XIII- Un nuovo inizio?

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Dopo che la polizia abbandonò la casa, Lucy si fermò per parlare con Camila; voleva tenerle compagnia e assicurarsi che stesse bene.

"Vuoi qualcosa di caldo Lucy?"

"Un tè può andare, grazie." rispose la donna e appoggiò la sua giacca sulla sedia; guardava la cubana con preoccupazione, ma non osava parlare per prima: la intimoriva la situazione in cui erano capitate. Camila era ancora traumatizzata da quei maledetti giorni nel Belle Reve e adesso capitava pure che venisse assalita da quello stesso mostro che l'aveva tormentata. Che cosa era successo comunque? Nessuno lo sapeva ancora, perché quei nastri erano stati danneggiate, ma aveva sentito da parte di Lauren che avevano trovato un mago dei computer: magari sarebbe riuscito a prendere qualcosa dai file danneggiati.

"Lucy, come vedi Lauren?" Quella domanda la stupì, catturò la sua attenzione.

"Che cosa intendi?" Non era pronta ad affrontare quel discorso: aveva visto la sua amica cadere e risollevarsi troppe volte, cambiare da un momento all'altro. Quindi come poteva definire Lauren?

"Ti sembra... cambiata?" La cubana si voltò dopo aver messo sul fuoco l'acqua e osservò con sincera curiosità Lucy: non c'era paura nei suoi occhi, non tremava più il suo corpo e non aveva difficoltà a pronunciare il nome della corvina; forse stava accettando la situazione.

"Non la conosco da tanto quanto Normani, ma sono più di due anni che le sto accanto... sì, è diversa, decisamente più umana di quando l'ho incontrata. Probabilmente giochi un ruolo importante in questo Camila, la stai migliorando. La vedevo persino sorridere con te."

Camila aveva tante domande e non sapeva da dove iniziare per colmare quella curiosità. Dopo aver terminato di preparare il tè, lo versò nelle tazze, poi si prese del tempo per riflettere sorseggiando la sua bevanda calda. Dopo aver visto Geoffrey, le era tornata parzialmente la memoria: sapeva di non essere stata aggredita fisicamente ma le avevamo iniettato delle sostanze che le avevano provocato degli stati confusionali: probabilmente degli psicostimolanti, o droghe come la LSD. Camila aveva passato molte ore in quel carcere: mai si era sentita così sola, seduta accanto al muro sporco e inciso dalla disperazione; infatti c'erano disegni scalfiti, giorni contati e parole folli, ma tutto prendeva un senso se vivevi li dentro.
Si ricordò anche dell'uomo di nome Ty: avrebbe voluto raggiungerlo per aiutarlo, ma conosceva solo il nome e la voce dell'uomo che le aveva tenuto compagnia e che l'aveva rassicurata.

"Sai... credo tu abbia ragione ad aver paura."

"Che cosa?" La cubana emerse dai suoi ricordi per tornare alla realtà.

"Lauren è come un animale selvaggio: puoi crescerlo con molto affetto, nutrirlo e giocarci insieme, ma non potrai mai sapere se ti vedrà comunque come una preda e basta, azzannandoti e ferendo la tua fiducia. Però non è così con te, nemmeno con le persone che le stanno accanto: ha un cuore, ma è cresciuta in un mondo pericoloso e ha dovuto difendere sé stessa ad ogni costo."

"Lucy, io non capisco più che cosa sento per lei." Camila fermò la donna, esprimendo la verità dietro al suo silenzio. "Ho paura di quello che divento con lei. So che ogni volta che la vedo o la penso il mio cuore batte per un motivo differente dal terrore. Vorrei solo potermi affidare a lei, sapendo che mi ama abbastanza dal cambiare alcune cose... non penso di chiedere troppo. Vive nel pericolo e io non posso stare con lei se mette a rischio anche chi amo di più."

"Sono sicura che voi due potete risolvere tutto insieme, dovresti cercare di-"

"So che cosa vuoi dire Lucy. Dovrei ascoltarla, ma non riesco a fidarmi delle sue parole. Tutto sembra cambiare e così l'immagine che ho di lei..." Sospirò.

Pink Gunpowder (GIRLXGIRL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora