Mi riportò a casa in un gelido silenzio.
Avrei voluto ricominciare tutto da capo, in una vita dove non fossi follemente innamorata di Diego, dove stavo con Alessandro ed esisteva solo lui, non volevo ancora sentire il suo nome, non potevo pensargli, non potevo neanche pronunciare il suo nome. Avrei dovuto odiarlo, detestarlo, avrei dovuto godere del fatto che stesse soffrendo, avrei dovuto augurargli di piangermi per sempre. Ma non era possibile, non andavano così le cose, non potevo dimenticare, non riuscivo a cancellare e quindi, nel buio della mia stanza chiusa, ridevo e piangevo, sentendomi la persona più infelice dell'universo.
E avevo tutto, tranne chi volessi davvero.
Sapevo che Diego mi voleva bene, sapevo che, probabilmente, quel bene andava oltre all'amicizia, probabilmente i nostri sentimenti coincidevano, probabilmente, per essere felice avrei dovuto stare con lui.
Eppure rimanevo lì, su quel letto enorme, che ora sembrava ancora più grande perché il suo fantasma aleggiava nella stanza come una maledizione.
Rimanevo lì, al buio, avevo preso una settimana di malattia perché non potevo affrontare l'idea di vedere la luce del sole, volevo solo starmene a letto, vedere il nero ed affogare nel nero, volevo dimenticare il mondo fuori, volevo dimenticare tutti, anche Diego, volevo che il suo volto scomparisse dal mio cuore, volevo smetterla, di sentirmi così piccola ed infelice.
Mi sembrava di essermi rivoltata nel letto mille volte e mille ancora, mentre il telefono taceva, mentre lui non mi cercava, mentre ero completamente fuori dal suo mondo.
Era terribile.
Era terribile la mia incapacità di reagire.
Non riuscivo a negare, né ad affrontare la realtà dei fatti.
Non potevo dimenticare quei dannati sei mesi che avevano cambiato la mia vita.
Non potevo dimenticare lui, dannazione, non potevo farlo, non ci riuscivo e, di fatto, malgrado tutto quello che era successo e tutto ciò che ci eravamo detti, non volevo.
Anche se non sapevo nulla dell'amore, sapevo che faceva soffrire, che metteva a disagio, che mi faceva restare chiusa in una stanza, al buio, mentre, fuori, il mondo continuava a ruotare sul proprio asse, incurante dei miei problemi, perché i miei problemi erano sciocchi, in confronto al movimento della terra.
In quella stanza buia entrò Filippo, si sedette sul mio letto, mi accarezzò dolcemente, mi rimproverò, mi fece riflettere, si prese cura di me. Mi obbligò a fare una doccia, mi spazzolò i capelli, baciò la mia tempia con una dolcezza che non aveva fine, mi cambiò il pigiama, mi rimise a letto come una malata.
Riuscii solo a guardarlo quasi lo vedessi per la prima volta, perché non riconoscevo i suoi occhi, non riuscivo a leggere nel suo sguardo.
Non pretese un ringraziamento, una parola dolce, non voleva nulla da me, mentre io gli dovevo così tanto che non sapevo nemmeno da dove iniziare.
Bloccai il suo braccio, mentre si stava alzando per l'ennesima volta:
-Nel mio cuore c'è sempre spazio per noi.
-Lo so. Non l'ho mai messo in dubbio, perché sarebbe mettere in dubbio te. - rispose a voce bassissima, con un sorriso amaro che mi ferì – Ma mi fa male vederti in questo stato. Non posso vederti spegnere lentamente, perché sei parte di me, anche se ti allontani, anche se non vuoi, anche se mi tieni a distanza e fai cose che sai che non approvo a mia insaputa, solo per non sentire i miei rimproveri. Anche se cerchi di escludermi, sono sempre con te. Sono sempre al tuo fianco e non voglio farti soffrire, non voglio vederti appassire come un fiore: sei un fuoco che arde per sempre, non una candela che, a poco a poco, si spegne. Devi reagire, lo sai meglio di me.
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Segreto
RomanceRebecca è superficiale, infantile ed annoiata: nella vita, non ha mai lottato per nulla, tanto meno per amore. L'incontro casuale con due ragazzi cambierà la sua vita per sempre, ma saprà gestire sentimenti per lei sconosciuti?