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Arrivai a casa un'ora dopo e, a capo chino, feci il mio ingresso in cucina.

"Santo cielo Nicole"

La voce squillante di mia madre mi fece risvegliare dai miei pensieri e, scuotendo la testa, alzai il capo.

"Ti ho chiamato un migliaio di volte" disse la donna appoggiando le braccia sui fianchi.

"Sono le otto e mezza e tra meno di un'ora la famiglia Grier e Shawn saranno qui." Disse lei. "Devi aiutarmi con la cucina" disse ed io annuii tenendo lo sguardo basso.

Non avevo ancora visto Cameron e l'ansia mischiata al senso di colpa mi stava facendo sentire male.

Sentivo lo stomaco contorcersi e il cuore pesante, come se qualcuno ci avesse appena appoggiato un macigno sopra.

Mia madre mi appoggiò una mano sulla spalla ed io alzai leggermente la testa per guardarla.

Sentii un suono.
Uno stupido, innocuo e inutile suono che appena giunse alle mie orecchie mi fece tirare un sospiro di sollievo.

Sentii la serratura di casa scattare e la porta chiudersi.

Era qui.

Il mio corpo si irrigidì all'istante e trattenni il fiato.

Seguii lo sguardo di mia madre puntato dietro le mie spalle e guardai Cameron salire a passo veloce al piano di sopra.

Sospirai rilassando le spalle.

"Va a parlargli" sentenziò mia madre a bassa voce per non farsi sentire da John che era seduto comodamente sul divano a vedere un documentario sui pinguini.

"Mamma l'hai detto anche tu, devo darti una mano in cucina. Dopo andrò a parlargli." Dissi.

Lei scosse la testa e mi prese per le spalle. "Ci penso io qui. Vai da lui" disse lei.

Mi passai una mano sugli occhi prendendo coraggio.

Girai i tacchi e a passo svelto raggiunsi il piano superiore.

Passo dopo passo sentivo l'ansia crescere mischiata alla paura.

Dopo una litigata sul da farsi, bussai energicamente alla porta.

"Va via"

Bussai di nuovo alla porta.

"Ho detto: va via"

La sua voce giungeva forte a me e potetti sentire un tono di rabbia nella sua voce.

Non demorsi e bussai di nuovo ma sta volta non ebbi alcuna risposta.

Mi stava ignorando.

Appoggiai la testa sulla porta e bussai di nuovo.
Sentivo le lacrime agli occhi e la testa girare.

"Ti prego Cameron apri la porta. Ho bisogno di vederti." dissi in un sussurro.

Aspettai ancora qualche secondo e la porta della sua camera si aprì leggermente.

Feci un passo indietro, ma poi entrai lentamente nella sua stanza.

Lo vidi seduto sul davanzale della finestra intento a guardare le case ricoperte di neve.

Aveva la testa appoggiata sul vetro e le mani appoggiate sul grembo.

Se ne stava lì, in silenzio mentre contemplava il paesaggio freddo e spoglio.

Iniziai a torturarmi le dita non sapendo cosa dirgli o come iniziare il discorso.

"Ho visto Bethany" dissi facendo un passo verso di lui.

Ancora qui ||Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora