Anatomia di un abbraccio

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Irama

Sono in stanza, Biondo è uscito a cena con Emma, mentre Einar si sta facendo la doccia, io sono un paio di giorni che ho un po' di confusione in testa, cosa che si è acutizzata, soprattutto dopo l'incontro di oggi con Annalisa.
Ho le cuffiette nelle orecchie, mentre ascolto qualche canzone ritmata cercando di rilassarmi un po', mi arriva la tradizionale videochiamata serale di Ludovica direttamente da Milano.
"Ehi principessa" le rispondo sorridendole, cercando di non far trasparire dall'espressione, l'umore sotto i piedi. - anche perché lei solitamente impiega qualche secondo a capire cosa mi succede -  "Ehi bel ragazzo" dice mimando con le labbra un bacio, unito al rumore di uno schiocco. "Cos'è quel sorriso finto?" mi chiede, mentre beve un sorso caldo dalla sua tisana. "Oggi ho incontrato Annalisa in saletta, ho cantato la canzone scritta per mio padre e i ricordi mi hanno un po' appesantito." le dico, mettendomi a sedere sul letto, mentre infilo una mano tra il ciuffo di capelli, per sistemarlo. "Le cose te le devo sempre tirare fuori con le pinze?" mi chiede sospirando pesantemente e scuotendo la testa. "Lo sai...." le rispondo accennando un sorriso. "È davvero tosto a livello emotivo, poi la cosa che mi frena di più è il fatto che lui non ne sa niente, che lo scoprirà solo quando lo sentirà in televisione..." ma la sua voce mi interrompe. "E sarà fiero di te Filo, sarà orgoglioso di avere messo al mondo una persona speciale come sei tu!" mi dice incoraggiandomi. "Lo sai com'è fatto, esattamente come me: tendiamo a tenerci tutto dentro, per la paura di pesare sulle spalle delle persone, non parliamo mai, non ci confidiamo con nessuno per il timore di rivelare troppo di noi stessi. Tratteniamo tutte le emozioni dentro allo stomaco, per la paura che quella spessa corazza, costruita con anni di ferite, possa rompersi e spogliarci troppo, o in modo troppo repentino. E te lo giuro, è una merda sentirsi così...." le dico piegando il collo da una parte all'altra, facendo scrocchiare le vertebre. "Non devi aver timore di niente, lasciati andare..." mi dice mentre mi guarda - e sembra quasi che mi voglia accarezzare, che se fosse qui mi cullerebbe tra le sue braccia come fossi il suo bambino e finirebbe con il coccolarmi per tutta la notte, fino a farmi addormentare - "Sai cosa c'è? Ho pensato anche alla canzone scritta per Adri e - " - mi fa male  persino esternarle certe cose, mi fa male anche solo pensare a lei - "E mi sono sentito un idiota, perché in un momento di merda, di sconforto, di tristezza o di dolore non penso ad altro che a scrivere. Non penso a stare vicino alle persone care, non penso a confortarle o a prendermi cura di loro e carico di un po' di quella sofferenza, no. No. Io mi isolo, prendo il mio quaderno e inizio a scriverci sopra con la mia penna. Talmente di getto, che il più delle volte scrivo frasi senza senso, mi chiudo in me stesso, escludendo tutto e tutti. Passo addirittura notti intere in una stanza buia, solo per trovare una cazzo di parola che sia in grado di racchiudere quelle sensazioni che cerco di soffocare dentro." scuoto la testa, sospirando. "Non so, a volte ho paura di sbagliare tutto, di avere un carattere talmente complesso da non poterci convivere." le dico, lei mi fissa per qualche secondo negli occhi, - come se l'avessi disarmata, come se queste confidenze l'avessero lasciata quasi senza parole - poi mi dice una cosa che è in grado di lasciare me senza la facoltà di parlare. "Ti conosco Filo. Ti conosco talmente bene che quegli occhi per me non hanno segreti, con me ti sei lasciato andare così tanto, che ho avuto la possibilità di vedere ogni cosa che porti nel tuo infinito bagaglio e che poi infili dentro di te, nel tuo mondo, alla gentile visione di pochi eletti...E ti assicuro che mi sento fortunata, immensamente fortunata ad aver incontrato una persona come te, talmente profonda e bella che, a volte, è in grado di lasciarmi persino senza parole.
Solo una cosa: lasciati andare! Non premere il pedale del freno, anche se hai una fottuta paura di schiantarti, di cadere, di farti male, di fallire. Lasciati andare comunque. Libera la testa dai pensieri e goditi la bellezza del viaggio." mi dice sorridendomi, mentre io di risposta rimango imbambolato davanti allo schermo, senza pronunciare una parola. - e penso che, in realtà, il fortunato sono io. Io che ho incontrato una persona come lei. Lei che ha avuto la pazienza di ascoltarmi, di capirmi anche quando nemmeno io ci riuscivo, che ha avuto la bravura di spogliarmi dai quintali di paranoie che mi sotterravano. Lei che è riuscita a migliorarmi, a farmi diventare un uomo migliore e soprattutto a farmi capire cos'è l'amore -
Dopo qualche altra chiacchiera, ci salutiamo e appena finita la videochiamata, mi arriva un messaggio proprio da lei.

Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora