IX

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Dinah non capiva la reazione della corvina. L'unica ipotesi che solcava la sua mente, era che Lauren fosse completamente impazzita. Non voleva forse la felicità di Camila? Allora perché si ostinava a tormentarla? La polinesiana dopo quell'incontro decise di raggiungere casa della cubana. Temeva che Lauren avesse raggiunto la sua amica, subito dopo la discussione con i genitori di Camila.

Alejandro non era per nulla felice dopo ciò che aveva sentito, mentre Sinu rimase in silenzio a riflettere. Se fosse stato per l'uomo, avrebbe già fatto incarcerare Lauren Jauregui pur di tenere al sicuro sua figlia.

"Cami? Sei in casa?" Dinah una volta entrata chiuse la porta dietro di sé. Pensò persino di tirare la catenella per sicurezza. "Sì." Una voce arrivò dal piano di sopra e poco dopo, alla fine delle scale, si presentò Camila in pigiama.

"Ciao Dinah, dove sei stata?" La cubana le sorrise e cercò di nascondere il suo turbamento causato dall'incontro inaspettato. "Ero... dovevo fare una commissione ma niente di cui preoccuparsi." Sì fermò a riflettere, osservando bene Camila si accorse che lei stava tremando.

"Che cosa è successo Camila?" La donna scosse la testa e portò la sua mano alla spalla quasi a rassicurarsi. Dinah si avvicinò a lei e la strinse fra le sue braccia. "Sai che puoi parlarmi, vero?" La donna annuì e fece un breve sospiro prima di parlare.

"Prima... ho trovato Lauren fuori di casa e non sono scappata. Le ho parlato." La polinesiana non nascose il suo stupore e aspettò che lei continuasse.

"Io non penso di essere abbastanza lucida da interpretare le sue parole nel modo più giusto. So che dovrei farmi vedere da qualcuno e so che... non posso rimanere in silenzio per troppo tempo." Dinah non capiva com'era possibile che qualcuno avesse ferito una ragazza così dolce e gentile. Almeno Lauren aveva risolto la questione, facendo sparire quell'uomo disgustoso.

"Camila non c'è fretta. Fidati di me, io non permetterò a nessuno di farti ancora del male." Dinah stava piangendo e i suoi singhiozzi svuotavano la casa da quei silenzi assordanti. La cubana la strinse a sé e le sussurrò che le credeva e che voleva aiutarla in qualche modo.

"Dinah... voglio raccontarti di quello che mi è successo là dentro." La sua voce tremò. "Però... non so se posso farcela. Ogni notte mi sveglio a causa degli incubi e durante il giorno ho continui flashback... non capisco più che cosa sia realtà o meno." Camila dopo aver detto questo si fermò a riflettere: a volte aveva visioni che la bloccavano nella sua routine quotidiana, come quella volta in cui stava lavando i piatti e un forte dolore alla testa l'aveva immobilizzata. Senza rendersene conto stava vivendo un ricordo:

Flashback

"Lauren Jauregui. Credi davvero di conoscere questo mostro?"

"Chiuda la bocca Shawn, sei più pazzo tu di tutti i pazienti del mio vecchio sanatorio messi assieme!"

"Schifosa-!" Un uomo fermò il braccio del ragazzo alzato per colpire. Sì mise davanti a lui e guardò negli occhi la donna legata alla sedia e sussurrò acido: "Meglio che stai zitta perché nessuno qua può proteggerti..." Camila si sentì rabbrividire, sapeva che era vero. Odiava ciò che stava sentendo nel suo petto: quel profondo dolore che le strappava via la speranza.

"Ora torniamo al nostro giochetto." L'uomo sconosciuto accese uno schermo e prese nelle sue mani delle pinze.

"No ti prego... NO!" Un urlo agghiacciante spezzò il silenzio di quella notte.

Fine Flashback

"Dinah io non so che fare... ho così paura di loro..." Camila iniziò a singhiozzare insieme alla sua amica e la strinse contro di sé. "Cami-!" Qualcuno bussò alla porta.

Pink Gunpowder (GIRLXGIRL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora