Capitolo 30

531 23 0
                                    

Cara

"Un minuto" urlò mio padre. Si vedeva quanto stesse godendo interiormente nel vedermi così dannatamente concentrata.

Avevo esclamato per disperazione più di una volta e non aveva fatto altro che ridere e prendermi in giro.
Il computer aveva codici indecifrabili eppure erano sempre le stesse lettere a comparire ma in ordine sparso.

Era sicuramente un indizio e mio padre sicuramente aveva sicuramente sottovalutato la mia intelligenza.
Tutto in questa stanza sapeva di inganno: il computer, il processore persino il bicchiere d'acqua affianco al mio mouse.

Sembrava quasi un background perfetto per un film horror e la cosa mi piaceva da morire.

Tutti si sarebbero aspettati di trovare la risposta nella stanza, sulle pareti o magari nei volti amici. Ma lì dentro ero da sola. Ero io con la mia mente e nei miei anni nella mafia, avevo capito che mio padre era un gran bugiardo. Avrebbe potuto dirmi che stava morendo piangendo come una fontana ma avevo imparato a conosce anche le rughe sulla sua fronte.
Era un amante di un videogioco in particolare: Il professor Layton e lo scrigno di Pandora.

Ricordai uno degli ultimi enigmi in cui Layton avrebbe dovuto lottare con Anton.

"Un vero guerriero tiene sempre la mano sulla propria spada" gli aveva detto e poco prima di entrare, avevo notato due spade incrociate sulla porta.

Molte persone lo avrebbero interpretato come un messaggio di morte ma in realtà, il significato era più profondo.

Era l'unico gioco che avevamo risolto assieme prima che lui mi introducesse in questo mondo di corruzione e falsità. Prima che mia madre morisse. E prima che conoscessi Christopher.

Avevo capito la soluzione dell'enigma ancora prima di entrare qua dentro, facendo illudere il mio caro paparino di avermi ingannato. Di avergli dato modo di usarmi.

Se avessi agito da subito, avrebbe avuto il tempo per contrattaccare e non volevo dargli tale soddisfazione. Volevo farlo rilassare per poi colpire, esattamente come aveva fatto con me in questi anni.

Era rischioso e probabilmente folle. Inoltre, sapevo che tutti i miei amici stavano per perdere le speranze ma sapevo anche che sicuramente sarebbero stati felici di vedermi viva. Perché sicuramente, sarei tornata da loro più forte di prima.

Cercai nei miei pantaloni la rivoltella che avevo rubato dalla giacca di Christopher ed iniziai ad impugnarla.

Sarebbero stata una questione di secondi e precisioni.
Un solo colpo ed una sola possibilità.
Non c'era più via di scampo. Non avevo nemmeno il tempo per ripensarci.

Dieci, nove

Caricai la pistola senza fare rumore mentre sentivo la risata isterica di mio padre. 

Otto, sette

Mi girai verso Christopher e gli feci l'occhiolino per fargli capire che doveva solo stare tranquillo e fidarsi di me.

Sei, cinque

Spostai la sedia all'indietro, girando la testa verso mio padre.

Quattro, tre

Puntai la pistola verso la sua testa, premendo il grilletto con tutta la rabbia che avevo in corpo.

Due

Lanciai la pistola contro lo schermo, spezzando lo schermo in mille pezzi.

Uno

Mi girai. Godendomi lo spettacolo, nel vedere mio padre in una pozza di sangue mentre il sistema urlava:"Missione superata". 

I'm the Boss here// Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora