Capitolo 29: il fu Mizukage Shinso (prima parte)

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Il vuoto. Il rumore senza suono di lampioni spenti. L'ascolto di strade senza persone, del cemento immobile. Il cielo senza uccelli, riempiti della mancanza del loro cinguettare. Un sipario chiuso in faccia agli spettatori, dopo un finale brutale e irriconoscibile nel suo volto. 

I pokémon in piazza erano diventati come questa immobilità narrata, con il solo sguardo rivolto verso la ranocchia maledetta, tenuta in alto come una strega da immolare, con il volto affogato in un misto di mare salato e bruciante, e una notte fredda e senza stelle.

La morsa di Sobek che lo teneva era dura e stritolante, quasi come se al posto della mano vi fosse la stessa bocca a reggerlo. Il braccio rotto stava cominciando a gonfiarsi, formando un livido nero dal diametro di ventotto centimetri, come se non fosse già abbastanza la macchia oscura che aveva sull'occhio destro.

Eppure, dalla viscida Schiumorana, non si sentiva un rumore. Nessun gemito, nessun pianto. Le lacrime erano immobili sul suo viso, come se avessero perso la forza di cadere.

- Ha detto... Shinikage? - Si chiese Bishop, senza rivolgere specificatamente la domanda a qualcuno. 

Davanti a quel nome, Dingo non ebbe alcuna emozione. Non che quel nome non ne fosse degna. La realtà dei fatti, era che il terrore di quella rana viveva ancora in lui, impedendo al suo cervello di elaborare altre informazioni. 

Benji, invece, aveva perso ogni ragione per respirare. Tutto quello che aveva visto, tutto quello che aveva provato nei confronti del Frogadier, dalla pietà al rispetto. Ogni singola cosa si perse in quell'occhio giallo dalla sclera nera, che ancora viveva nei suoi ricordi come il più feroce degli incubi. 

Gli abitanti di Crillaropoli erano immersi in una uguale paura: tra i semplici cittadini che conoscevano per sentito dire, e i Mizukage sopravvissuti alla tragedia, sensazioni come puro terrore e leggera rabbia aleggiavano tra di loro. 

Ma la paura era il fattore principale: troppi stimoli, sia dai ricordi che dalla presenza della ranocchia stessa e del Kurokiba, stavano ricevendo per poter provare l'emozione attiva dell'ira. Il silenzio della piazza fu rotto dai rifugiati più anziani: non riuscendo a reggere tutto quello che stava succedendo, le loro gambe cedettero, costringendoli a sbattere per terra come se avessero ricevuto un forte colpo alla testa.

- S... sh.... s-shi...

- S...shini...kage...

Persino lo spirito forte di Kazumi ebbe un duro colpo: i suoi occhi stavano tremolando come una diga pericolante, pronta ad infrangersi e liberare il fiume che stava bloccando, travolgendo con sé ogni cosa sul proprio cammino. Brina era pietrificata: voleva dimenticarsi della sua esistenza, della sua persona, del fatto che fosse sdraiata sulla terra, e che stesse venendo bagnata dalla luce del tramonto.

- Anni... e anni... - disse Sobek, continuando a stringere la Schiumorana, - anni e anni... con un incendio nel mio corpo...

Elliot ebbe un altro shock mentale. Dopo aver abbandonato come realtà ciò che aveva visto, ora questa si ripresentava ai suoi occhi accarezzandolo con mani raggrinzite e unghie taglienti. "Non sono stato io!" "No scherzo, sono stato io" "Ma va! Come posso essere stato io! "Non ti fidi di me?" " Fai bene, perché sono stato io!". Sembrava di essere preso in giro da una bambina di otto anni, che si divertiva a perculare l'amica credulona. 

PSMD: Le cronache dell'Oricalco. Secondo atto: il crepuscoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora