erano passate soltanto due settimane. Due settimane in cui, tutte le anime chiuse in quell'inferno erano diventate libere e felici. Due settimane in cui, il campo di concentramento venne abolito per le numerose rivolte delle persone omosessuali. Due settimane in cui non rivolsi parola ai miei genitori. Quante cose possono succedere in due settimane? Avevo anche stretto una forte amicizia con Dinah, che vedevo solitamente o sentivo quasi ogni giorno.

Erano passate due settimane, ma sentivo ancora gli occhi luminosi di Camila sui miei. Le sue parole fin troppo spesso dolci, uscire dalle sue labbra. I nostri pochi baci. I suoi occhi lucidi. E il suo cuore rotto per le nostre ultime parole che ci eravamo rivolte.

A volte sentivo la sua voce, i suoi passi dentro la mia stanza, e il profumo della sua pelle che mi ricordava tanto la vaniglia.

Lasciai cadere le mie lacrime insieme al mio corpo, che si inginocchiò.

Guardai un punto vuoto di fronte a me, e mi lasciai trasportare dal mio sfogo. Permettendomi di mostrarmi fragile almeno quella volta, in pubblico.

"Bastardi" dissi, riferendomi ai miei genitori. "Sono dei bastardi. Soltanto dei bastardi" guardai il mazzo di fiori tra le mie dita, e analai il suo aroma, così dolce e nostalgico che piansi ancora più forte. "Mi dispiace. Mi dispiace"

INIZIO FLASHBACK

"Camila!" urlai senza fiato dentro la casa da poco ristrutturata. "Camila, dove sei?!" urlai più forte, arrivando ad un corridoio con numerose porte di metallo.

Notai una guardia davanti una porta di metallo, così corsi senza controllo verso di lui.

"Dov'è?!" urlai, minacciandolo con una pistola.

I suoi lineamenti erano stranamente tranquilli.

Lui indicò le sue spalle, mostrando una porta con una finestrella.

Non c'era nessuno.

"Dov'è?" domandai con voce terrorizzata e gli occhi pieni di paura. "Dov'è?!" lo presi dalla maglietta, ma lui si allontanò facilmente da me.

"Non c'è"

"Come?"

"È morta. È morta ieri"

La vista mi si appannò, sentendo i muscoli indolenzirsi fino a farmi perdere i sensi.

FINE FLASHBACK

Posai i fiori sulla tomba, e rimasi seduta a terra, lasciando che l'aria notturna peggiorasse la mia influenza.

Chiusi gli occhi e tirai sù col naso, cercando di calmare le mie lacrime, che continuavano a scendere senza controllo sulle mie guance.

Avevo il mal di testa. Ero stanca di piangere tutto il tempo da quando era andata via.

"Tutto okay?" sentì la voce di Sinuhe alle mie spalle, e io annuì velocemente, asciugandomi le lacrime.

Sinuhe era la madre di Camila, e l'avevo conosciuta durante il funerale. Le avevo raccontato tutta la mia storia con Camila, e lei mi aveva ringraziata per aver fatto abolire il campo di concentramento con l'intento di salvare Camila.

"Sofì lo sa?" domandai, e lei sospirò, sedendosi vicino a me.

"Lei sa che Camila è in viaggio, a Londra. Ancora sta aspettando che la venga a prendere" disse con tono malinconico. "A volte piango senza volerlo, davanti a lei, e Sofì mi stringe dicendomi che lei ritornerà. Ma non può. Non può ritornare. Camila... non può" i suoi occhi erano lucidi.

"Non ritornerà" dissi io, scuotendo la testa consapevole.

La mancanza di Camila era soffocante. Era un'ombra che ti seguiva sempre, ovunque.

Lei non c'era più, ma la storia non era ancora finita.

*

La storia non è ancora finita...
Aspettate il prossimo capitolo che metterò cose molto sconvolgenti...
Vi avverto : avete delle probabilità di rimanere traumatizzati.

Homophobia ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora