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Ho dormito con Cameron tutta la notte, non dormivo così tanto da un mese ormai ed ora che Armando é in prigione lontano da me e Samantha mi sento molto meglio. Questa mattina andremo insieme a prenderla e posso già immaginare la sua felicità nel vederci entrambi e l'irritazione di mia madre, non vedo l'ora.
"Devo proprio venire anche io? Potrei passare da Carlos invece" dice Cameron mentre indossa la sua camicia che lo rende anche più sexy del solito
"Da Carlos ci andremo insieme oggi pomeriggio, tra l'altro devo parlare con John e chiarire la nostra situazione, da quando le nostre vite sono così impegnate?" rispondo dopo averci riflettuto con attenzione, Cameron ride e si avvicina a me
"Da quando siamo diventati degli adulti" dice toccandomi alcune ciocche di capelli
"Mh, se lo dici tu" dico poco convinta
"Sono serio Meg, da ora in poi dobbiamo comportarci come delle persone mature"
"Aspetta un secondo" lo fermo
"Mi hai chiamata Meg e non Meggy?"
"Si, perché?"
"Credevo mi avresti chiamato Meggy per sempre, l'hai detto tu"
"A volte fa bene cambiare"
"Ma io non voglio cambiare...Non voglio" gli tocco una spalla e lo guardo con occhi dolci. Cameron sorride e lascia un piccolo bacio sulle mie labbra
"Ti amo Meggy" dice poi sorridendomi
"Adesso va meglio, Cam" rispondo ricambiando il suo sorriso.
Raggiungiamo casa di mia madre e suono il campanello, spero solo di non vedere Jacob, proprio ora che le cose incominciano ad andare bene. La porta si apre e per fortuna é mia madre
"Megan e Cameron, la mia coppia preferita in assoluto" dice lei sarcastica
"Ciao Kim" risponde Cameron ridacchiando, capisco che sta nascondendo la sua irritazione
"Siamo venuti a prendere Sam, adesso può tornare a casa" dico io stringendo il braccio di Cameron
"Di già? Ed io che mi stavo divertendo così tanto...Vabbè me ne farò una ragione. Samantha" grida mia madre tutto d'un tratto, perforanfomi un timpano
"Kim" risponde Sam correndo da noi, e rischiando perfino di inciampare
"Vedo che ha imparato" dico divertita
"Mamma, papà" esclama la piccola entusiasta di vederci, Cameron la prende subito in braccio e la stringe
"É bello vederti Sam" dice dandole un bacio sulla fronte
"Ti riportiamo a casa" dico accarezzandole un braccio
"Siiiii" grida lei battendo le mani felice
"Devo ammetterlo, questa scena mi ricorda molto i tempi felici del mio primo matrimonio" interviene mia madre guardandoci
"Pensavo che con papà le cose non fossero mai andare bene" rispondo confusa
"Un tempo sì, ma sai com'è...La vita cambia, spero tanto che voi non cambiate mai" io e Cameron ci rivolgiamo un'occhiata, ricordandoci del discorso che abbiamo avuto proprio qualche ora fa, io non voglio cambiare, so di non volerlo e so che non accadrà.
Una volta tornati a casa Sam corre subito in giardino senza aspettarci, io resto in auto con Cameron che non dice una parola, mi sta mettendo ansia.
"Megan" dice attirando la mia attenzione, mi volto a guardarlo
"Ti prometto che farò tutto il possibile per non cambiare mai" continua con un filo di voce, non ho mai letto così tanta sincerità nei suoi occhi
"Lo prometto anche io" rispondo con altrettanto tono, avvicinando una mano alla sua ed intrecciando le nostre dita, adesso ne sono convinta...Noi non cambieremo, né oggi, né domani, né mai.
Madison si offre gentilmente di restare con Samantha durante il pomeriggio mentre con Cameron mi dirigo alla stazione di polizia, pronta ad affrontare Carlos, o dovrei dire il poliziotto più inutile al mondo.
"Questa volta pensaci tu, io sono stanco di essere l'eroe" dice Cameron fermo davanti alla porta del suo ufficio
"Ormai lo sei Cam, fattene una ragione"
"Per un attimo vorrei sentirmi un ragazzo normale, guarda come mi fissano tutti qui...Non ho mica salvato il mondo"
"Hai salvato me" mi guarda sorpreso dalla mia affermazione
"Intendo, in un certo senso" mi correggo
"Prego" risponde rivolgendomi un mezzo sorriso, scuoto la testa ed entro nella stanza.
"Megan, non bussi più?" domanda Carlos con evidente sarcasmo, io rido nervosa
"Scusami non l'ho trovato necessario"
"Non hai trovato necessario bussare?"
"Sì" prendo posto sulla poltrona in pelle davanti alla sua scrivania ed incrocio le gambe, sistemandomi la maglietta ed i capelli
"Non capisco, devi parlarmi di qualcosa? Riguarda Armando?"
"Ma no lui é storia vecchia, io voglio parlare di Karl" diventa pallido nel sentirlo nominare
"Karl...Quanto mi manca quell'uomo, é stato il mio primo vero maestro, se non fosse stato per lui non sarei arrivato fin qui"
"Una storia toccante ma ho una notizia per te, non é stato Armando ad ucciderlo quel giorno, non avrebbe avuto molto senso visto che ero io il suo bersaglio"
"Quindi, chi pensi sia stato?"
"Tu" dico più che seria ottenendo un'occhiataccia da parte sua. Restiamo in silenzio per alcuni secondi, la tensione é ben percepibile
"Sto scherzando" dico scoppiando a ridere, Carlos mi segue indeciso
"Dovevi vedere la tua faccia, ti adoro Carlos davvero...Ti adoro, ma nonostante questo c'è una parte di me che non si fida di te, e non lo dico solo perché sei pessimo a fare il tuo lavoro"
"Scusami ma lo trovo poco rispettoso" dice interrompendomi
"Non quanto spiare nella stanza di una ragazzina senza mandato" sta volta mi guarda perplesso ed aggrotta la fronte
"Cameron mi ha raccontato della notte di Natale quattro anni fa, stavi cercando qualcosa nella stanza di Abby"
"Ah, la notte di Natale, ricordo"
"Lo sapevo" sbatto un pugno sulla scrivania
"Sei tu l'assassino, hai ucciso tu Karl, arrestatelo" grido alzando una mano verso l'alto
"Ma no sta zitta, io non avrei mai ucciso il mio migliore amico" mi zittisce infuriato
"Allora cosa ci facevi nella camera di sua figlia?"
"Cercavo la pistola, quella che hai usato per uccidere Chris...Pensavo l'avesse presa lei"
"Abby? Non sa neanche maneggiarla una pistola"
"Adesso lo so, e sai mi delude molto che tu abbia avuto dei dubbi, dopo tutto quello che ho fatto per aiutarti" adesso sono io a guardarlo in preda alla confusione
"Cosa avresti fatto per aiutarmi? Ho incastrato Armando da sola e con l'aiuto di Cameron"
"Ma io gli ho messo le manette" dice fiero di se stesso
"Ti senti realizzato dopo averlo detto?"
"No affatto" risponde abbassando il tono della voce
"Come pensavo" dico sorridendogli furba.
Esco dall'ufficio delusa dalle poche informazioni che ho ricavato, quell'uomo é davvero inutile a questo punto
"Niente?" domanda Cameron appoggiato al muro
"Niente, non penso lui c'entri qualcosa...Siamo al punto di partenza"
"Forse non possiamo fare niente per aiutare Abby e Nash"
"Non é giusto, loro meritano di sapere la verità ed avere giustizia"
"Loro o tu? Mi sembra che ti stia lasciando coinvolgere un po' troppo"
"Ti sbagli, sto bene. Torniamo a casa adesso" lo prendo per il braccio ma non ottengo nessuna reazione da parte sua
"Oh andiamo" dico disperata
"Non é colpa mia se non sei abbastanza forte" mi provoca
"Fottiti" rispondo lasciando la presa su di lui, mi volto e riprendo a camminare da sola, ignorando il suo sguardo puntato su di me.

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