Capitolo 3

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Tiro fuori le chiavi dalla tasca della felpa e mi stropiccio gli occhi cercando di infilare la chiave nella serratura. Le palpebre sono pesanti e ho così tanto sonno che mi sdraierei qui sullo zerbino e dormirei fino a domani pomeriggio, come un gatto.

Dopo qualche tentativo riesco ad aprire la porta e sbadiglio entrando nell'appartamento con passo strascicato. Lavorare di domenica è davvero straziante.

Voglio solo buttarmi sul letto e cadere in letargo. Non ho neanche la forza di mettermi in pigiama.

Chiudo la porta con un sospiro e poggio la testa contro essa chiudendo per qualche attimo gli occhi.
Amo la casa così in silenzio. Soprattutto alle nove la sera, dopo una giornata intera passata a lavorare e studiare nei momenti di pausa. Un silenzio così bello, così pacifico, così-

«Jungkook!» Jimin. Quasi dimenticavo di vivere con lui. Di fatti Jimin e la parola silenzio non vanno d'accordo.
Apro di scatto gli occhi appiccicandomi quasi completamente alla porta quando mi ritrovo il viso di Jimin ad una distanza ravvicinata.

«Dio, Jimin. Non farmi prendere attacchi di cuore già da ora» mi porto una mano al cuore guardandolo leggermente male. Lui sfoggia come al solito il suo sorriso angelico da bambino che lo rende adorabile.
Maledetto Park.

«Scusami Kookie. Bentornato a casa, tutto bene? Vuoi che ti prepari qualcosa al volo? Hai già cenato?» mi sfila la felpa andandola subito a posare su un gancio che automaticamente si muove portando l'indumento all'attaccapanni.
Ha assunto per caso qualche droga strana in mia assenza?

Jimin è sempre stato un ragazzo molto premuroso ma mai così dal nulla con me. E posso dire per certo che la sua dolcezza é palesemente finta, almeno in questo momento. L'ultima volta che si é ripetuta una scena simile aveva intasato il water buttandoci dentro dei preservativi. Per giunta alcuni anche usati. «Credevo che con l'acqua si sciogliessero» era stata la sua giustificazione.

«Non toglieró nessun preservativo dallo scarico del water questa volta» gli rivolgo un'occhiata truce che lo fa ridacchiare e non sono sicuro che sia una risata normale. Nervosa più che altro.

«Ma quale preservativo, Jungkook! Piuttosto...siediti, dobbiamo parlare» mi conduce verso il divano premendo una mano sulla mia spalla per farmi sedere.

Non riesco a trattenere un sorriso divertito e la mia parte sarcastica scivola via senza che possa fermarla prima del dovuto. «Oh no, vuoi lasciarmi?» mi porto una mano al petto fingendomi ferito. É più forte di me.

Jimin mi rivolge un'occhiata severa risultando solo più adorabile ai miei occhi. Oh andiamo, come faccio a prendere sul serio un ragazzo con i capelli rosa porcellino e due guanciotte che somigliano a dei muffin? A volte mi viene voglia di morderle e testare la loro morbidezza o se davvero sanno di muffin alla vaniglia. Ma mi prenderebbe per un malato mentale quindi tengo per me i miei pensieri assurdi.

Ridacchio alzando le mani in segno di resa aspettando pazientemente che inizi a parlare. Una parte di me spera che all'improvviso Jimin dica di non riuscire più a resistere al mio fascino e di volermi scopare seduta stante su questo bellissimo divano. Ma quello è solo uno dei miei tanti sogni erotici.

«Vedi ecco...partiamo dal presupposto che io so cosa pensi su quello che sto per dirti e ti prego di non dare in escandescenza» inizia a martoriarsi le labbra tenendo lo sguardo sulle sue mani piccole. Inarco un sopracciglio guardando confuso il ragazzo davanti a me. Se non lo conoscessi inizierei a pensare che debba confessarmi i suoi sentimenti verso di me. «Kookie, le tasse da pagare stanno iniziando ad aumentare e anche l'affitto dell'appartamento e noi due da s-»

«Oh no, te lo scordi Jimin» lo stoppo subito guardandolo male e incrociando le braccia al petto come un bambino. So cosa sta per dire e aveva ragione ad aver detto che non sarei stato d'accordo.

War of hearts // Vkook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora