XI

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CAMILA 

Cambiai l'ennesimo canale e non trovando nulla d'interessante spensi la televisione. Mi stavo annoiando molto ma non sarei andata a riposare prima di ricevere notizie da Dinah. Mi sarebbe bastato anche un solo ciao; all'inizio mi ero un po' preoccupata ma il pensiero che Normani fosse con lei mi rassicurò abbastanza da evitare il panico. Cercai di alzarmi per prendere un bicchiere d'acqua, ma una forte fitta alla tempia me lo impedì: sapevo che cosa stava per succedere e non volevo accadesse mentre ero sola in casa. Strinsi i denti e mi aggrappai al bracciolo del divano: 

"Non vuoi veramente questo."

"Stai zitta stronza! Non vedi che è un mostro? Devi essermi grata che ti sto salvando, sei lontana da lei e non può farti del male!"

"Basta Shawn-!"

Delle voci stavano riempendo la mia testa e faceva davvero male, sentivo il mio corpo tremare.

"Shawn!" Urlava l'uomo mentre lo prendeva per le braccia bloccando l'ennesimo tentativo di aggressione sulla donna. Quest'ultima tremava e guardò entrambi con disperazione: si accasciò su sé stessa, era troppo stanca per replicare. Da ore che le facevano vedere quei dannati video e sentiva ancora l'ago infilato nel suo braccio.

"Mi ha abbandonato... vero? Voleva uccidermi... forse." La ragazza cominciò a sussurrare parole sconnesse ma il discorso era chiaro; l'uomo sorrise compiaciuto e ordinò a tutti di abbandonare la stanza. 

"Maledizione!" Urlai dalla rabbia. Non capivo che cosa fosse successo, non ricordavo nemmeno il volto di quel maniaco. Raggiunsi la cucina lentamente, provata dai recenti avvenimenti. Avevo di nuovo paura. Quella donna mi aveva abbandonata davvero, mi avrebbe uccisa se non fossi stata utile per lei... come avevo potuto seguire i suoi ordini? Forse aveva usato delle sostanze allucinogene, droghe o altro... perché ero ancora viva? Quali erano i suoi piani? Poi mi bloccai. Avevo sentito un rumore provenire dal giardino: il mio cuore non aveva un battito normale, mi sembrava che da lì a poco sarebbe scoppiato. Impugnai un coltello da cucina, che avevo lasciato sul bancone, poi mi avvicina alla finestra per osservare l'esterno. Non era ancora notte ma il sole se ne stava andando e il buio calava sempre più velocemente.

Un altro rumore: dei passi striscianti sul lastricato. Cominciai a tremare. Dalla finestra non avevo visto nulla, nemmeno un segno del passaggio di qualcuno; però dopo qualche minuto straziante in cui ascoltavo quei rumori, vidi un'ombra passare vicino alla finestra del soggiorno. A quel punto andai nel panico: cercai il telefono, ma era sul divano; sarei dovuta andare nella sala principale per prenderlo. Stringendo forte la mia arma raggiunsi la mia meta e non vidi più nessuna ombra. Erano allucinazioni? Quei ricordi mi avevano forse reso confusa?

Qualcuno bussò, ma non alla porta.

Spalancai gli occhi e voltandomi verso il luogo di provenienza del suono, vidi ancora l'ombra. Era proprio vicino alla finestra della cucina. Presi il telefono e pensai a chi chiamare: Dinah? E se fosse tutta una mia immaginazione? Avrei rovinato il suo appuntamento con Normani. Ally? No, non potevo metterla in pericolo. Allora chiamai l'unica persona che avrebbe potuto aiutarmi.

"Pronto? Camila, qualcosa non va?"

"Lucy, c'è q-qualcuno." Forse era una coincidenza, ma in quel momento esatto, un altro rumore mi spaventò, ma non veniva da fuori... sembrava provenire dal piano superiore.
Prestai attenzione, col fiato sospeso: un altro passo.

Mi rifugiai nel bagno infondo al piano e socchiusi la porta.

"Camila ti prego spiegati meglio. Sto arrivando."

Pink Gunpowder (GIRLXGIRL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora