23. Questione di umore

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« Vogliamo uscire stasera? Hanno aperto da qualche settimana una pista di pattinaggio! » trillò Ruth, sbattendo più volte le ciglia.

Il servizio era finito da dieci minuti e quei nove giovani si trovavano davanti al portone; Simona, invece, stava parlando con Caterina.

« Per me non ci sono problemi! » intervenne Valeria, sistemandosi la sciarpa rossa.

« Neanche per noi due. » rispose Vincenzo anche per il suo gemello Emanuele.

« Idem. Avviso mia madre. » fu il turno di Alberta.

« Anch'io! » seguì il suo esempio Marcella, prendendo il cellulare.

« I miei dicono che sto troppo tempo a casa, quindi sarà solo un piacere per loro vedermi uscire! » ammise Ismaele, inforcando gli occhiali da vista.

« Io vivo da solo e mi do l'autorizzazione da solo! » scherzò Diego, suscitando delle risa negli altri.

« Anche per me va bene. Vado a chiedere a Simona, okay? Va bene se viene pure lei? » domandò per sicurezza Andrea, rammentando ciò che tempo addietro gli aveva raccontato la bruna.

Starnutì ed estrasse subito un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni, soffiandosi il naso.

« Ma certo che può venire! È inclusa anche lei! » approvò Diego e così anche gli altri.

Andrea sorrise e si incamminò, cercandola con lo sguardo.

La trovò seduta a discorrere con una sorella anziana, che vagamente ricordò chiamarsi Caterina.

Notò che la loro conversazione stesse assumendo una piega diversa e, per non disturbare, stette a debita distanza.

Le vide abbracciarsi e si rese conto che la ragazza stava piangendo.

Sentì di nuovo il compito di pregare per lei e lo fece, senza curarsi di chi avrebbe potuto vederlo, inginocchiandosi vicino ad un pilastro della chiesa.

Quando, poi, avvertì che fosse sufficiente, si alzò e si accorse che eziandio loro avevano finito.

Si avvicinò, in contemporanea con la madre della ragazza.

« Pace, sorelle! » esclamò, raggiante, mentre ricambiavano il saluto.

« Non vi saluto guancia a guancia, perché ho un po' di raffreddore. Comunque, posso parlarti un attimo, Simona? » domandò, beccandola mentre si asciugava le lacrime.

Lei sgranò impercettibilmente i bulbi oculari, cominciando a sudare freddo, preoccupata che, da un momento all'altro, le avrebbe chiesto il motivo per cui avesse gli occhi rossi.

« Sì, dimmi. » pronunciò, incerta.

In realtà, non voleva parlare né con lui né con nessun'altro un secondo di più e non vedeva l'ora di tornare a casa.

"Non sono dell'umore giusto." si preparò un'eventuale risposta, in caso lui avesse voluto indagare sulla sua salute.

"È una questione di umore." un'alternativa alla precedente.

Sperando che non volesse curiosare ulteriormente dopo un responso simile.

"Non devo destare sospetti sul mio umore." affermò mentalmente, risoluta.

Ma la domanda che ricevette, fu totalmente inaspettata.

« I ragazzi hanno proposto di andare a pattinare, stasera. Ti va di venire? Ti accompagno io, se vuoi, come l'altra volta. »

La giovane boccheggiò, presa alla sprovvista.

Pattinare?

Lei, che non mancava di fare gaffes in qualsiasi posto, andare a pattinare?

Da quella preghieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora