18. Serata impegnativa?

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Lei

<<Comunque anche l'amico non è niente male>> afferma Gigio, con la voce leggermente impastata dall'alcol.

Mi volto nella loro direzione: Mattia mi sta ancora guardando, mentre Giacomo ha già ripreso ad importunare il povero barista, ordinando l'ennesimo giro.

<<Si, è carino. Peccato che è un coglione>> rispondo, prendendo posto su una sedia al suo fianco.

Sono ore che balliamo in mezzo alla pista. Luna, seguita fedelmente da Giovanni, sembra non stancarsi mai, mentre io e Gigio, esausti, abbiamo trovato un tavolino dove rifugiarci e continuare a bere indisturbati. Sono su di giri e la mente inizia ad appannarsi.

<<Mi dai una sigaretta?>> domando.

Non farlo, hai smesso.
Sta' zitta, Camilla nonna.

Luigi, perplesso, mi porge il pacchetto: è vero, ho smesso di fumare anni fa, ma me ne concedo qualcuna, anche se soltanto nelle grandi occasioni. E ora, ho voglia di giocare un po'.

Ne prendo una, la accendo e punto gli occhi in quelli di Mattia, espirando il fumo nel modo più provocante che mi riusca. Lui assume un'espressione indecifrabile. Si volta, dandomi le spalle, afferra un bicchierino dopo l'altro dei tre che sono davanti a lui sul bancone e, gettando indietro la testa, beve senza prendere fiato. Poi si gira verso di me, con uno sguardo cupo e intenso.

Mi sento improvvisamente la gola secca.

Angelo, porta un estintore.

Rimaniamo sospesi così, occhi negli occhi, come se tutto intorno fosse sceso il silenzio e il tempo si fosse fermato. Dopo qualche istante, una ragazza attira la sua attenzione, interrompendo il nostro contatto visivo. Lo strattona scherzosamente e gli stampa un bacio sull'angolo della bocca.

E mo questa chi sarebbe?

Lui sembra inizialmente in difficoltà, poi si scioglie in un meraviglioso sorriso, abbracciandola.

Ora vado lì e le tiro un calcio rotante in faccia.
Smettila, Kung-fu Camilla.

La osservo. I capelli biondissimi le scendono, corti, sulle spalle e il viso è incorniciato da una frangetta corta che risalta i suoi occhi di un azzurro intenso. Le braccia ricoperte di tatuaggi, un vestitino a fiori abbinato a degli anfibi e un cerchietto che le pende dal naso a completare il tutto.

È il suo tipo. Ed è molto bella.

Li guardo chiacchierare e ridacchiare insieme. Lui sembra totalmente rapito da lei e in quel momento, sento la gelosia montare dentro di me.

Una gioia. Chiedo solo una gioia, Signor Angelo, non mi sembra di pretendere l'impossibile.

La visuale su quel romantico quadretto mi viene coperta dalla figura di Luna. <<Dato che non volete ballare, almeno bevete>> esordisce, poggiando rumorosamente sul tavolo un vassoio con una dozzina di shottini colmi e altrettanti bicchieri di birra.

Gigio esulta portando le braccia al cielo e insieme ci fiondiamo su quella distesa alcolica, svuotando in pochissimo tempo più della metà dei bicchierini. Lei ride, divertita dalla scena e ci imita, prendendo posto lì accanto.

<<Dov'è Giovanni?>> chiedo, non vedendolo vicino a lei.

La testa ha preso a girarmi. Ignorando questa sensazione di confusione, afferro un bicchiere di birra e bevo un sorso.

<<È dovuto andare via, domani lavora a pranzo. Ragazzi, credo che mi piaccia sul serio>> sospira lei, sognante.

<<Ma non è che ti sei innamorata, piccerè?>> interviene Luigi, sbiascicando un po' e con uno sorriso sornione.

<<Non lo so, no>> replica lei, portandosi imbarazzata le mani sul viso. <<Oddio, forse si>>

<<Lú, è un ragazzo stupendo, è gentile ed ha completamente perso la testa per te. Smettila di avere paura di un qualcosa di così bello>> la rassicuro.

<<A Cami, che anche da sbronza rimane sempre la più saggia>> fa Gigio, alzando lo shottino che ha in mano.

Ridiamo e brindiamo tutti insieme.

Non rovinerete la mia serata libera, brutti stronzi.

*

Trascino Gigio fuori dal locale. Barcolla e blatera, pronunciando parole senza senso, completamente ubriaco. Alle due Luna è scappata via, dato che domani dovrà lavorare di mattina, lasciandomi sola con il mio molesto coinquilino. Ho trascorso le ore successive a fargli da babysitter, cercando di impedirgli di bere ancora e scusandomi con chiunque importunasse.

Ed è così che ogni mio tentativo di rimanere con la mente offuscata e dispersa in un ovattato paradiso alcolico, è andato bellamente a farsi benedire.

Non l'avevo propriamente immaginata così questa serata.

Alle tre Mattia è uscito dal locale con la biondina: entrambi con andatura traballante, ridacchiavano ebbri. Con una mano sul sedere di lei, che si avvinghiava al suo braccio tatuato, mi ha rivolto un sorrisetto da stronzo prima di allontanarsi e io a stento ho trattenuto la rabbia.

Non che mi interessi di quel cretino, sia chiaro.

Il cielo si sta schiarendo. L'aria fredda e pungente mi fa venire la pelle d'oca sulle gambe, coperte solo da un velo di collant e da quella gonna striminzita: mi stringo nel giubbino di jeans, maledicendomi per non aver indossato i miei soliti vestiti.

<<M fa mal 'a cap>> piagnucola Luigi.

<<Ora torniamo a casa e ti fai una bella dormita>> rispondo, passando un suo braccio attorno alla mia spalla.

<<T voj ben piccerè>> sbiascica.

Si, pure io ma in questo momento vorrei ammazzarti.

<<Anche io Gigio, però non bere mai più>> dico, semplicemente.

<<Promesso, croce sul cuore>> tenta di sollevarsi e di darsi un contegno, senza riuscirci. È davvero buffo e non riesco a trattenermi dal ridere.

Il locale non è distante dal nostro appartamento, ma le condizioni di Gigio rendono infinita la passeggiata. Quando arriviamo sotto casa, il sole è quasi sorto e Massimo, il proprietario della vecchia edicola di fronte al nostro portone, sta già sistemando i giornali.

<<Buongiorno Cami, serata impegnativa?>> chiede, divertito dalla scena.

<<Non ne hai idea>> faccio un cenno verso il mio amico, totalmente abbandonato sulla mia spalla.

Mi aiuta a farlo entrare nell'ascensore e dopo averlo ringraziato, lo saluto. Quindi, intimo a Gigio di stare zitto e cerco le chiavi nella borsa. In quel momento, la porta si spalanca e sulla soglia compare Luna, con un'espressione corrucciata.

<<Scusami, ti abbiamo svegliata? Non è per niente collaborativo>> dico, tutto d'un fiato, rivolgendo un'occhiata torva a Luigi.

<<Cami, nella tua stanza c'è Mattia. Ti sta aspettando>> replica, preoccupata.

<<Ma che dici?>> domando.

<<È ubriaco. Non so come sia entrato nel portone di sotto, ma ha iniziato a bussare come un pazzo contro la porta dell'appartamento e ad urlare il tuo nome. Ha svegliato tutto il vicinato e stavano per chiamare i Carabinieri, quindi l'ho fatto entrare>> spiega.

Perfetto. Voglio morire.

Rimango in silenzio, cercando di dare un senso a quello che ho appena ascoltato. Che ci fa qui? Cosa vuole da me?

<<Ci penso io a Gigio, per qualsiasi cosa sono sveglia nella mia camera. Capito tesoro? Chiamami se hai bisogno di una mano>> mi incalza, comprensiva.

Annuisco. Lei mi stampa un bacio sulla fronte, allontanandosi con Luigi. Con il cuore in gola, io mi dirigo verso la mia stanza.

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