8. L'ora della verità - parte 1

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L'orologio da parete ticchettava ritmicamente al secondo; mentre la lancetta più lunga si muoveva, essa produceva un suono diverso ogni cinque secondi.

Era solo quello il rumore sommesso che si udiva nella stanza: per il resto, sulle ragazze era calato un silenzio che aspettava di essere colmato dalle parole di Simona.

Parole che, però, non uscirono dalla sua bocca; anzi, rimasero segregate lì dentro.

Le labbra della ragazza si stringevano appena e, ogni tanto, allungava la lingua fuori per leccarle, in un gesto veloce.

Le tre, nel frattempo, attendevano con impazienza il resoconto della ragazza.

« Ecco, io ... io ... » mormorò, non sapendo da che punto cominciare.

Era a disagio, lo si poteva vedere, e da come teneva lo sguardo sul pavimento e si torturava le mani, capirono che l'aveva combinata grossa.

La incoraggiarono a vuotare il sacco con gli occhi, supplicandola un po'.
Un altro sospiro.

« Ho commesso un grandissimo errore ... nei confronti di un ragazzo. » borbottò, cominciando a sentirsi leggermente più leggera, come se stesse togliendo dei sassolini dal piatto di una bilancia.

Subito, Emilia partì:

« Hai avuto un incontro con un ragazzo e non mi dici niente?! » s'imbronciò, incrociando le braccia al petto e voltando il capo nella direzione opposta a Simona.

« Mi ritengo offesa! » affermò ancora.

« Suvvia, Emy, non è questo il momento! » fece di rimando la diretta interessata, sentendosi sempre più sotto pressione.

« Ma è Andrea? » intervenne Abigail, come se avesse appena avuto una rivelazione.

La bruna annuì e la ramata continuò quella scenata.

« Ah! Quindi l'hai detto alla tua migliore amica e non a me! Io, che sono tua sorella! Sangue del tuo sangue-- »

« Ho capito, Emy! Scusa! La prossima volta lo dirò a entrambe! » sbottò irritata la maggiore, alzandosi e annaspando un po' dal momento che aveva urlato quelle parole, seppur in lieve intensità.

Sembrò che Emilia si fosse acquietata, infatti sorrise vittoriosa.

« Lasciatela parlare! » proruppe Tamara, incoraggiandola con un gesto di mano a sedersi e a calmarsi.

Così fatto, Simona prese un respiro profondo e, cercando di dire ciò che la affliggeva nel migliore dei modi, proferì:

« Abigail lo sa, ma farò un breve riassunto. Qualche settimana fa ho incontrato - o meglio, mi sono scontrata con un ragazzo. Ho scoperto solo qualche ora dopo come si chiama, Andrea. » sospirò, sperando che le ragazze avessero capito sino a quel punto.

« Fin qui ci siamo. Continua. » le intimò la sorella, annuendo.

« Teneva dei fogli in mano e, quando ci siamo scontrati, gli sono caduti tutti per terra. Uno di questi, accidentalmente e senza accorgercene, è finito dentro la mia borsa. Abbiamo avuto un piccolo battibecco - Ah! e io sono pure caduta in una pozzanghera! » esclamò.

Emilia e Tamara trattennero a stento una risata e si tapparono le bocche con le mani.

Simona rivolse loro un'occhiataccia, ma continuò subito dopo.

« Dopo quel battibecco, sono andata in bagno per verificare quanto la macchia fosse evidente e se se ne potesse andare ... non è stato così! La mattina, però, avevo sentito qualcosa nella mia mente che mi suggeriva di portarmi un cambio e così ho fatto. » raccontò ancora, ricordandosi pian piano dei particolari.

Da quella preghieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora