Irama
Quella dannata lettera l'ho letta tutta d'un fiato, con il respiro affannato e il battito del cuore accelerato. - fin troppo - Poi sono crollato nel pavimento fresco della villa di Lorenzo, senza forze, esanime come se il mio corpo non volesse reagire.
Rabbia.
Delusione.
Tristezza.
Dolore.
Tanto di tutto. Una miscela delle sensazioni più brutte che ci esistono, tutte fisse sullo stomaco, pesanti come un tir carico di quintali di marmo.
'Ti amo, per sempre.' quelle parole continuano a risuonarmi in testa come la peggiore delle cantilene ed il respiro si spezza sempre di più. Non riesco nemmeno ad alzarmi, annientato ed esausto contro la parete di un muro di una casa, decisamente troppo densa di ricordi con lei. Ho avuto la forza solo di prendere il telefono e comporre il numero di Lorenzo. "Se ne è andata, Lori. -" così senza dargli nemmeno il tempo di rispondermi. Così perché lui mi conosce meglio di chiunque altro. "- Aiutami ti prego." ho aggiunto, con la voce spezzata dal pianto e dalla voglia di urlare che mi sale forte in gola. Il mio migliore amico che cerca di consolarmi, mentre io con un gesto butto giù la chiamata e abbandono il telefono vicino alle mie gambe. A terra, disteso su quelle piastrelle sempre più gelide. - nonostante il torrido caldo estivo -
Ho sentito lo stomaco bruciare, talmente tanto da farmi piegare in due dal dolore, mentre la bile sale in gola. Sempre più su, mischiandosi a quel grosso nodo che mi attanaglia le tonsille, tentando di togliermi il respiro in modo crudele. Che tossisco, cerco invano di calmarmi, di trovare un senso a questa mia reazione, ma non ce la faccio. - non ce la faccio proprio - Mi sento soffocare.
Vuoto, dannatamente vuoto.
Ma anche pieno di rabbia e voglia di spaccare il mondo.
Vorrei solo scomparire per un po'.
Partire e andare in un posto in cui nessuno mi conosce, in cui poter essere qualcun'altro per un po', in cui perdermi anche se difficilmente riuscirei a ritrovarmi. - senza di lei, ho perso un pezzo di me -Ed è anche per tutti questi motivi che ho preso un aereo, cercando di dimenticare i pensieri al check-in dell'aeroporto e sono stato in Finlandia. A scrivere, a pensare, ma anche a cercare di dimenticare.
Che poi come potrei dimenticare quella che ha preso il mio cuore e l'ha reso un posto così accogliente? - che stupido nel fare certi pensieri -
Ho fatto le valigie in qualche ora, prenotato il primo volo ed insieme a Giulio siamo tornati a trovare i nostri vecchi amici finlandesi. E fa quasi ridere l'ironia di questo destino infame: l'anno scorso sono scappato qui dopo la rottura con Ludo, dopo la morte di Adri, i problemi con la mia famiglia e la casa discografica. Ho preso la mia vita e ci ho tirato una grossa riga sopra, di quelle spesse da pennarello indelebile. Ho scritto così tanto in quei giorni, che la mia testa sembrava non staccare mai. Mai un attimo di pausa, un respiro di sollievo, mai la sensazione di sentire un po' meno dolore. - un po' più di leggerezza - Così, sono tornato in Italia con un disco praticamente già scritto, senza nessuno che volesse pubblicarlo. Con il cuore ancora completamente spezzato, un'assenza che non sarà mai più presenza e la consapevolezza che l'amore non facesse per me.
Quest'anno invece mi sono ritrovato lì, in quegli stessi luoghi, perso tra gli stessi paesaggi con un sogno saldo tra le dita, un tour pieno di concerti da iniziare, con il ricordo di piazze che hanno cantato con me per tutta l'estate, la felicità di sentirmi finalmente realizzato sia come persona che come artista, ma il cuore ancora dannatamente vuoto.
Senza di lei.
Un'altra volta.Qualche giorno fa ho deciso anche di aprire quella lettera che tenevo in tasca da settimane, quella che i miei genitori mi hanno consegnato con gli occhi lucidi quando sono stato a Monza con Ludovica, poco dopo la vincita del programma.
Ricordo che appena ho visto la busta avrei voluto urlare dal dolore, quella calligrafia mi riportava alla mente solo e soltanto una persona. - e sicuramente non ero pronto ad affrontare di nuovo quella tortura -
L'ho letta e riletta in una notte in cui la birra mi aveva spezzato in due lo stomaco e la testa avrebbe voluto volare altrove, in un'isola deserta per almeno un anno. Lontano da tutti e tutto, lasciandomi solo con i problemi ad attanagliarmi le membra, solo con la mia sofferenza.
Buio fuori e dentro me, solo una piccola luce sopra la mia testa e il fumo della sigaretta stretta saldamente tra le dita.
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Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA
FanfictionErano passati esattamente 9 mesi, circa 270 giorni, 6480 ore e 23328000 secondi dall'ultima volta che gli occhi di Ludovica e Filippo si erano incrociati, da quando le loro labbra si erano sfiorate e assaporate, da quando le loro orecchie avevano po...