C'erano volte in cui la scelta di rimanere in una condizione di sospensione o di stand by era intrigante ed altre in cui era proprio da scartare, a causa dell'impossibilità dell'idea e dell'avvento della razionalità.
Come funghi, spuntavano dal nulla e riportavano alla realtà dei fatti.
Cercare di restare a galla era un'impresa ardua, specialmente se i problemi si facevano pesanti, con il solo scopo di affondare la barca.
Se poi aveva un'ancora leggera, fissa in fondo al mare, era un bel guaio: prima o dopo, l'avrebbe lasciata in balia delle onde e chissà se avrebbe mai raggiunto un porto sicuro o sarebbe colata a picco.
Bisognava sostituirla con una dal materiale più pesante.
E Simona conosceva qual era l'Ancora sicura per eccellenza.
Essere in attesa di qualcosa, in una condizione di mediana, dava un senso di apatia all'esistenza e privava gli occhi del bagliore della vitalità.
Aspettare che la qualunque venisse dal cielo, senza aver sfruttato alcuna fatica al raggiungimento del risultato, era inutile.
Ed esattamente come una barca in mezzo al mare, Simona impiegava tutta la sua buona volontà pur di non permettere ai suoi pensieri di farla sprofondare.
Pensieri che potevano benissimo essere paragonati a gocce di una pioggia ininterrotta che riempiva la barca, ossia la sua mente. Ma tutto dipendeva fino a quando avrebbe resisto l'ancora e quanto avrebbe sopportato.
Stava ponderando inconsciamente su quei ragionamenti, dal momento che si trovava per terra, a pancia in giù, in compagnia di Francesco, un bambino al quale stava facendo da babysitter a casa dei genitori di quest'ultimo.
C'era anche suo fratello gemello Damiano, seduto sul divano a mangiare un panino con la marmellata di albicocche.
La ragazza guardava il fanciullo colorare con i pastelli su un foglio di carta: di rosso una barchetta e di blu il mare.
Un disegno semplicissimo, ma che l'aveva fatta viaggiare approfonditamente nei meandri dell'anticamera del cervello.
Si ridestò solo quando l'altro bambino gli chiese un bicchiere d'acqua.
Subito, andò a prenderglielo in cucina e tornò in salone, consegnandoglielo; il piccolo la ringraziò e bevve.I due gemellini avevano quattro anni ed erano uguali in tutto e per tutto: capelli e occhi marroni, corporatura esile ma nutrita, labbra carnose e fossette sugli zigomi.
L'unica cosa che permetteva di distinguerli, era una piccola voglia sulla mano sinistra di Francesco. Inoltre, lui era mancino, mentre Damiano scriveva con la destra.
Simona aveva composto una ship con i loro nomi: i gemelli "Damiesco", assicurandosi di aver inserito lo stesso numero di lettere per entrambi, dacché sapeva quanto fossero suscettibili e non intendeva fare disparità.
« Simona, mi accompagni in bagno? » formulò Francesco e lei annuì.
« Certo. »
Si recarono nel luogo detto e lo aiutò a fare quello che doveva fare, dopodiché gli fece lavare le mani.
La bruna si abbassò la sua larga felpa nera col cappuccio e si alzò i pantaloni, mettendo le dita tra i passanti della cintura del jeans, un tic per tenersi occupata.
Sciacquò anche lei gli arti e avanzò nuovamente verso il salotto, dove vide i due bambini litigare.
« Questo è il mio colore! Mi serve! » tirò da un lato Francesco.
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Da quella preghiera
Romance{Non vi fate ingannare dalle apparenze: è quello che c'è dentro che conta! Si sa, mai giudicare un libro dalla copertina!} Tutte le storie hanno dei protagonisti. Sembra che questa ne abbia due, una ragazza e un ragazzo. Si somigliano molto ed è per...