Ludovica
Fa freddo, è il 27 gennaio e dal cielo stanno cadendo soffici fiocchi di neve bianca che piano piano colorano tutto il mondo intorno quasi fossimo in una fiaba.
Sono tornata a casa per una settimana, ho una pausa dall'accademia e avevo voglia di perdermi un po' nel calore della mia famiglia; che purtroppo da quando abito a Milano, vedo sempre meno e mi manca da impazzire.
Sono seduta al tavolo della cucina di mia zia, intorno il vociare dei miei parenti riuniti per un succulento pranzo: è sabato e abbiamo deciso di festeggiare il mio breve ritorno tutti insieme. Con mia mamma e mia zia, però, il sabato abbiamo un altro appuntamento fisso ed imperdibile: il pomeridiano di Amici - ormai tradizione di casa -La puntata sta procedendo bene, l'ospite è Ghali e per un attimo ci perdiamo ad urlare a squarciagola la sua canzone quasi fossimo delle folli in preda alla classica adrenalina da concerto, tant'è che il resto della famiglia ci guarda e scoppia a ridere.
Mi perdo in qualche commento riferito alla puntata con mia zia, quando sento la voce di Maria De Filippi annunciare un ragazzo come nuovo aspirante al banco; sento pronunciare quel nome e la sigaretta che stavo fumando precipita nel piatto scivolandomi tra le dita. - per un attimo smetto persino di respirare -
"Lo facciamo entrare, vieni Irama" dice la conduttrice mentre il pubblico scoppia in un fragoroso applauso. Tutti gli sguardi sono fissi e puntati sulla mia figura, il mio cuore accelera i suoi battiti in una maniera surreale e per qualche istante mi manca il respiro. - è davvero lui -
Maria inizia a parlare con Filippo, presentandolo come il vincitore delle nuove proposte di Sanremo 2016, lui visibilmente imbarazzato nasconde la mano dietro alla nuca e accenna un sorriso "In realtà vinsi il Coca Cola Summer Festival nella categoria Giovani, Sanremo quell'anno lo vinse Gabbani", io scuoto leggermente la testa sorridendo. - lo conosco alla perfezione e posso solo immaginare quanto sia in ansia in questo istante -Lo ascolto senza pronunciare nemmeno un suono, con lo sguardo fisso sulla televisione e il mondo intorno che diventa solo una cornice, che si trasforma in un contorno inutile. È diverso, diverso in un modo strano: cioè è sempre lo stesso, bello come non mai, - anche se indossa quegli stivaletti color cammello che odio, tant'è che l'avrò pregato milioni di volte di gettarli nel primo cassonetto- però ha lo sguardo meno luminoso, quel colore indefinito degli occhi non brilla più come prima; ecco forse è solo più spento.
La stretta allo stomaco aumenta e quasi mi sale la nausea quando sento la sua voce - è esattamente come la ricordavo ed è un suono che mi è mancato come l'aria dentro ai polmoni -
"Va tutto bene?" chiede mia mamma appoggiando la sua mano sulla mia e sorridendo, io nemmeno capisco cosa dice, mi limito ad annuire con un gesto della testa. - anche se i pensieri sono altrove, totalmente da un'altra parte -
Il cervello cammina così velocemente che quasi mi fa perdere i sensi, i pensieri si accumulano e si aggrovigliano sempre di più, quasi fossero una matassa impossibile da sbrogliare. Continua a parlare, a raccontare qualche pezzetto della sua storia, racconta di quell'anno infernale, del suo bisogno quasi vitale di fare musica, poi aggiunge un dettaglio che non conoscevo: è arrivato addirittura a stracciare il contratto con la Warner e a mollare tutto quello schifo che lo aveva distrutto per tutto quel tempo. - e il pensiero che riesco a formulare è uno solo: io non ci sono stata, l'ho abbandonato proprio quando tutto gli è crollato addosso, quando la sua anima è finita sotto chili di macerie insormontabili -"Che vuoi che sia". Sta per cantare. - non conosco questo pezzo, sicuramente l'avrà scritto ad Oslo durante quella settimana con Giulio, penso poco prima che lui stesso trasformi i miei pensieri in parole- e quel graffiato unico nella sua voce mi invade il sangue, fin dentro le vene, fino in fondo all'anima e le lacrime iniziano a scendere. Inesorabili, come se qualcuno avesse aperto un piccolo rubinetto nascosto dentro di me.
Mentre canta guarda sempre in alto, con l'indice della mano sinistra lievemente alzato sopra al microfono e quel gesto inconfondibile con le dita, come se cercasse di "toccare" l'aria, di rendere ancora più reali quelle emozioni, come se "assaporasse" quei sentimenti.
"...se c'è una cosa che ho imparato,
è che chi ama non si arrende mai."
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Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA
أدب الهواةErano passati esattamente 9 mesi, circa 270 giorni, 6480 ore e 23328000 secondi dall'ultima volta che gli occhi di Ludovica e Filippo si erano incrociati, da quando le loro labbra si erano sfiorate e assaporate, da quando le loro orecchie avevano po...