38. Annegare

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"Sembra ieri, guardavamo il cielo cadere sui tetti dei palazzi,
e scioglievi questo nodo che c'ho sempre in gola co' un filo di voce.
Mi ricordo bene tutte quante le promesse che ci siamo fatti,
quello che ricordo meglio è quello che alla fine non ci siamo detti.
Ora fingo di essere tranquillo
mi dico che è tutto a posto,
mando giù un dito di Smirnoff
per inghiottire un altro strillo
e scordarmi i tratti del tuo volto.
Forse sono a un punto morto
é un pezzo che non chiudo occhio
e a tratti non mi riconosco"

Lui

È giovedì, sono le due di notte. In realtà, quindi, è già venerdì, ma tanto non ha più alcuna importanza.
Sono trascorsi un milione e ventiduemilaquattrocento secondi. Diciassettemilaquaranta minuti da quella maledetta mattina. Duecentottantaquattro ore da quando le mie labbra si sono poggiate sulle sue, morbide e accoglienti.
Quasi dodici giorni dall'ultima volta in cui l'ho stretta tra le mie braccia, respirando il profumo di casa tra i suoi lunghi capelli corvini.
Una settimana, quattro giorni e venti ore che l'ho persa, per sempre, a causa della mia codardia.

Non ci si rende mai conto a pieno di quanto possa essere infimo e distruttivo un segreto; è come un tarlo che silenziosamente depone un uovo negli anfratti più oscuri della coscienza. Quando si schiude, ne nasce un senso di colpa che famelico prende a nutrirsi di ogni sensazione positiva e di ogni minima speranza, spingendosi sempre più profondamente e provocando danni irreparabili. Questa fase, che precede la confessione e la conseguente liberazione dal tormento, è la più pericolosa per l'anima, nonostante sia la meno distinguibile dal di fuori; la larva, infatti, lavora indisturbata per lungo tempo, senza dare alcuna percezione: tutto prosegue normalmente all'apparenza, mentre bugie e giustificazioni si accatastano una sull'altra creando una barriera protettiva per il verme, che nel frattempo trangugia vorace il buono, lasciandoti marcire lentamente dall'interno.

È un animale furbo, il tarlo: quando ci si accorge della sua presenza, probabilmente ha già divorato tutto il possibile e il prezioso oggetto d'antiquariato è da gettare via. Ed è esattamente questo che è accaduto al mio cuore, ormai fatalmente consumato dal segreto, insanabilmente tarlato dal senso di colpa, inesorabilmente deteriorato dalla menzogna.

Non può più essere salvato in nessun modo.
Io non posso più essere salvato, senza di lei.

*

<<Non è stata una buona idea>> borbotto, prendendo un sorso del mio orrendo gin tonic.

<<No, infatti. Perché è stata un'ottima idea!>> esclama Giacomo. <<Dimmi che non sono come sembra, dimmi che l'amore è soltanto una conseguenza>>

<<Io me ne vado>>

<<Non credo proprio mio bel cazzone, sei in macchina con me e decido io quando rientrare>> ghigna. <<Ma a stare senza come farò? Rompiendo la coraza de mi corazón>> canticchia e muove in maniera imbarazzante il bacino, con lo scopo di apparire sensuale agli occhi di una ragazza che ci sfila di fronte.

La povera malcapitata, in tutta risposta, va via spaventata aumentando il passo.

Brava, scappa! Tu che puoi preservati da questo cretino.

<<Forse tu non lo sai, ma questo si chiama sequestro di persona>> ringhio.

<<Lei non mi merita. Cioè guardami, sono irresistibile!>> mi ignora lui, continuando a ballare in maniera scoordinata.

<<Smettila Giacomo! Dai Mat, prova a fare uno sforzo. Cerca di non pensare a niente almeno per una sera>> mi incoraggia Leo, porgendomi un altro cocktail.

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