13. A volte, la pioggia rende felici

19 4 0
                                    

Novembre era arrivato e con esso la stagione delle piogge.

Dato il freddo, Andrea, purtroppo, non avrebbe potuto fare il suo solito bagno a mare, però avrebbe passato un po' più di tempo con il suo cane.

Si recò in spiaggia - quell'abitudine di certo non la perdeva - intorno alle otto del mattino, fece fare i bisognini all'animale - raccogliendoli, ovviamente, con una paletta e infilandoli in un sacchetto - e si mise a giocare con Rudy al lancio del bastone e a palla.

Tirò un bastoncino di legno e ordinò al maremmano di correre a prenderlo. Ripeterono l'azione per diverse volte, poi giocarono a palla e, di tanto in tanto, si atterravano a vicenda, facendo una specie di lotta.

Andrea si divertiva molto con il suo fido amico e si pentiva di trascorrere poco tempo con lui. Si levò in piedi, dal momento che era rimasto seduto, dopo una stancante battaglia con il suo cane, il cui premio conteso era la pallina da tennis.

Gli intimò di seguirlo, con un fischio, e la bestiola gli corse appresso, con la lingua penzolante. Salì le scale, giunse di fronte alla porta, l'aprì con l'ausilio delle chiavi ed entrò, facendo largo pure a Rudy, che zampettò spedito verso la sua cuccia, un semplice materassino morbido all'interno di una cesta, nella quale fece più giri su se stesso, alla ricerca di una posizione ideale, e poi ci si semi-sdraiò.

Andrea, nel frattempo, si era sfilato le scarpe ed era andato a farsi una doccia ultra veloce, per eliminare il sale dal suo corpo. Una volta finito, si asciugò e si vestì rapidamente.

Fresco e profumato, prese la sua carpetta verde e tirò fuori da essa la fotocopia dei suoi appunti, proprio quella che gli aveva fatto stampare Simona, nel tentativo di rimediare al suo errore.

Li scrutò ancora qualche attimo, ripensando a quando lei glieli aveva consegnati, ma lui aveva reagito male. Poi, però, gli venne subito in mente la loro riconciliazione e abbozzò un mezzo sorriso, scuotendo la testa.

Li rimise a posto e uscì, raccomandando il suo cane di fare il bravo in sua assenza, sebbene sapesse che non potesse capirlo. Aveva Rudy da sei anni, ormai aveva imparato a dover stare buono e a non combinare disastri in casa.

E, in ogni caso, se aveva necessità di fare i suoi bisogni, c'era sempre la sua porticina personale aperta, un buco quadrato sulla porta d'ingresso, grande abbastanza per far passare un pastore maremmano. Ormai il ragazzo si fidava di lui.

Il giorno dell'esame era giunto e il ventiseienne non vedeva l'ora di darlo. Gli piacevano da matti le lingue straniere e quel dì doveva dare l'arabo. Si incamminò a passi felpati in direzione dell'Università.

L'appuntamento era per le nove, mentre Simona l'aveva alle dieci. Arrivato a destinazione, entrò nell'edificio, trovò la sua aula e diede l'esame, il cui esito fu nuovamente ventisei.

« Continui così ed arriverà sicuramente al trenta e lode! » si era congratulato con lui il docente dai capelli castani, in accordo con gli altri due.

Il ragazzo li aveva ringraziati di cuore, sorridendo loro. Era uscito dall'edificio e, siccome non aveva nulla da fare, volle starsene un po' in giro. Decise di andare in biblioteca.

Leggere non era una sua passione, però non gli dispiaceva arricchire il suo lessico con nuovi vocaboli. Varcata la porta scorrevole della mastodontica struttura, salutò il bibliotecario e si diresse verso la sezione cristiana.

Cercò il libro che gli interessava e, appena lo trovò, prese posto a un tavolo lì vicino e continuò la lettura di quel libro. Poteva portarselo a casa, certo, ma lui non era il tipo che leggeva tanto e che si prendeva la briga di prendere un libro da uno scaffale e sfogliarlo con interesse.

Da quella preghieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora