Capitolo 11

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Cara

"Muoviti Cara, i ragazzi sono partiti ore fa e potrebbero tornare a momenti" urlò Alyse, continuando a controllare dalla porta dell'ufficio di Chris che nessuno stesse entrando in casa. L'ingresso era top secret e di sicuro ci avrebbe ammazzato se ci avesse trovato qui dentro.
Stavo cercando di hackerare il sistema del computer di Ricardo. Era diventato il mio nuovo braccio destro dopo la morte di Miguel e sapevo che fosse sulle mie tracce da mesi. Stavo tentando di mandargli un codice per non far capire a nessuno ciò che gli volevo far capire, soprattutto a mio padre. Controllava i dispositivi tecnologici di chiunque e non potevo permettermi di venire scoperta. Sarebbe stato l'inizio di una serie di guai. Gli ordinai di partire subito per l'Ecuador con i suoi fedeli e di arruolarsi come uomini di Christopher. Avere dei fidati all'interno del clan, mi sarebbe servito molto sia per le informazioni importanti sia per contrastare al meglio mio padre.

"Ancora poco" risposi, schiacciando i tasti il più veloce possibile. Si sentì il rumore del motore spegnersi e subito urlai ad Eva di andare via le altre.

"Merda, non ce la farò mai" affermai, senza togliere lo sguardo dallo schermo. Eva in preda panico, mi aiutó a sbottonarmi i jeans e a togliermi la felpa. Sì, avevo un completino sexy addosso proprio per evitare che sospettasse fossi lì da molto tempo. Eva uscì subito dopo di soppiatto lasciandomi scrivere le ultime file di codici.
La sentí distrarre Christopher, fino ad esasperarlo e mi venne così tanto da ridere che feci fatica a trattenermi. Spensi il computer in fretta e furia, appoggiando i piedi con nonchalance sulla scrivania appena in tempo. Christopher entrò nel suo ufficio, sbuffando e non appena mi vide, sorrise malizioso e tornò indietro per chiudere la porta a chiave. Si sedette sulla poltrona poco distante dalla scrivania e si mise a fissarmi con un ghigno stampato in viso.

"Lo sai che entrare qui è proibito, mi Reina?" domandò, studiando ogni centimetro del mio corpo seminudo. Era eccitato, glielo si leggeva in faccia. Sapeva perfettamente cosa avremmo fatto nelle prossime due ore e la cosa lo faceva dannare.

"Ho pensato che un pó di svago non ti potesse fare male" affermai, alzandosi e passando le dita sopra le sue braccia. Si mise a torturarsi il labbro mentre salivo a cavalcioni sopra di lui. Iniziai a baciarlo sul collo, facendogli capire che oggi sarei stata io ad avere il controllo della situazione. Lui continuò a gemere, prendendomi poi violentemente per fianchi e strappandomi di dosso l'indumento mentre io gli toglievo la felpa ed i pantaloni.
Era in uno stato di piacere assoluto e me lo comunicò con lo sguardo mentre lo pregavo di entrare in me e di farmi sua su quella dannata poltrona.

Si alzò di colpo, prendendomi in braccio e dirigendosi verso la scrivania, che liberò buttando tutto per terra. Al volo presi il computer e lo posai sulla sedia, spingendola via un piede. Mi ci appoggiò sopra velocemente, bloccandomi i polsi con le sue mani ed iniziando a baciarmi tutta.

"Tutto quello che vuoi, mi Diosa" sussurró per poi baciarmi il collo ed iniziando a succhiarlo mentre si univa a me.

Fummo rumorosi. Tanto. Ma ciò non ci importava minimamente perché avremmo voluto comunicare al mondo quanto eravamo fatti l'uno per l'altra.

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"Tienes frío?" mi chiese, tringendomi a sé ed avvolgendo entrambi i nostri corpi in una coperta. Ci eravamo spostati di nuovo su una poltrona e stavamo chiacchierando come se niente fosse accaduto.

"No peró vado a vestirmi. Sto scomoda cosí" risposi poi, alzandomi ed indossando almeno i pantaloni. Presi la coperta e me la misi sulle spalle dirigendomi in camera per indossare qualcosa di comodo. Indossai l'intimo e, come mi era solito fare quando avevo freddo, presi una sua felpa. Misi anche un paio di calzini e tornai nel suo ufficio, trovandolo ancora seduto sulla poltrona con solo i pantaloni addosso.

"È possibile che ti stanno bene tutte le mie felpe?" domandò ridacchiando. Sorrisi, arrossendo un poco e prendendogli la mano per obbligarlo ad alzarsi.

"A me sta bene tutto" affermai, facendogli l'occhiolino ed uscendo dalla stanza correndo. Lui, ovviamente scattò subito su dalla poltrona, rincorrendomi per tutta la casa. Non appena vidi Zabdriel, gli saltai in braccio, aggrappandomi come se fossi un koala alla sua schiena.

"Zaddi, proteggimi" dissi con voce melodrammatica, stringendolo più forte. Chris rise a crepapelle, ordinando all'amico di lasciarmi andare ma lui ovviamente non ne voleva sapere.

Il resto della conversazione fu un litigio scherzoso tra loro due, in cui Christopher gli ricordava chi fosse il capo e Zabdriel che gli diceva quanto io fossi importante.
Il tutto si concluse con una mia linguaccia e poco dopo, mi posó a terra. Chris si precipitò subito ad abbracciarmi, sorridendo come solo lui sapeva fare.

Poco dopo, scesero anche le mie amiche con Richard, Erick e Joel. Sorrisi a tutte loro, soffermandomi soprattutto su Eva che non aveva fatto che guardarmi in modo malizioso.
Mi misi al suo fianco, guardando Christopher che sembrava sul punto di dire qualcosa.

"Okay. Domani sera ci sarà una festa in uno dei miei più grandi locali. Non vi vieteró di divertirvi ma vi chiedo di non esagerare" spiegò guardando principalmente me ed Eva, che subito si mise a ridacchiare. Era impossibile dimenticare la loro faccia quando ci eravamo messe a ballare sul cubo.

"Ci saranno i più grandi Jefe del mondo e di conseguenza, pretendo decoro" continuò, guardando invece i suoi compagni e questa volta fu Richard a ridere a crepapelle guardando lo stesso Jefe. Lo guardai interrogativa e subito lui mi mimó un te lo spiego dopo con le labbra asciugandosi le lacrime.

"Per cosa si festeggia stavolta?" chiese Erick accarezzando la schiena di Cheryl. La sua pelle era in presa ai brividi e glielo si leggeva a chilometri di distanza.

"Todos van a ver la mujer del Jefe" rispose Chris, orgoglioso facendo l'occhiolino. Ero lusingata da tutta quell'attenzione ma dall'altra ero terrorizzata. Sentivo che quella serata sarebbe stata l'inizio della fine.

I'm the Boss here// Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora