Capitolo 25 ➳ "Lauren e Michelle"

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Lauren aveva passato minuti e minuti a mostrare le sue foto di quando era piccola. Non disse quasi niente a riguardo finché la sua età nelle foto non diventò sempre più notevole delle prime, potendo dire così una sua prospettiva soggettiva su sè stessa.

"Questa ero io a sette anni" disse Lauren, indicando una bambina tra le braccia di quella che sembrava essere sua madre. "Ero piuttosto tosta. Ricordo che era impossibile gestirmi" parlava sorridendo, ma sembrava nostalgica. "Prendevo lezioni di musica. Suonavo il pianoforte. Lo suono tuttora e sono molto brava" disse. "Amavo tantissimo la musica, ma quelle lezioni sembravano pesarmi. La mia insegnante era molto severa, e se non capivo qualcosa mi rimproverava spesso" sfogliò alcune foto, finchè non ne arrivò ad una, dov'era con suo fratello. "Qui avevo circa nove o dieci anni. Lui adesso ha ventiquattro anni. Un anno in meno di me. Con lui sono sempre andata d'accordo. Era sempre molto comprensivo e mi difendeva dalle cariche negative di essere una principessa. Ho sempre odiato esserlo. Odiavo non poter fare amicizia, ma poi..." sfogliò alcune pagine, mostrando una ragazza di pelle scura che giocava sull'erba. Sembrava avere circa nove anni. "Normani. L'ho conosciuta in un parco a otto anni, ed è stata la prima a trattarmi come se fossi una persona, e non una sorta di divinità. Non mi trattava come se fossi una principessa, e questo adoravo di lei. Era semplicemente..." un singhiozzo la interruppe, ma poco dopo si riprese, o quasi. "Perfetta" si limitò a dire, voltando velocemente pagina, forse per non scoppiare in lacrime. Rimase ferma per qualche secondo, come se stesse cercando le parole giuste per esprimersi. "Lauren, è questa" indicò una foto, dove ormai la sua mascella era ben definita e il suo sguardo era più freddo delle foto precedenti. Aveva un calice in mano, con qualche liquido dentro che non seppi identificare perché non bevevo mai alcol. "Lauren è la principessa. Lauren è quella di adesso. Non è più una bambina, e nei suoi occhi non c'è più il bosco tranquillo, come mi diceva Normani da piccola. Mi chiamava bosco tranquillo, e io ridevo sempre, non sapendo che in fondo aveva ragione. Adesso non sono più quel bosco tranquillo. Sono soltanto una foresta piena di pericoli"

"Io non ti vedo così" mi sentì in dovere di dire, catturando la sua attenzione sui miei occhi. "Io quando ti ho vista per la prima volta, nei tuoi occhi ho soltanto incontrato mistero, segreti e dolcezza nascosta. Non mi sembravi cattiva, il mio sesto senso me lo diceva. Lauren, tu non sei cambiata. Tu sei sempre quella bambina. Sei tu a voler vedere le cose con una luce diversa. Se l'abbassi, vedi tutto in negativo, ma se la alzi, come dovresti, diventa tutto positivo. E tu, Lauren, non sei diversa da quella bambina"

"Quella che hai conosciuto tu è Michelle" disse lei, abbassando lo sguardo sulle foto, ma non le stava studiando. Stava ricordando. "Michelle è quella bambina, ma Lauren, è diversa. Michelle era la ragazza che conosceva Normani. Lei mi chiamava sempre con il mio secondo nome perché odiava nominarmi come facevano tutti. Voleva essere diversa. Poi..." sospirò e mi guardò negli occhi, mostrandomi tutta la sua debolezza. "I miei genitori dovevano decidere a chi dare il posto del trono. O a me, o a mio fratello. A nessuno dei due fregava, ma fummo costretti. Così, Michael, aprì quel maledetto campo di concentramento, sfidandomi. Voleva vedere se fossi abbastanza forte come mio fratello. In Michael era sempre predominato un uomo altamente maschilista e quella parte la odiavo, così accettai, acciecata dalla voglia di fargli capire che ero pronta, o meglio, più pronta di quanto pensasse. Ma io... Camila, non volevo. Non volevo essere capi di un campo di concentramento. Era troppo per me. Lo avevo capito dal primo giorno, in cui ti visto piangere nell'aula magna. Era stato straziante. Mi aveva fatto sentire... uno schifo. Tu... Camila non puoi capire" stava per piangere. Lo capivo dai suoi occhi che luccicavano. Mi prese le mani e le baciò dolcemente. "Quando quell'uomo ha strinto il tuo collo con le sue luride mani, volevo ucciderlo" disse, con un odio negli occhi che mi sorprese. "I tuo pianti. Il tuo non ascoltarmi mai. Il tuo infrangere le regole. Il tuo aver paura di morire e voler morire allo stesso tempo. Il tuo voler suicidarti... Camila..." giocò con le dita delle mie mani, studiandole dolcemente con lo sguardo. "Mi hanno fatto paura" incontrò i miei occhi, mostrandomi la sua totale sincerità. "Mi hanno fatto così paura, che avrei voluto farti scappare da lì, a costo di rischiare la vita"

"Siamo scappate" dissi, e lei scosse la testa, sorridendo lievemente mentre una lacrima traditrice scivolava sulla sua guancia.

"Camila, non si scappa mai dall'inferno, puoi solo cadere in un altro girone" disse lei. "Tu non sei scappata da lì. Tu sei salita di girone, scontando la tua pena immotivata. Ma Camila..." sospirò. "Ci ricadrai" era così sincera che iniziai a piangere anch'io.

"Io forse non voglio morire. Lauren, non lo capisco" singhiozzai. "Io voglio vivere, ma non vorrei allo stesso tempo. Forse il problema è che io vorrei troppe cose, ma non posso realizzarne nemmeno una"

"Camila..."

"Sono sicura che se non avessi te, io mi suiciderei volentieri"

*

Ehh...
Capitolo strappalacrime, ma almeno ci sono momenti Camren, no?
Avete passato di peggio, sù. Come la morte di Normani...

Homophobia ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora