Capitolo 4

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Cara

Erano passate varie settimane e la nostra permanenza qui si era fatta più interessante. Le ragazze si erano quasi abituate a questa situazione di "finto rapimento" e la recita stava funzionando. Loro si fidavano di noi, quasi da considerarci le loro donne.
Diciamo che questa definizione a me e Christopher stava sfuggendo di mano.
Avevamo fatto sesso per tutta la notte e la cosa non era dispiaciuta a nessuno dei due però mi sentivo ancora tormentata da ciò che mi aveva detto Eva tempo addietro. Ero impaurita per la salute delle mie sorelle. Non volevo che capitasse nulla di male e al solo pensiero, inizai a tremare. Mi alzai dal letto, infilandomi la felpa di Chris e scesi in cucina per prendermi un bicchiere d'acqua.

Senza sorpresa, trovai Eva seduta affianco al lavandino che sorseggiava un caffè. Aveva i capelli raccolti in una coda e una canottiera lunga, che probabilmente apparteneva a Richard.

"Hola amor" disse lei con voce rotta. Solo ora notai che aveva gli occhi rossi. Sicuramente aveva pianto ma decisi di non domandare il motivo. Mi limitai ad abbracciarla, dicendole di farmi un caffè.

"Que vamos a hacer ahora?" chiese poi, porgendomi la sua tazza. Rimasi a riflettere e scossi la testa. La risposta non la sapevo e la cosa mi metteva in difficoltà.

"Hai visto le altre?" domandai per cambiare argomento. Non avevo visto né le gemelle né Alyse e la cosa mi preoccupava.

"Ma come non li hai sentite le urla di Alyse? Se la stava passando con piccolo cubano" rispose Eva, ridacchiando. E io risi di rimando. Ad Alyse sono sempre piaciuti i ragazzi latini ma come darle torto?

"No ero occupata a fare ginnastica" affermai, mordendomi il labbro e subito Eva alzò gli occhi al cielo. Era sempre stato così il nostro rapporto. Ricco di battute e sarcasmo.

"Comunque, ho sentito Zabdriel dire che domani usciranno presto. Prenderei la scusa per contattare qualcuno dei nostri" affermò la mia migliore amica. Ottima occasione direi. Le sorrisi per poi invitarla a tornare di sopra. Eva annuì, dandomi un bacio sulla guancia per poi raggiungere Richard che la stava aspettando in cima alle scale da qualche minuto.

"Trattamela bene" gli dissi poi e lui rise. Le avvolse le spalle, accompagnandola nella sua stanza.
Sorrisi nel vedere che anche conoscendola da meno di ventiquattro ore, stava già provando a proteggerla.

Mi sedetti sul tavolo, finendo il caffè e pensando agli ultimi due anni. Senza accorgermi, mi ritrovai a piangere, ripensando a mio padre, Miguel e a mia madre. Non sapevo come comportarmi o cosa fare ma non volevo far preoccupare Eva.
Mi lasciai andare completamente asciugandomi le lacrime con la felpa di Chris.

All'improvviso sentì il rumore di qualcuno provenire dalle scale e speró non fosse proprio lui ma sapeva che il suo intuito non si sbagliava mai.
Christopher si presentò in cucina con solo un paio di pantaloni del pigiama addosso. Si stropicció gli occhi a causa della luce ed iniziò a biascicare.

"Diosa, porque estas aquí? Un momento...stai piangendo?" chiese poi avvicinandosi a me, pericolosamente. Mi accarezzó la guancia, togliendo l'ultima lacrima rimasta.

"Che hai?" domandò poi. Non sapevo se fosse giusto fidarsi di lui ma non potei fare a meno di abbracciarlo e piangere sulla sua spalla.

"Que pasa?" continuò a chiedere lui, ma non riuscivo a smettere di singhiozzare.

"Perdón...stavo pensando alla mia vita di prima" risposi con voce tremante. Lui mi accarezzó le guance, dandomi anche alcuni baci sulle labbra.

"Sssh...cos'è che ti turba?" chiese abbracciandomi e coccolandomi per farmi calmare. Le parole mi uscirono di bocca.

"Mi padre, Chri. Mi sta cercando" dissi io, guardandolo negli occhi. Ammirai i suoi e Dio, quando erano belli! 
Avrei voluto tappargli la bocca e baciarlo facendogli dimenticare ciò che stava dicendo.

"Y?" domandò poi. E lì capii di non avere vie d'uscite. Avevo parlato troppo di nuovo.

"Cara,que quiere hacer tu padre?" continuò poi, e questa volta si fece serio. Iniziò a stringermi le braccia, sembrando quasi arrabbiato.

"Quiere matarme" gridai e lui rimase sconvolto. Giurato di vedere della pena nella sue pupille ma non me lo mostrò integralmente.

"Ti prometto che con me, nessuno ti toccherà, okay?" Affermò infine, per poi prendermi in braccio e portandomi a dormire.

I'm the Boss here// Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora