Capitolo 25

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Cara

Dopo mezz'ora, uscimmo dal bagno e Chris mi lasciò un bacio a stampo prima di scendere di sotto. Aveva ancora la camicia completamente sbottonata ma non sembrò importargli più di tanto.

Mi rifugiai in camera, infilandomi velocemente l'ultimo. Scelsi poi di mettere un paio di pantaloni arancioni ed un top a maniche lunghe nero. Metteva in mostra la pancia e fu l'unico motivo per cui decisi di metterlo. Ero stufa di nascondere le mie origini e soprattutto spesso e volentieri nell'ufficio di Christopher faceva un caldo boia. Misi ai piedi un paio di converse e mi truccai lievemente.

Scesi in cucina e non appena vidi Zabdriel sul divano che stava dormendo, gli saltai sopra di peso.

"ZADDI" urlai e subito lui, si svegliò tutto agitato. Mi lanciò un'occhiataccia omicida e subito gli sorrisi colpevole.

"Ti odio" disse, continuando a sbadigliare e io risi, sapendo che non era assolutamente vero.

Andai poi a farmi un caffè e subito Chris si mise ad abbracciarmi da dietro. Mi diede alcuni baci sulla guancia prima di venire richiamato da Joel.

"Royce e Martin saranno qui a momenti. Tutti gli altri arriveranno in ritardo. Deve essere successo un casino con i loro carichi. Indovina da parte di chi" affermò e subito alzai gli occhi al cielo. Mio padre non aveva proprio imparato nulla.

"Va bene. Vai ad accoglierli all'entrata. Li aspetterò nel mio ufficio" rispose Christopher per poi prendermi per mano e trascinandomi di sopra. Notai che davanti alla sua scrivania c'erano due sedie e subito lo guardai interrogativa.

"Credevi davvero che non ti avrei fata partecipare alla riunione che tu stessa hai organizzato?" domandò prima di farmi accomodare. Potrei anche abituarmi a questo tipo di trattamento. 

Gli sorrisi, sedendomi sulla poltrona di pelle nera mentre lui si sedeva sulla sua rossa. Mi misi comoda per bene iniziando a digitare codici a caso sul computer. Era uno dei miei passatempi anche quando ero bambina.

"Questo spiega come hai fatto a contattare Ricardo" disse e subito si pentì di averlo detto subito dopo aver visto il mio sguardo malinconico. Mi prese la mano, baciandone il palmo ed iniziando a rassicurarmi.

"È l'unico mezzo che usavamo per contattarci" spiegai, sorridendo. Christopher rise.

"Hackerandovi i computer? Che creatività" rispose, abbracciandomi. Stavolta fui io a ridere a crepapelle.

"Diciamo di si e poi è divertente" affermai ed in quel momento, Geoffrey e Ricky entrarono nell'ufficio di Christopher, chinando il capo.

Ancora una volta mi ritrovai gli occhi del primo addosso ed iniziai a sentirmi leggermente a disagio. Fortunatamente Ricky gli intimó di smetterla, guadagnandosi un mio sorriso in tutta risposta.

Aspettammo circa mezz'ora prima di avere tutti i rappresentati dei clan. Joel, Richard ovviamente affiancarono Chris mentre Zabdriel ed Erick si misero al fianco della mia sedia senza smettere di farmi ridere.

Subito notai una ragazza dai lineamenti famigliari ma fu lei la prima a riconoscermi.

"Hernandez, non credevo di trovarti qui" disse lei, avvicinandosi dandomi la mano. Le sorrisi.

"Cabello, hai imparato finalmente a stare lontana dalle fabbriche abbandonate?" le chiesi e lei subito scoppiò a ridere. La conoscevo da svariati anni eppure non la vedevo da un sacco.

"Vi conoscete?" chiese Christopher, aggrontando la fronte. Annuimmo assieme ma lasciai la parola a Camila.

"Mi ha salvato da una fabbrica che si è incendiata completamente a caso e un'altra volta, ha ucciso un tipo a colpi di mazzate perché voleva rapirmi" spiegò e non potei fare a meno di ridere, ricordando certe cose. Era passato così tanto tempo e lo trovavo completamente surreale.

Chris si girò verso di me, guardandomi malizioso e io risi alzando le mani.

"Aveva la testa moscia quel tipo" spiegai e subito Erick intervenne:"Ricordami di non farti arrabbiare"

Risi ancora più forte ma poi decisi di concentrarmi sugli affari. Spiegai a tutti la situazione, facendo capire di aver bisogno di più uomini addestrati possibile e che dovevano essere disposti a sacrificare la vita. Gli hacker si sarebbero occupati di entrare nel sistema di mio padre per incendiare tutti i principali insediamenti fino a trovarlo e portarlo da me. Ogni clan si sarebbe occupato di un particolare settore e mai si sarebbe fatto corrompere.

Christopher mi lasciò la parola e gliene fui grata perché ero l'unica a poter far capire quanto la situazione era critica. Pochi fecero domande e ne fui felice.

"Siete obbligati ad avvertirmi in casi di imboscate. Ah e vi avverto, i traditori verranno massacrati dalla sottoscritta e da Camila" spiegai e subito la mia amica fece capire che non era il caso mettersi contro di me.

Sembrò tutto chiaro e fui fiera di aver raccolto un intero esercito. Avrei vinto io questa volta e avrei finalmente portato a termine il piano di mia madre.

I'm the Boss here// Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora