Eternamente nostri

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Ludovica

Lo stiamo facendo davvero.
È tutto vero, dannatamente vero.
Talmente tangibile, da essere vero.
Talmente vero che sento i brividi ovunque, forse tremo un po' anche per colpa loro.
Mi gira la testa, mi bruciano gli occhi, sento un groviglio strano avvolgermi lo stomaco e a stento riesco a reggermi in piedi.
È vero e tutto dannatamente strano.

Tutto è partito qualche giorno fa, quando un po' per gioco, sono finita in un atelier di abiti da sposa a Milano. Con me le mie due migliori amiche di sempre: Francesca e Letizia, con gli occhi già lucidi ed il telefono rigorosamente in mano, pronte ad immortalare ogni singolo momento. Siamo entrate e siamo state investite in pieno da centinaia di metri di tulle, pizzo, chiffon in qualsiasi gradazione di colore, forma e lunghezza.
Lì, l'inizio della consapevolezza.
La sensazione che tutto stesse davvero per accadere, che mi sarei sposata con Filippo, che ci saremmo promessi amore eterno, che avremo giurato l'una all'altro fede reciproca. Che ci saremmo guardati negli occhi, dicendoci si, scelgo te per tutto il resto della mia vita.
Cosi, come quando da bambine si sogna di essere principesse e di raggiungere il proprio amato sopra una carrozza trainata da cavalli bianchi, con un vestito bianco da favola, abbiamo iniziato a girovagare per l'atelier. Con gli occhi sognanti e le gambe tremanti, con il cuore colmo di sentimenti e i sorrisi stampati in viso. Abbiamo giocato ad indossare tiare, scarpe da sogno, veli di tulle tempestati di cristalli. Provato a percorrere la navata, con le nostre voci a fare da sottofondo e la sensazione che fossimo state catapultate in una delle fiabe che ci piaceva leggere da piccole. Infatti, non facevamo altro che guardarci negli occhi e ripeterci che non poteva essere vero, che sembrava tutto troppo.
Troppo bello, troppo magico, troppo speciale, troppo emozionante. Sicuramente troppo.
Amore, ecco, sicuramente qualcosa che aveva a che fare con troppo amore.
Troppo amore da far entrare nel mio cuore, così piccolo per accoglierne una così grossa quantità.

Io ferma in un angolo di quel luogo incantato, impegnata in una conversazione al telefono con un Filippo totalmente ignaro di tutto e le mie due amiche che mi raggiungono, mentre reggono tra le mani quello che sembra essere il vestito perfetto, quello che ti fa battere il cuore dal primo istante in cui i tuoi occhi incrociano quel tessuto fluttuante e leggero.
L'ho guardato per secondi infiniti, poi mi sono soffermata su loro due e i loro occhi sono stati in grado di parlare e dire tutto ciò che avrei voluto sentire in quel momento. Una, sola, minuscola scintilla mi è scoppiata nell'iride e così è esplosa la magia. Di colpo mi sono immaginata qualche giorno più tardi: io che entro in comune accompagnata dalle mie due amiche e lui che mi vede, affiancato da Lorenzo ed è come se si innamorasse per la prima volta.

E proprio ora che lo sto fissando, mentre se ne sta attaccato ad una gruccia appesa alla finestra, non posso fare a meno di ricordare tutte le sensazioni provate quel giorno. L'esatto momento in cui l'ho indossato per la prima volta e con le mani tremanti ho aperto la tenda del camerino, l'emozione di sentire il tessuto scivolare sulla pelle quasi fosse stato creato apposta per me, la mia immagine riflessa allo specchio e le mie amiche dietro, con gli occhi talmente lucidi da sembrare diamanti, la prima e unica foto inviata a Lorenzo, con un abito completamente diverso ma fatta solo per renderlo parte di quelle emozioni, la sensazione di sentire il cuore battere forte in gola, la consapevolezza che quel giorno stava davvero per arrivare.
Non esistono parole in grado di esprimere tutto quello che ho vissuto in quegli istanti, so solo che l'emozione che mi ha trasmesso quell'abito da sposa è stata maledettamente simile ad una vissuta anni prima: incrociare gli occhi di Filippo la prima volta che mi ha sussurrato ti amo. Lo stesso, dannato, colpo al cuore che ho sentito la prima volta che le sue labbra mi hanno sussurrato un ti amo.
Identico.
E a queste sensazioni non posso restare di certo indifferente.
E no, effettivamente non è il tailleur bianco e semplice che mi ero ripromessa di indossare. Non è nemmeno uno di quei classici abiti da matrimonio in comune, tristi e spenti, che sembrano essere fatti tutti in serie. Tantomeno un abito serioso, austero e disadorno da accessori. Ma, appena l'ho visto, mi ha fatto battere il cuore e credo non ci sia niente di più importante di questo.

Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora