Irama
Sto per arrivare a Monza, sono in autostrada, ormai mi dividono solo pochi chilometri dalla mia città, dalla mia famiglia, dai miei amici, da lei.
Sono state due settimane stancanti, faticose e l'unica cosa che avrei voluto poter fare era sfogarmi con Ludovica, averla accanto e poter sentire la sua voce ogni giorno.
Lei che sarebbe stata l'unica in grado di capirmi.
Lei che mi avrebbe ascoltato.
Lei che sarebbe stata in grado di cogliere tutte le sfumature dei miei sospiri, delle mie parole confuse, persino dei miei silenzi.
Avrei avuto voglia di mandarle un messaggio, di potermi lasciare andare e spogliarmi di tutto quello che ho trattenuto dentro per l'intera settimana, avrei avuto persino voglia di piangere stretto tra le sue braccia, con il suo profumo in grado di tranquillizzarmi e i suoi occhi a farmi da specchio.Durante queste due settimane ho avuto modo di confrontarmi molto con i professori, soprattutto con Paola Turci, Carlo Di Francesco e anche Rudy Zerbi: mi sono aperto, ho cercato di farmi capire il più possibile, anche se non sono riuscito a lasciare andare la zavorra e mostrarmi completamente fragile. Mi hanno dato modo di parlare molto del mio percorso precedente, dei miei obiettivi dentro la scuola, di questa nuova esperienza, addirittura di cose private, come ad esempio il rapporto con la mia famiglia o con le persone più care.
Un giorno, in saletta canto, con Paola, ho provato a parlarle delle cose che mi sono successe, di quei macigni più grandi di me, di quelle macerie sotto le quali sono finito, di quelle esperienze troppo pesanti per la mia età - ma l'unica cosa che sono riuscito a buttare fuori è stata la storia del testo di Rolex, scritto in un'età in cui quelle cose non avrei dovuto viverle, un testo in cui mi sono mostrato fragile, debole, dove mi sono messo a nudo e che, ancora oggi, non riesco ad interpretare liberamente perché ha un peso così grande, parla di una cosa che mi ha schiacciato e fatto male per così tanto tempo che è quasi come sentirsi pugnalare, come rivivere ogni volta quelle emozioni terribili, come riaprire di nuovo quella vecchia ferita e farla sanguinare e bruciare come se fosse ancora fresca -Sono appena finite le prime due settimane dentro la scuola.
Le prime due puntate del sabato.
E quello che mi resta è solo una confusione di pensieri in testa e una bella maglietta dalla scritta cubitale bianca su fondo rosso: sfida. Una cosa che mi ha demoralizzato, che mi ha fatto rimanere davvero di merda durante la puntata e che mi ha mandato l'umore a puttane con biglietto sola andata.Ho appena pagato il pedaggio dell'autostrada e mi sono fermato appena dopo il casello in uno spiazzo al lato della strada, ho preso il telefono in mano e aperto la chat di whatsapp con Ludovica. Sono giorni interi che continuo a scriverle, che continuo a raccontarle ogni dettaglio delle mie giornate, un po' per renderla partecipe, un po' perché so che è l'unica in grado di capirmi alla perfezione solo attraverso le parole, un po' perché avrei bisogno di sentirla vicina, un po' perché da quando l'ho vista non riesco a togliermela dalla testa, ma lei puntualmente continua a non rispondere, ormai quelle spunte grigie che diventano blu si sono trasformate nel mio incubo peggiore.
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Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA
FanfictionErano passati esattamente 9 mesi, circa 270 giorni, 6480 ore e 23328000 secondi dall'ultima volta che gli occhi di Ludovica e Filippo si erano incrociati, da quando le loro labbra si erano sfiorate e assaporate, da quando le loro orecchie avevano po...