26. Aspettative VS realtà

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Stava dormendo pacificamente sul suo letto, quando sentì sulla sua faccia qualcosa di caldo, liscio e bagnato.

Di solito i suoi risvegli non erano così umidi e ... appiccicaticci.

Aprì gli occhi di scatto e vide il suo cane slinguazzargli il viso.

Con un'espressione inorridita, lo spinse via, esclamando:

« Che schifo, Rudy! » per poi togliersi la bava con le mani e correre in bagno.

Il suo fido compare lo seguì zampettando, parendo soddisfatto della sua trovata per far alzare il padrone.

Quest’ultimo si lavò il volto, sfregandolo rigorosamente con acqua e sapone.

Si asciugò e dopo, sorridendo ironicamente, chiese al maremmano:

« Da quando queste manifestazioni d'affetto? »

Lo vide seduto, scodinzolare e con la lingua di fuori.

« Sì, sì. Te la preparo, la pappa. »

Ipotizzando che il motivo del suo comportamento fosse dovuto alla fame, si avviò verso la cucina, mentre l'altro non faceva che pararglisi davanti e su due zampe, ad ogni sua falcata.

« Fammi passare, Rudy! » fece, divertito, non capendo le sue intenzioni.

Prese una scatoletta di cibo per cani da un anta di un armadietto basso e la aprì.

Intanto, la bestiola continuava con lo spettacolino fatto prima in bagno.

Una volta che Andrea mise il contenuto nella ciotola, Rudy la annusò soltanto, senza assaggiarla.

Anzi, tornò a guardarlo, nuovamente seduto e con quel musetto forse felice.

« Che c'è? Non hai fame? » formulò ancora, notandolo mantenere imperterrito la sua posizione.

Il biondo, allora, pensando volesse fare una passeggiata, si diresse verso la porta d'ingresso, dicendogli:

« Usciamo, Rudy? »

Gli si avvicinò, per poi alzarsi su due zampe e mettergli quelle anteriori sulla cintola.

Lui battè le palpebre più volte, disorientato, mentre il cane continuava ad agire come aveva fatto fino a quel momento.
Lo spostò, ma il bianco si risedette.

« Che c'è, bello? » gli domandò, dandogli una carezza sulla testa.

A quel tocco, sembrò muovere la sua folta coda più vigorosamente.

Accorgendosi del dettaglio, Andrea ripeté lo stesso movimento e constatò che, effettivamente, fosse così.

Il maremmano si buttò con la schiena sul pavimento, chiedendo silenziosamente delle coccole sul ventre.

Il ragazzo lo guardò intenerito, fece spallucce e si mise per terra, accontentando l'animale, che parve contento dei suoi gesti.

Il biondo sorrise e ponderò sulla ragione riguardo quelle richieste d'attenzione: da quando l'aveva adottato, non aveva mai agito in quella maniera giocosa, neanche quando avevano avuto la più spassosa delle giornate.

Intanto che sfregava la mano contro il suo manto, lo studiò da cima a fondo, osservando soprattutto i suoi occhietti vivaci.

E fu in quel momento che capì: in quei giorni l'aveva coccolato più frequentemente, a motivo della felicità che gli provocava Simona.

Pensava spesso a lei e più era contento più sfogava la sua euforia accarezzando il suo fido amico.

Non pensava, però, che al cucciolone potesse piacere particolarmente tanto quel trattamento, da volerlo ricevere di consueto.

Da quella preghieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora