1. Dubitare è male

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Era il tredici settembre.

Il giorno seguente, gli studenti sarebbero ritornati chi alla propria routine scolastica, chi a quella universitaria.

Il tempo era abbastanza caldo e c'era chi ancora faceva un bagno a mare, godendosi gli ultimi attimi di relax.
Anche i momenti più tesi dell'anno, per alcuni, erano giunti: gli esami!

Ore nove e diciassette.

Una ragazza era distesa su un fianco sul suo letto, con solo le lenzuola che la avvolgevano.

Un'espressione serena spiccava sul suo volto lievemente tondeggiante.

Le labbra a cuore avevano gli angoli sollevati in un piccolo, dolce sorriso; i suoi occhi erano ancora chiusi e i capelli scalati, castano scuro, le ricadevano dietro la schiena e sulla spalla sinistra.

Lentamente, sollevò le palpebre, rivelando le sue iridi marrone scuro, tendenti al nero. Alzò il busto, con l'aiuto del gomito destro e si sedette sul bordo del letto.

Si stropicciò gli occhi, sbadigliò e si stiracchiò. Con un balzo, scese dal materasso, infilò le ciabatte ai piedi e sistemò con cura lenzuola e coperta.

Si avvicinò alla finestra, le cui due tende lilla erano poste ai lati dell'infisso, legate con un nastro bianco ciascuno, la spalancò e si affacciò.

Indossava solo una camicia da notte di lino bianca - con dei ricami in pizzo sulla stoffa e dei bottoncini lungo lo sterno -, che le arrivava alle ginocchia.

Poggiò gli avambracci sul davanzale e il mento sull'arto più sporgente, osservando l'area circostante.

Abitava al terzo piano di un modesto palazzo di quartiere, pertanto poteva godere di una buona visuale.

Non c'era molto da dire, in quanto il paesaggio era quasi sempre il solito: gente che passava, schiamazzava, rideva, bambini che correvano, vecchietti seduti su delle sedie a parlare del più e del meno, signore anziane intente a spettegolare e così via.

D'altronde, in un paesello siciliano del genere, cosa ci si poteva aspettare?

Sorrise: non era mai cambiato nulla.

Decise di togliersi dalla finestra e di dare una sistemata, a lei e al suo appartamento.

Aprì l'armadio, posto non molto distante dall'infisso, e prese dei vestiti puliti.

Si spogliò dalla sua camicetta e li indossò. Andò in bagno, prese la spazzola dal comodino e lisciò i capelli.

Fatto ciò, si recò in cucina, tirò fuori dal frigo un cartone di latte e ne versò il contenuto dentro un bicchiere pulito.

Lo posò sul tavolo e prese dalla credenza un pacco di biscotti, che mise sul ripiano. Si sedette e fece una preghiera, intrecciando le mani all'altezza della fronte.

Dopo aver mormorato "Amen", aprì il pacco ed estrasse fuori un biscotto, inzuppandolo e portandolo velocemente alla bocca.

Ripetè la stessa azione con un secondo, poi sollevò il bicchiere e bevve; si alzò dalla sedia, diede all'oggetto in vetro una sciacquata e lo ripose nel cestello scorrevole della lavastoviglie, che richiuse.

Staccò il suo cellulare dal caricabatterie e controllò l'ora: dieci e diciannove.

Fece scorrere il dito sullo schermo per sbloccarlo e cliccò sull'applicazione "Musica", alla ricerca di qualche cantico da sentire mentre era in procinto di fare le pulizie.

Optò per "Credo in un grande Dio", facendolo partire.

Poggiò l'apparecchio elettronico sul tavolo e prese l'aspirapolvere dallo sgabuzzino. Attaccò la presa e cominciò a passarla per tutta l'area dove abitava.

Da quella preghieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora