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"Muovi il culo Nicole"

"Dio Santo Cameron sto arrivando"
Urlai prendendo in mano la valigia e mettendola nel cofano dell'auto.

"Se perdiamo l'aereo ti lascio" disse lui sorridendo.

Sentii il cuore battere fortissimo nella mia gabbia toracica.

Se perdiamo l'aereo di lascio.

Cosa voleva dire con quella frase?
Perché stiamo insieme?

Lo guardai confusa.
"E da quando stiamo insieme?" Domandai incrociando le braccia al petto.

Lui si avvicinò a grandi falcate verso di me con un espressione incazzata in pieno volto.

Mi prese il mento con una mano e mi obbligò a guardarlo negli occhi.

"Secondo te permetterei a qualcun altro di possederti?" Domandò.

Sentii le gambe cedermi e per poco con svenni.

Biascicai qualcosa che nemmeno il riuscii a capire e lui mi guardò soddisfatto.

"Sei solo mia Nicole e perciò sei la mia ragazza" disse ancora con un ghigno divertito.

Ma queste cose non si decidono in due? No? Mi sono persa qualche passaggio?
Non che mi dispiaccia eh, che sia chiaro.

Mi lasciò il volto e si allontanò da me con la stessa velocità con cui si era avvicinato rimanendomi così, immobile e con il cuore che rischiava di implodere.

"Nicole cosa ci fai lì impalata, sali in macchina"

Battetti le palpebre un paio di volte prima di connettere di nuovo la testa e capire che John era fuori casa pronto ad accompagnarci all'aeroporto.

Annuii all'uomo e, in silenzio, salii in auto.

"Mi raccomando fate attenzione" disse mia madre avvicinandosi al finestrino.

"Si mamma, sta tranquilla" dissi sorridendole. "E fa attenzione alla piccola peste" dissi guardando il suo pancione che cresceva ogni giorno sempre più.

Lei mi sorrise e John mise in moto l'auto.

Il viaggio da casa all'aeroporto fu abbastanza breve e silenzioso.  Arrivammo giusto in tempo per il check-in e, con il fiatone mostrammo il biglietto all'hostess e poi salimmo sull'aereo.

Cameron mi prese per mano mentre ci sedemmo ai nostri posti.

"Ho un po di ansia" ammise Cameron stringendo la mia mano.

Intrecciai le mie dita con le sue e gli baciai il dorso della mano. "Sta tranquillo, non succederà niente" dissi rassicurandolo.

Lui mi sorrise mostrandomi i suoi denti bianchissimi e poi mi diede un bacio sulla guancia. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla e Cameron fece scivolare il suo braccio dietro la mia schiena.

Con i suoi polpastrelli morbidi e delicati, accarezzò lentamente la porzione di schiena che era scoperta, facendomi rilassare.

Era così confortante e tremendamente bello poter stare abbracciati e mostrare il nostro amore senza stare con l'ansia constante che qualche nostro conoscente potesse vederci. Per la prima volta da quando ci conoscevamo io e Cameron sembravamo una di quelle coppiette schifosamente innamorate e felici.

Il tempo trascorso in aereo sembrava non voler terminare più, facemmo due scali e arrivammo a Napoli la sera tardi.

"Dio, pensavo non saremmo arrivati più" disse Cameron sbadigliando.

Ancora qui ||Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora