2. Maronn ro' Carmin

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"Malgrado passi le giornate da solo
E passa anche il silenzio
Ma lo sento parlare."

Lei

Apro gli occhi a fatica. Il sole filtra dall'enorme finestra: la serranda è rotta e ogni mattina quel fascio di luce mi sveglia, rendendomi già nervosa.

<<No! No! No!>> sussurro tra me e me, perdendo momentaneamente la vista. <<Ti prego altri cinque minuti>> piagnucolo.

Sbuffo e mi stiracchio, mentre cerco di abituarmi al sole. Afferro il telefono sul comodino, dando una rapida occhiata ai messaggi: mia madre mi augura il buongiorno, mentre un messaggio di Luna, di ieri sera, mi avverte che non sarebbe tornata a casa a dormire. Sorrido, pensando già a quanto mi assillerà, al suo ritorno, con i racconti, ricchi di particolari, della sua notte di passione con il ragazzo di turno.

La mia espressione divertita lascia, però, subito il posto ad un'aria perplessa quando gli occhi si posano su quel messaggio: il numero non è memorizzato, ma non serve. Lo riconosco immediatamente: è un messaggio di Mattia. Lo apro e vedo che si tratta di una registrazione.

Non appena schiaccio il pulsante play, mi viene un groppo alla gola. Conosco questa canzone e so quanto sia triste, ma quello che mi colpisce è la sua voce: è consapevole, disperata e al contempo serena. Sul finale, enfatizza ogni singola parola, come se le stesse facendo proprie, come se volesse sbattermi in faccia quanto sta male; il protagonista della canzone, alla fine, si toglie la vita per dimostrarle quanto la ama e per lei, comunque, non è abbastanza.

Un pensiero orrendo inizia a sgomitarmi in testa: se Mattia avesse fatto lo stesso? Questo è stato un messaggio di addio?

Forse dovrei chiedere ad uno dei suoi amici se è tutto ok.

Neanche mi rendo conto quando le lacrime iniziano a bagnarmi le guance.

Basta Cami, non essere melodrammatica.

Cerco di scrollarmi di dosso questa sensazione e di non pensare al brivido di paura che inizia a percorrermi la schiena: mi sento in colpa, maledettamente, da mesi. Nonostante faccia di tutto per convincermi che non ho niente da recriminarmi, che Mattia ora sta soffrendo ma prima o poi andrà avanti con la sua vita, che io mi merito l'amore di un altro e che, soprattutto, posso essere felice, quel vuoto nel petto non passa.

Mai.

E mentre io, totalmente in preda alle mie paranoie, cerco spasmodicamente il numero di Leo sulla rubrica, la porta si spalanca e sulla soglia compare la figura di Luigi.

<<Buongiorno principessa>> urla, decisamente con troppo entusiasmo.

Cerco di asciugarmi gli occhi come posso e di rispondere. <<Buongiorno Gigio>> mi esce dalla bocca, in un lieve sospiro.

Si accorge subito che qualcosa non va: Luigi, che io chiamo Gigio, è il mio coinquilino; si è trasferito in casa nostra, mia e di Luna, meno di un anno fa: è scappato dalla sua amata Napoli per allontanarsi dalla sua famiglia, che non ha mai accettato la sua omosessualità e che non manca mai di farlo sentire sbagliato. Dopo aver postato l'annuncio per la stanza che si era liberata da quella strana ragazza appassionata di k-pop, io e Luna abbiamo cercato per settimane qualcuno che non ci sembrasse troppo snob, troppo serial killer o troppo stronzo, e quando avevamo iniziato a perdere le speranze, ecco che è arrivato lui. Pieno di speranza e spontaneità, ma soprattutto, pieno di mozzarella. Ci siamo innamorate di lui e del suo esclamare "Maronn ro' Carmin" quando è felice o sorpreso o arrabbiato.

<<Che succede, piccerè?>> chiede preoccupato, scostando le coperte e sdraiandosi accanto a me.

Incapace di dire ad alta voce quello che mi passa per la testa, mi limito a fargli ascoltare la registrazione. Osservo le espressioni sul suo viso tramutarsi dalla curiosità alla rabbia, dalla preoccupazione alla perplessità.

Infine, sentenzia. <<Maronn ro' Carmin>>

<<Già>> sorrido.

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