24

115 7 0
                                    

Non avevo idea di cosa interessasse ad un bambino di due anni e mezzo.

Non avevo nemmeno idea di come fosse fatto esattamente un bambino di due anni e mezzo.

-Che dici? - chiesi facendo una smorfia allo specchio, mentre Filippo osservava da vicino i regalini che avevo comprato.

-Che dico? Ha due anni! Finirai per viziarlo – prese in esame un peluche di Winnie the Poo che mi era costato quasi mezzo stipendio. Lo rigirò tra le mani, guardando con attenzione il grosso papillon rosso al collo, la scritta buffa sulla pancia e lo sguardo tenero, da orsetto.

-Devo viziarlo o non farò buona impressione...

-Beh, Reb, se non lo conquisti con questi regali sarà solo perché sua madre gli ha fatto il lavaggio del cervello su di te – mi voltai di scatto verso di lui, scandalizzata.

-Non arriverebbe a tanto! - alzai lo sguardo, un po' perplessa.

E perché non avrebbe dovuto?

Di fatto io, questa Erica, non la conoscevo affatto se non dalle parole di Alessandro, che di certo non erano lusinghiere. E magari non lo sapeva, ma era ancora innamorata di Alessandro ed era pronta a tutto, pur di ricondurlo a sé.

-Dai, non ti far troppi problemi: è piccolo, quindi facilmente influenzabile. Fallo divertire, fallo giocare, dedicagli tutta la tua attenzione, non puoi sbagliare.

-Speriamo – dissi allacciandomi la scarpa destra: quel giorno avevo deciso di vestirmi completamente sportiva, proprio per poter giocare con lui in tutta libertà.

Dovevo ammettere che mi sentivo alquanto nervosa: poteva essere anche un bambino di soli due anni che a malapena borbottava qualche parola incomprensibile, ma era comunque il figlio di Alessandro e potevo anche non piacergli.

Quel pensiero mi fece venire l'ansia.

E se non gli fossi piaciuta?

E se gli avessi fatto addirittura paura?

I bambini così piccoli potevano avere delle antipatie a pelle come gli adulti?

Una mia amica mi aveva raccontato che suo figlio iniziava a strillare come un ossesso non appena entrava in casa della suocera. La mia amica diceva che era proprio la suocera ad essere malefica e ad istigare nelle persone astio e paura, ma forse non era obiettiva.

Forse, pensai spazzolandomi i capelli, i bambini avevano davvero un sesto senso e sapevano riconoscere le persone cattive e da loro si guardavano come potevano: gridando e piangendo e facendo il diavolo a quattro.

Mi misi in macchina con quei pensieri e una sporta piena di giocattoli.

Rimasi immobile davanti al portone chiuso, indecisa se suonare o scappare via.

Aspettai così tanto che mi si gelarono le mani e la punta dei piedi, così tanto che passò l'ora del nostro appuntamento, così tanto che non mi resi nemmeno conto di quanto tempo fosse davvero passato.

-Hey, che ci fai qua fuori? - chiese una voce alle mie spalle.

Mi voltai di scatto e vidi Diego con una borsa della spesa tra le braccia, aveva calato sui capelli una berretta di lana marrone ed indossava gli immancabili jeans e una giacca a vento scura e mi sorpresi a vederlo per la prima volta quasi bello: con le guance rosse e un'espressione perplessa sul viso.

Mi risvegliai come se avessi dormito anni e dissi, di getto:

-Ho paura di non piacere a Federico.

-Ti adorerà – mi prese la enorme sporta di giocattoli dalle mani e mi spinse verso la posta – qualsiasi bambino impazzirebbe per te, con tutti questi regali.

SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora