"Questione di sguardi"
-Anonimo.Tivoli,12 ottobre.
7:25I mezzi pubblici sono molto utili quando non si ha un'automobile.
E nemmeno un motorino.
Sono comodi per andare a fare un giro in centro con gli amici o non pagare il biglietto e ridere dei vecchietti che ti guardano male.Francesco la pensava al contrario.
Odiava i mezzi pubblici,più di qualunque altra cosa al mondo.
Erano sempre in ritardo di almeno venti minuti sulla tabella di marcia,e prontamente nei giorni in cui aveva la verifica di storia.
O quando aveva allenamento con i suoi amici in palestra.
Insomma,Francesco aspettava con ansia che i suoi genitori gli dicessero che poteva prendere un'automobile.
Non ne poteva più.
La nota positiva in tutto ciò, è che se il pullman ritardava,lui poteva ripassare per la verifica che aveva in programma quella mattina.Stranamente però,quella mattina Francesco non si era immerso nella sua continua paranoia sui mezzi pubblici.
Perché il pullman era arrivato in perfetto orario.
7:15 spaccate.
Quasi come un orologio svizzero.
Francesco era salito,e aveva preso posto vicino al finestrino.
Gli piaceva tanto guardare il sole che sorgeva la mattina.
E specialmente osservava ammaliato i colori che il cielo gli regalava.
Azzurro.
Rosa.
Arancione.
Giallo.
Rosso.
Colori meravigliosi,che dipingevano l'anima del ragazzo ogni giorno di più.Dopo un quarto d'ora di buche,semafori e qualche morso al suo croissant al mirtillo,Francesco era arrivato a scuola.
Si era seduto sul muretto,una di quelle scene classiche da film,e si stava per accendere una sigaretta.
Era l'unico vizio che si era concesso,e che si concedeva.
Mentre cercava l'accendino nella tasca dei jeans,un professore l'aveva guardato storto,intimandolo a rimettere la sigaretta nel pacchetto.
Francesco senza storie,aveva ritirato il suo piccolo vizio,iniziando a dondolare le gambe avanti ed indietro,come i bambini.Stanco di aspettare il suono della campanella,era entrato nell'enorme istituto e si era seduto al suo solito posto:terzo banco,fila centrale.
Perfetto per copiare e non essere sgamati.
Non che Francesco lo facesse spesso ma,se poteva dare un'occhiata,lo faceva senza farsi problemi.
Il suo compagno di banco,non era ancora arrivato e così,era andato a prendersi un tè alle macchinette.La solita bidella sulla cinquantina l'aveva salutato e gli aveva prestato dieci centesimi,che sbadatamente aveva dimenticato sul tavolo.
Era proprio con la testa sulle nuvole Francesco.
E non lo era solo quel giorno,ma sempre.
Per questo veniva soprannominato "Il Sognatore" .
Perché lui ai sogni,non poteva rinunciare.
Non poteva stare un giorno,senza dipingere.
Dipingere era la sua passione.
Non voleva molto:due acquarelli e un pennello.
E i pensieri avrebbero preso vita.Il suo compagno di banco era arrivato in ritardo come al solito.
<<Ehi sognatore,hai visto? Sono entrato in anticipo!>>aveva esclamato Giovanni,sistemandosi il suo amato chiodo di pelle.
Francesco aveva alzato gli occhi al cielo.
Non lo sopportava più.
Era tre mesi che la professoressa Rossini aveva deciso di farlo stare accanto a Giovanni.
E Francesco era a dir poco esaurito.
Non che lui fosse un santo,ma nemmeno era un menefreghista nei confronti della scuola.I suoi genitori gli avevano dato un'educazione eccezionale.
Erano due persone per bene e volevano che loro figlio,fosse come loro:umile e onesto.
Per il resto poteva diventare anche un falegname di città,ma a loro non sarebbe importato.
Volevano solo quei due valori.
Umiltà e onestà.Dopo tre pesanti ore di lezione,Francesco era uscito a prendere una boccata d'aria durante la ricreazione,andando nel giardino sul retro.
Ci andavano solo i fumatori,non era un luogo molto frequentato.
Si era acceso quella benedetta sigaretta,che aveva desiderato come acqua in mezzo al deserto e aveva lasciato scorrere i suoi pensieri fra i corridoi della sua mente.
Il compito di filosofia era andato bene,così come quello di scienze politiche.
Era soddisfatto del suo lavoro e si era programmato un weekend all'insegna del relax.
Solo e soltanto relax.
E con ciò si intendono patatine,fotografie,dipinti e disegni.Francesco non aveva bisogno d'altro per essere felice.
Dal tronde, qualcuno disse che chi è felice, è perché non sa di esserlo.
Era veramente così?~~~~~
Beatrice quella mattina era arrivata a scuola in ritardo.
Il pullman aveva bucato per strada e il ritardo da dieci minuti,era passato a ben quaranta.Dopo un cazziatone fatto dalla professoressa e una nota disciplinare,Beatrice si era seduta all'ultimo banco.
Sola.
Sola con i suoi pensieri.
Nessuno si era voltato a chiederle come stava o cosa le era capitato.
E forse le andava bene così.Ma c'erano un paio di occhi che la stavano accarezzando da qualche minuto.
Ed erano gli occhi di un certo Sognatore.
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Raggi del cuore
Historia Corta°Completata° Linguaggio e contenuto forte. Beatrice è una ragazza stupenda. All'apparenza,il suo aspetto fisico affascina gli occhi di tutti i ragazzi del liceo Spallanzani di Tivoli. La sua anima però,non l'ha mai mostrata a nessuno, così come il...