Ti sento ovunque

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Ludovica

Me l'aveva promesso, mi aveva giurato che il tempo sarebbe passato in fretta, talmente veloce da non accorgercene neanche ed invece è solo passata una settimana, mentre il vuoto che sento nel cuore sembra non passare mai.
È passata la prima puntata del sabato, i primi giorni dentro alla scuola e vederlo solo attraverso uno schermo continua a farmi stare immensamente bene da una parte e quasi male dall'altra.
Vederlo mentre al mattino si sveglia avvolto dal piumone, si stropiccia gli occhi e poi si ributta con tutto il peso sul letto come suo solito,  con quella sua faccia assonnata da bambino di pochi anni.
O ancora, mentre ascolta attento i giudizi dei professori, oppure mentre in palestra improvvisa un duetto con Emma sulle note di 'Un respiro'. Oppure mentre, appena entrato in casetta, parla con la sua famiglia: il padre più chiuso e distaccato come sempre, poche semplici parole, anche se non esita a farlo ridere; mentre Patrizia dolce, con quella voce squillante e felice, piena di orgoglio e soddisfazione nel vederlo lì.
Oggi sto guardando il giornaliero ed è un po' più dura del solito, bastarda lontananza che si mette di mezzo; Di Francesco gli ha fatto alcune critiche sulla puntata appena trascorsa e dal suo comportamento freddo noto che sta accusando il colpo. Esce in giardino con il cappuccio della felpa che quasi gli copre il viso e una sigaretta tra le dita, aspira quella nicotina in fretta, come se il nervoso lo stesse quasi divorando dentro, mentre con la voce rotta si sfoga con Emma, parla in modo veloce, tanto che arriva persino a balbettare leggermente. "Non ho altri mezzi per esprimermi, lo faccio solo attraverso la musica." sussurra con la voce spezzata e gli occhi che si arrossano sempre di più. "Poi - poi rischio di finire così e mi sento un coglione." pronuncia amareggiato, poco prima che Emma lo stringa forte in un abbraccio. - e cavolo, quanto vorrei essere al suo posto, incrociare i suoi occhi e baciarlo fino a star male -

Si isola, resta da solo in quel giardino vuoto, poi decide di rientrare in salotto e inizia a piangere: ha il viso arrossato, - quasi come se stesse trattenendo della rabbia nello stomaco - gli occhi cerulei ormai talmente bagnati da essere trasparenti e le mani che tentano di coprirlo, di nasconderlo come la più spessa delle armature, di proteggerlo perché farsi vedere così debole gli fa troppo male.
Inizia a parlare, con la voce rotta dalle lacrime che cerca di far risultare normale, che quasi ogni parola gli muore in gola, che quasi soffoca tra quei singhiozzi. Ed anch'io mi ritrovo ad avere il viso bagnato da gocce d'acqua salate, che se potessi correrei a Roma solo per abbracciarlo, anche solo per cinque miseri minuti.
"Mi tengo tutto dentro, faccio fatica perché mi vergogno e fa - fa male." sussurra e mi fa una tenerezza che quasi sento il mio cuore stringersi fino a contorcersi. Anche se io, infondo lo so, che non è tutto partito da quella critica, non sta parlando solo del fatto che è andata male l'esibizione in puntata e che non avrebbe voluto esordire in quel modo, sotto c'è ben altro. Infatti, qualche minuto più tardi inizia a parlare della casa discografica, di tutto quel che è successo, di quanto l'abbiano fatto sentire un fallito, un ragazzino a cui hanno sgretolato il sogno davanti agli occhi. Di quanto la musica sia la sua vita, di quanto i suoi occhi vivano di lei, ma purtroppo anche di quanto sia contornata da un mondo di merda, fatto solo di uffici perfetti, con gente in cravatta e la voglia di far tanti soldi sulla pelle degli altri. - talmente tanti che arriverebbero persino a vendere l'anima per qualche spicciolo in più - 'Sono partito con un amico da una stanzetta a fare un disco. Il primo pezzo è andato a Sanremo, il secondo ha fatto disco d'oro, il terzo è andato benissimo; poi improvvisamente inizio a stare fermo. Mi dicono che i musicisti non vanno bene e dobbiamo cambiarli, non è il tuo mondo, meglio che inizi a fare l'autore per altri e mille altre puttanate simili. Il problema è che la risposta c'era, i fan non mi hanno mai abbandonato, mai deluso ed è questo che fa più male. Ed è anche il motivo per cui mi torna tutto contro in un istante, perché appena commetto un errore mi cadono addosso tutti quei fottuti ricordi ed è come se fosse doppio e fa anche doppiamente male. Mi - mi affliggo perché sento la responsabilità e so che non posso permettermi un passo falso, che ho ricevuto così tanti calci in bocca, che non ho mai mollato e che ora devo rialzarmi." ed io a stento riesco a stare calma, i singhiozzi ormai riempiono il silenzio della mia stanza, si insinuano addirittura nelle pareti e mi crolla di nuovo tutto addosso. Tutti quei mesi in cui non sapevo cosa gli stesse accadendo, in cui ha preferito tenermi fuori per non farmi soffrire, in cui non mi parlava, non mi chiamava ed il mio mondo era diventato triste e cupo. Quelle volte a casa di Lorenzo in cui mi rifugiavo in bagno a piangere, mentre lui a stento si alzava da letto, quegli attacchi di panico che a volte erano così intensi da non sapere come calmarlo, quei giorni in cui urlava e basta, urlava fino a perdere persino la voce, con il collo ingrossato e la vena nella fronte che pulsava di rabbia. Tutti quei ricordi che sembravano muri invalicabili, così spessi da essere duri come cemento armato, ma che insieme siamo riusciti a buttar giù, anche se so che in un angolo del suo cuore rimarranno indelebili e oggi me lo sta dimostrando. "Qui dentro sono da solo, completamente da solo e forse è questo quello che mi fa più male. Nelle mie esibizioni, nelle parole delle mie canzoni porto tutto il mio bagaglio, la mia storia ed automaticamente anche le persone che ci sono sempre state ed hanno sempre creduto in me, senza esitare mai, persino quando io stesso non ne ero capace. Ed ora ho paura, paura perché tutta quella merda non l'ho ancora accettata e né tantomeno superata e quindi mi affliggo, continuo ad affliggermi ogni volta che faccio un errore perché so che questa volta sarebbe solo colpa mia e non posso permettermelo." ed io continuo solo a piangere. Sento il suono dell'arrivo di un messaggio sul telefono e leggo il nome di Lorenzo sullo schermo, ma decido di non rispondere. Continuo semplicemente a tenere lo sguardo fisso sulla televisione e a rigirarmi il telefono tra le mani, mentre le lacrime si asciugano sulla pelle e mi resta quella sensazione di vuoto nello stomaco. "Mi sono sentito un cazzo di burattino buono solo a sputare canzoni, loro avevano il culo al caldo nel loro ufficio splendente e curato, con quella puzza di soldi che mi sembra di sentire ancora adesso nelle narici. Non riesco neanche a spiegare quanto sia brutto vedere una persona che ti sgretola i sogni davanti agli occhi, come se fossero effimeri castelli di sabbia spazzati via dalla prima onda." sussurra, mentre continua a schiarirsi la voce spezzata dalle troppe lacrime. "Sabato spaccherò, questo è sicuro, però i primi giorni reagisco sempre così. Mi affliggo, continuo a buttarmi giù, a tornare con la testa a quei momenti. Mi ritrovo a frignare tra le pareti del bagno da solo perché - perché mi da fastidio, perché non mostro mai le ferite che continuano a farmi sentire debole e sconfitto da qualcosa che mi ha schiacciato per un botto, ma soprattutto perché solo due persone sarebbero in grado di aiutarmi, ma non sono qui adesso." sussurra, mentre si alza per prendere un fazzoletto e poco dopo esce ad accendersi una sigaretta. Io ne approfitto per prendere il telefono e rispondere al messaggio di Lorenzo.

Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora