"Let me go
I don't wanna be your hero
I don't wanna be your big man
I just wanna fight with everyone else..."
Pioveva a dirotto mentre guidavo per quelle strade sempre più familiari. Avrei dovuto raggiungere l'ultimo posto a cui stavo pensando. Il tribunale. Mi avevano chiesto di presentarmi al commissariato di polizia ma con il mio avvocato ero riuscita ad evitarlo. L'unica cosa a tenermi a freno in tutto quello schifo era la speranza che Camila sarebbe tornata da me. Era il mio sorriso, l'unica cosa che mi faceva sentire parte di questo mondo. Prima di lei nulla aveva senso, le persone erano semplici icone, la morte uno stupido scherzo. Non mi importava nemmeno di vedere la gente supplicarmi per continuare vivere o non essere abbandonati. Facevo solo ciò che mi sussurrava il demonio dentro di me: una voce ostile e orgogliosa che spesso giocava con le mie idee e convinzioni; mi diceva di spezzare ogni cosa, odiare e uccidere.
Le mie notti erano insonni, usavo le persone per dimenticare tutto e tutti, le portavo nel mio letto e ci giocavo finché ero appagata. E quando vidi Camila, non desideravo altro che divertirmi con lei. Poi qualcosa cambiò: cominciai a passare il tempo a pensarla ed ero impaziente di vederla ancora; i suoi occhi mi tormentavano e sentivo una confusione che mi faceva irritare e che non comprendevo. Era disgustoso.
Io che sapevo solamente odiare, non potevo provare un gusto così dolce sulla lingua e un calore nel mio petto: questo mi rendeva ancora più arrabbiata.
E mentirei se dicessi che non ho mai pensato di spezzare anche lei. Tenerla tra le mie braccia era così invitante, ma non riuscivo. Solo guardarla mi faceva indietreggiare e se la toccavo ero delicata. Pensare alle notti passate con lei mi faceva sentire male: mi mancava il suo calore, il suo profumo, la sua pelle. Avrei voluto stringerla a me, accarezzarla e baciarla dappertutto.Ma non potevo. E forse mai avrei avuto una seconda possibilità con lei. Non serviva un filmato o una testimonianza per capire che le sue torture si erano limitate ad aprirgli gli occhi su ciò che ero. Un mostro, con la sete di sangue e la paura della giustizia. Perché mentire? Avrebbe dovuto odiarmi fin dal primo giorno; almeno non sarei stata la patetica pazza e ora persino innamorata.
"Ehi Lauren." Risposi ad una chiamata, senza curarmi di chi fosse. La voce era chiaramente quella di Madison: "Ho brutte notizie. So che non è un buon momento, ma devi sentirle."
"Dimmi."
"Ho buoni motivi per pensare che Shawn sia vivo e non sia solo." Dopo aver sentito quelle parole strinsi la presa sul volante ed accostai. Avrei sicuramente causato un incidente altrimenti. Infilai le mie mani tra i capelli, abbassando il capo e stringendo i denti per la rabbia. "Non potete rintracciarlo?"
"No, ora dobbiamo solo aspettare una sua mossa. Nel frattempo dobbiamo capire chi è il suo alleato."
"Okay. Grazie Madison."
"Lavoro per te, è normale." Chiuse la chiamata e mi lasciò nel completo silenzio. In mezzo al nulla. Tra i miei respiri e le macchine che passavano riuscii a sentire le risate di alcuni ragazzi che camminavano per strada. Mi ricordavo la mia adolescenza, piena di pericoli, ma trovavo divertente combattere, superare degli ostacoli, arricchirmi, spassarmela fino a dimenticare il mio nome. Ora era così diverso e il peso del mio passato così gravoso.
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Pink Gunpowder (GIRLXGIRL)
Fanfiction𝔖𝔢𝔮𝔲𝔢𝔩 𝔡𝔦 𝔇𝔞𝔪𝔞𝔤𝔢𝔡 𝔏𝔬𝔳𝔢 Camila è sparita nel nulla e Lauren Jauregui si ritrova ad affrontare il processo e i suoi problema senza di lei... finché non scopre dove è tenuta prigioniera. Dubbi, pentimenti, lotte interiori e molto al...