Capitolo 19 ➳ "Famiglia Jauregui"

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Ero ormai dentro il camion. Mi stavano portando in casa Jauregui.

Io ero seduta sul stesso angolino in cui tempo fa mi sedetti per il primo giorno nel campo di concentramento.

Le lacrime e i singhiozzi echeggiavano nel camion. Era stato così difficile salutare Dinah e Normani. Soprattutto Dinah, che conoscevo da più tempo. Mi aveva abbracciata fortissimo e mi aveva detto di godermi quei piccoli momenti in cui potevo essere libera. Mi avva detto di ricordarmi che lei è lì dentro, e che mi vuole tanto bene. Mi aveva detto che dovevo apprezzare quel comportamento degli Jauregui, seppur fosse sbagliato nei confronti di Lauren.

Non riuscivo a trattenere le lacrime. Le parole di Dinah e le sue lacrime non facevano altro che occupare i miei pensieri, distruggendomi sempre di più, finché non arrivai a destinazione e fui costretta a scendere con le manette fino all'entrata dell'enorme villa, dotata di tre piani. Mi chiesi perché non avessero un castello, poi ricordai che eravamo nel 2019 anche se apparentemente non sembrava.

La villa dopo tutto era davvero molto grande, ed era dotata di un giardino, una piscina enorme e un sentiero che portava fino alla porta. Le guardie di sicurezza di fronte a casa Jauregui chiesero l'invito degli Jauregui all'uomo che mi aveva portato fino a lì.

Le guardie, controllarono l'invito firmato da Clara Jauregui, e una delle guardie aprì la porta, che al posto del campanello aveva un aggeggio tecnologico che permetteva di poter accedere in casa attraverso le impronte digitali.

La guardia alle mie spalle mi tolse le manette e se ne andò sbattendo la porta.

Io rimasi a bocca aperta nel vedere l'enorme salone e cucina. Era evidente il costo caro di quei mobili anche se non sapevo di che materiale fossero poichè non osai muovermi dal posto. Inoltre, non li avrei nemmeno toccati. Ero un casino e combinavo guai ogni due per tre.

"È arrivata" disse una voce, mostrando poco dopo una donna sulla quarantina che scendeva le scale. Poco dopo scese anche Mike. Mi trattenni dal non sputargli in faccia e aspettai che i due si avvicinassero per salutarmi. Saluto che non arrivò. D'altronde, me lo sarei dovuto aspettare.

"Bene" disse Mike, camminando verso me con uno sguardo che mi lanciava mille insulti sul mio orientamento sessuale. Era notevole come il suo sguardo trasmetteva odio. Invece, Clara, sembrò più civile poichè era andata verso il lato della stanza -dove risiedeva la cucina-. Di lei sapevo poco e niente, lo stesso riguardo le sue idee, ma a me sembrava una brava persona all'apparenza. "Sappi che se combini qualcosa o provi a baciare mia figlia, ti uccido io" disse Mike al mio orecchio, andando poi verso la porta per andarsene e sbatterla con così tanta prepotenza che strizzai gli occhi.

"Lascialo perdere" disse Clara, sospirando. La sua voce era calma, così tranquilla che per un attimo mi chiesi se anche lei fosse d'accordo con le opinioni di suo marito, ma da quanto mi aveva detto Cristopher, anche lei voleva mettermi alla prova. Camminò verso di me, restando lontana da me di poco, con le braccia incrociate. "Piuttosto, da oggi in poi ti occuperai tu della casa. E con casa intendo tutto. Laverai, cucinerai e spazzerai. Ho licenziato le donne delle pulizie e adesso tocca a te. Voglio le stanze tutte pulite, dalla prima all'ultima" disse. "Mangerai solo a cena, quindi vedi di mangiare tutto. Odiamo chi si butta il cibo o si comporta da maleducato. Capito?" la sua voce non sembrava dar ordini, ma sembrava piuttosto una normale donna di casa. Non sembrava nemmeno avara di potere. Forse era davvero una brava persona. Allora perché Christopher non me lo aveva accennato?

"Sì, ho capito signora" dissi io.

"Adesso smettila di stare lì" disse lei, lasciando scivolare le braccia vicino ai fianchi. "Ti abbiamo già creato un guarda roba nella tua stanza. Teniamo alla pulizia, devi lavarti ogni giorno. Chiunque entri in questa casa deve avere qualcosa di decente addosso" guardò la mia divisa marrone con disgusto. Era del campo di concentramento, cosa voleva che indossassi? Vestiti di sabato sera?. "Ti do un'ora per lavarti, io adesso devo andare. Non combinare niente" disse, camminando oltre le mie spalle, chiudendo poi la porta.

C'era soltanto silenzio in quella casa, e l'unica domanda che mi chiesi fu : "E adesso dove cazzo è la mia stanza?"

*

Soltanto una domanda : Vi sta piacendo il corso della storia?
Ve lo chiedo perché non ero molto sicura di questo capitolo e di quello precedente, quindi se mi daste una vostra opinione mi aiutereste

Homophobia ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora