Capitolo 27: l'ampolla del Dottor Jekyll (Terza parte)

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Centosettantesimo anno del drago, ore 19.40. La battaglia tra l'eroe di Borgo Quieto e quello di Borgo Tesoro si era conclusa, lasciando libera la grande piazza dal potente suono di pugni e sfrigolii metallici. Elliot Dandelion aveva sconfitto l'indomabile Rukio, spegnendo finalmente le fiamme che imperversavano nella piazza di Crillaropoli, la città che voleva esiliarsi dagli scontri. Nonostante la vittoria, però, egli non si sentiva un vincitore. 

Il suo rivale dalle idee sbagliate aveva lottato con onore, con ferocia e facendo in modo di riuscire, a tutti costi, a difendere il proprio compagno Shinso, per salvarlo dalla giusta punizione. Tuttavia, a differenza del cavaliere, egli non aveva perso di vista il motivo per cui combatteva: difendere i pokémon deboli, combattere per il bene e fare in modo che, tutti quanti, potessero vedere senza paura il futuro. 

Il pinguino, invece, accecato dalla rabbia dei suoi sforzi, da lui stesso reputati inutili, aveva combattuto senza preoccuparsi di chi aveva intorno, dimenticandosi la sua stessa ragione di esistere. Non stava piangendo, ma era sul punto di farlo: era con le ginocchia a terra, con le pinne lungo i fianchi, con lo sguardo completamente assente e vuoto, incredulo davanti a ciò che lui stesso aveva fatto. Il suo compagno Chikatomo, dopo la sfuriata, era rimasto in piedi con il viso bagnato, con i denti digrignanti e i pugni stretti. 

Non stava guardando il suo partner: il suo buon cuore lo rese profondamente addolorato, per aver inveito contro di lui, ma l'ira per i suoi errori era ancora forte e sincera, bruciandolo completamente nel profondo. Gli abitanti erano persi: due eroi scontrati sul loro suolo se ne erano date di santa ragione, combattendo l'uno contro l'altro come mostri. Tra la faccia sconfitta di Elliot e il corpo malridotto di colui che era rinomato per non essere mai sconfitto, erano immersi in un mare di tristezza, portato da una perdita che, per loro, non aveva niente di giusto. Lo spirito di Rukio aveva contagiato tutti: i paesani furono portati per istinto a tifare per il piccolo licantropo. 

Da tifosi affiatati, avrebbero dovuto inveire contro il vincitore, che si era comportato in modo disonorevole e senza rispetto. Non solo queste affermazioni non erano completamente esatte, ma nessuno di loro se la sentiva. Lo percepivano, lo commiseravano: il pokémon Imperiale era in una fase di odio e perdizione nei confronti di sé stesso, completamente accecato dal suo stesso stato d'animo. Una lezione gli era stata impartita dal collega più giovane, nel forse più brutale dei modi, e nessuno avrebbe potuto farlo sentire peggio di quanto non si stava già sentendo lui. Nello stesso silenzio post guerra, dopo il passaggio di morte e distruzione, il resto degli esploratori erano increduli e shockati. 

Nessuno di loro si sarebbe mai aspettato quell'esito: un eroe testardo e volenteroso, che mai aveva abbassato la testa, aveva deciso all'ultimo di rinunciare alla vittoria, dandola in mano al guerriero che aveva attaccato un loro compagno di squadra. "Anche se sono debole, non mi arrenderò mai": sembrava difficile accettare che, lo stesso in cui credeva fermamente queste parole, fosse stato sconfitto per colpa di sé stesso. Kenji e Shinso portarono il corpo esausto di Rukio ai suoi colleghi, rimanendo con la bocca chiusa. Il Frogadier tirò fuori un panno per stendere il Riolu, mentre il compagno ve lo poggiò adeguatamente. Weavile e Lopunny seguirono con lo sguardo il Legnogeco, spostandolo poi sul corpo bruciacchiato del capo della spedizione.

- Lui non si è arreso. 

Le parole dello spadaccino risuonarono come il sibilare di un serpente a sonagli in mezzo alle dune sabbiose, ma con la fermezza del galoppo di un cavallo. L'attenzione fu rivolta verso di lui, alla ricerca di una risposta.

- Non ha mai combattuto per sconfiggerlo... e basta.

Voltò leggermente il volto dietro di sé, dando un'occhiata all'Empoleon. 

- Regola numero tre del team Skyraiders:" 'Vincere' non è 'La vittoria' ". Ci sono scontri che non puoi vincere sconfiggendo il tuo avversario. L'unico modo per batterlo, era "fargli capire". Credo sia questo, quello che ha voluto fare il capitano.

PSMD: Le cronache dell'Oricalco. Secondo atto: il crepuscoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora