Capitolo 17

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Cara

Maluma era paralizzato affianco a me, ma nonostante tutto fui io la prima a muovermi. Camminai lentamente verso l'ingresso e non appena vidi schizzi di sangue sulle pareti, non potei fare a meno di trattenere le lacrime. Corsi all'esterno vedendo il corpo quasi senza vita di Ricardo giacere in mezzo al vialetto. Una pistola era stata abbandonata là vicino e probabilmente l'assassino era ancora nelle vicinanze ma alla mia mente poco importava. Mi accasciai a terra affianco a lui, prendendogli il collo. Stavolta fui io a ripetere che sarebbe andato tutto bene anche se le probabilità erano davvero scarse. La camicia bianca era interamente imbevuta di sangue e mi rifiutai di guardare dove fosse stato colpito.

"Por favor, Ricardo. Non puedes dejarme" gridai, piangendo ininterrottamente. Era un duro colpo e non poteva accettare che l'ultimo membro della mia famiglia se ne sarebbe andato. Non ci credevo e non volevo crederci.

Maluma mi raggiunse poco dopo con uno straccio tamponando le ferite ormai troppo aperte per rimarginarsi.

"Escuchame" disse poi Ricardo con un di voce. Provó ad allungare la mano per togliermi le lacrime ma gli fu troppo difficile a causa della debolezza che stava assalendo il suo corpo.

Mi misi a piangere ancora di più e gli presi la mano, tremando una foglia.

"Lo sai che per me è stato un onore servirti vero?" domandò, sorridendo debolmente. Risi amaramente e non poter fare a meno di ripensare a quante ne avevamo passate assieme. Mi aveva aiutato così tanto negli ultimi anni e ormai lo consideravo come un fratello.

Annuii, mentre le lacrime continuavano a scendermi. Non riuscivo a capacitarmi e a realizzare che a breve non lo avrei mai più rivisto.

"E mi prometti che mi raggiungerai il più tardi possibile?" chiese ancora.
Annuii di nuovo e lo vidi visibilmente sollevato. Poi mi guardò ancora una volta e dolorante mi disse le sue ultime parole.

"Baldasar està aquí" disse. Le sue forze venirono a meno e sentì la sua mano farsi pesante.

Scoppiai a piangere ancora ma questa volta, era un gesto di rabbia. Mi misi a gridare, maledicendo mio padre, i suoi uomini e Dio che aveva permesso una simile disgrazia. La disperazione era il solo sentimento che riuscì a provare anche quando arrivò Zabdriel, che con la forza, fu costretto a strapparmi dal suo corpo.

"Zabdriel por favor. Dejame con èl" gridai mentre mi portava di peso in casa. Vidi lo sguardo preoccupato delle ragazze mentre io mi dimenavo disperata. Mi portò nella stanza di sopra dove cercò in tutti i modi di calmarmi.

"Cara, ti prego. Christopher tornerà a momenti e se ti trova così, capirà tutto" mi urlò, bloccandomi i polsi. Era disperato anche lui ma per me. Non voleva che mi accadesse nulla ma ormai sarebbe stato inevitabile.

"Tanto meglio! Sono stanca di starmene nascosta mentre i miei uomini là fuori rischiano la vita per me. Sono stanca di fingere. Sono una Hernandez, okay? Ho la violenza che scorre nelle mie vene e questa volta ho intenzione di usarla" risposi aggressiva prendendo alcuni vestiti ed andando a cambiarmi. Per la prima volta raccolsi i miei capelli in modo disordinato per poi tornare in camera. Mi piegai e presi da sotto il letto il mitra di Christopher e me lo caricai sulle spalle. Zabdriel mi guardò sconvolto.

"Ma sei impazzita? Cosa stai facendo?" domandò, provando a togliermelo dalle spalle. Gli presi il braccio e lo spinsi, bloccandomi contro l'armadio.

"Quello che avrei dovuto fare anni fa" risposi per poi afferrare una mazza da baseball ed una frusta. Li avrei fatti soffrire quei pezzi di merda.

"E muoviti. Mi serve un passaggio verso il vostro quartiere generale" affermai impassibile. Zabdriel continuò a guardarmi strano ma non poté fare a meno di accettare. Scesi velocemente senza badare ai richiami di Eva che cercavano di fermarmi. Rubai le chiavi dalle mani di Zabdriel, chiudendo la casa a chiave.

"Perché lo hai fatto?" domandó lui. Faceva finta di essere impassibile ma in realtà, sapevo quanto fosse impaurito in quel momento.

"Mi avrebbero seguito. Volevo evitare" risposi mettendomi alla guida. Zabdriel iniziò poi a rimproverarmi per l'eccesso di velocità.

"Cazzo" gridò e lo guardai interrogativa. "Christopher è qui" continuò, indicandomi la sua macchina ed il mio cuore sprofondó.

I'm the Boss here// Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora