12. Imbarazzo

30 4 0
                                    

In un ristorante molto noto del paesino dei nostri protagonisti, il dodici ottobre due giovani stavano cenando tranquillamente in un tavolo appartato, dove nessuno li avrebbe disturbati.

Davide, il ragazzo di Abigail, aveva invitato quest'ultima per una cenetta romantica, esattamente la sera prima del suo compleanno. Una cena a lume di candela, o quasi, a base di pesce, che il ragazzo aveva ordinato apposta per la fidanzata, compreso il piatto per cui lei andava matta: gamberetti.

Abigail sconosceva che lui avesse con sé il regalo per lei, in quanto Davide le aveva detto che sarebbe stata una semplice cenetta per stare insieme, siccome era da parecchio che non ne organizzavano una.

Alla ragazza era sembrata una motivazione piuttosto esaustiva, ma non immaginava e non sapeva che lui e Simona si erano incontrati affinché gli consigliasse cosa prendere alla castana.

Il ristorante era vicino al mare, elevato sopra una roccia, ma che dava una vista stupenda, seppure fosse buio all'esterno; il riflesso della luna si muoveva sinuoso sulla superficie delle acque, alcune barchette in lontananza contribuivano all'illuminazione dell'orizzonte e così anche una nave che aveva appena lasciato il porto e preso il largo.

Abigail si perse - mentre gustava il suo pasto - ad osservare quello spettacolo alla sua destra, dal posto in cui era seduta, mentre Davide, di fronte a lei, era incantato a guardarla così assorta, considerando quanto fosse bella quella sera.

Eppure, non indossava nulla di così speciale: un semplice abitino magenta che le arrivava poco più su delle ginocchia, con lo scollo a cuore, dei collants velati e delle scarpe argento con un piccolo tacco di quattro centimetri.

Aveva un orologio in acciaio al polso, il bracciale della Pandora nell'altro e al collo la collana della Swarovski che lui le aveva regalato. Per completare il tutto, aveva lasciato i capelli sciolti e li aveva resi mossi, poi aveva applicato un rossetto rosa sulle labbra e un po' di ombretto di un colore simile a quello del vestito, ma più tenue, sulle palpebre.

Effettivamente, non era eccessivo il suo look, ma per Davide era la più bella dell'intero Universo, e non solo quella sera: per lui era sempre meravigliosa.

Egli, invece, indossava un completo blu scuro e, sotto la giacca, una camicia bianca con una cravatta del medesimo colore del completo, a righe oblique azzurre, e un paio di scarpe bianche per spezzare.

La amava davvero tanto e non perdeva occasione per dimostrarglielo.
Riprese a mangiare, ma di tanto in tanto le rivolgeva delle occhiate fugaci, finché lei, girata la testa, non se ne accorse.

Accennò un sorrisino nervoso ma allo stesso tempo dolce, chiedendogli:

« Cosa c'è? Devi dirmi qualcosa? »

Davide, semplicemente, scosse la testa.

« No, niente. » proferì.

Abigail lo scrutò qualche istante, poi fece spallucce e finì la sua portata. Mise le posate a 'X' e tornò a guardare oltre il vetro.
Erano all'incirca le undici, un po' tardi, ma il ragazzo le aveva dato appuntamento per le nove e trenta.

Il tempo della strada e si erano fatte le dieci meno venti. Poi quello di ordinare e attendere, e si erano fatte le dieci. Era più che normale che, ancora a quell'ora, stessero cenando, considerando, inoltre, che quella sera il ristorante era pressoché affollato.

Ma Davide aveva scelto in quel modo secondo un suo ragionamento accuratamente calcolato. Doveva solo aspettare la mezzanotte e un minuto e il gioco sarebbe stato fatto.

« Non trovi che sia stupendo? » domandò d'un tratto la ragazza, destando il fidanzato, che aveva appena concluso di mangiare.

« Cosa? » fece lui, guardandola ancora rivolta verso l'esterno.

Da quella preghieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora