Capitolo 2

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«Oh, perdonami». Alzo lo sguardo e le prime cose che entrano nella mia visuale sono un paio di occhietti scuri che mi guardano dispiaciuti.

Scuoto la testa trattenendomi dal fare una lieve smorfia per l'impatto. La ragazza davanti a me sembra rilassarsi e mi regala un piccolo e timido sorriso. Faccio un passo indietro per andarmene ma una figura  alta cattura la mia attenzione.

Ha il fiatone e sta correndo verso la ragazza. Sembra aver corso una maratona intera. I suoi capelli rosso fuoco sono la prima cosa che attirano l'attenzione delle persone.

Perfetto, un altro tipo strano come Jimin. Quale persona sana di mente si tingerebbe i capelli di rosso fuoco e verrebbe a questa stupida manifestazione?

Ma non appena il ragazzo si avvicina ho una perfetta visuale del suo viso, e porca troia sembra uscito da una pubblicità di qualche modello perfetto pronto a farti cadere in ginocchio. Apre la bocca per parlare e che qualcuno mi mantenga o potrei stargli addosso.

«Hea! Ti stavo cercando ovunque dov-oh» i suoi occhi incontrano i miei e mi meraviglio di non avere ancora un mattone tra le gambe. Ha un taglio degli occhi delicato e adorabile. «Scusatemi, stavate parlando?» riesco a notare le sue guance diventare leggermente rosse e un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra.

«Ci eravamo solo scontrati» scuoto la testa intrappolando il labbro inferiore tra i miei denti facendo passare lo sguardo sul suo corpo snello. Ha dei pettorali poco accennati ma messi in risalto dalla maglietta che sta indossando. Non credevo che in questa città ci fosse qualcuno di più scopabile di Park Jimin ma devo ricredermi.

Abercrombie, così ho deciso di chiamarlo, accenna un piccolo sorriso timido simile a quello della ragazza davanti a me e annuisce. I miei occhi restano a fissarlo anche quando dice qualcosa alla ragazza forse più grande per poi andarsene insieme.

Il mio sguardo cade volontariamente sul suo sedere fasciato dai jeans che sembra essere scolpito da uno scultore. Chissà com'é al tatto. Sicuramente sodo.

Sono così preso dall'ammirare quel ben di Dio che non mi accorgo di una presenza dietro di me fin quando non sento un braccio avvolgermi amichevolmente le spalle.

Sobbalzo girandomi di scatto per trovarmi un Jimin tutto sorridente con un reggiseno sulla testa. Cos'ho fatto di male per meritarmi questo?

«Kookie! Cosa stavi guardando?» il suo sorriso dolce si trasforma immediatamente in un ghigno malizioso che mi fa storcere le labbra.

«Niente. Possiamo tornare a casa ora? Questa gente strana mi sta soffocando» borbotto scansandomi da una ragazza assatanata che stava urlando frasi a me incomprensibili.
Ma quella frase a quanto pare non colpisce il mio strambo coinquilino perché non smette di sorridere. Inizia ad essere inquietante.

«Non mentire a me, coniglietto. Ti conosco ormai. Avevi lo stesso sguardo che faccio io quando vedo una terza di tette» mi da una leggera gomitata nel fianco, ammiccando. Sbuffo infastidito girando il viso dalla parte opposta per non fargli notare il rossore sulle mie guance. Jeon Jungkook non arrossisce mai. Sono rare le volte in cui arrossisco e Jimin non perde mai l'occasione di prendermi per il culo -purtroppo non letteralmente- quando lo nota. Per questo cerco di non farglielo notare.

«Stavo pensando solo che questa manifestazione inizia ad essere sempre più strana» scrollo le spalle facendo una smorfia, tornando a guardare Jimin. Piccoli ciuffetti rosa confetto gli ricadono davanti agli occhi che mi guardano con fare indagatore.

«Va bene, va bene. Ora torniamo a casa e tu puoi continuare a correggere il tuo compito» dice esasperato guarandomi leggermente male. Sorrido soddisfatto come un bambino dandogli una pacca sulla schiena.

War of hearts // Vkook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora